Visualizzazioni totali

mercoledì 22 giugno 2016

Grazie Francesco


Francesco Aiello è uno degli ultimi dirigenti contadini del Mezzogiorno. In lui convivono, senza entrare in conflitto, la sensibilità dell'intellettuale e l'arida praticità di chi deve ogni giorno affrontare la vita. Una miscela unica e ben calibrata. Vittoria è stata il suo terreno di sperimentazione e pratica politica, la sua forza. Non si è mai distaccato dal territorio  e non si distaccherà mai. Ne ha studiato l'evoluzione, capito vizi e anomalie governandone la direzione. Ha commesso molti errori, ma solo chi non fa nulla non sbaglia mai. Per decenni, lui è stato la città e la città si è rivista in lui, per questo Vittoria è stata indulgente con Aiello, gli ha sempre perdonato i tanti errori politici che ha fatto perché spesso, forse, commessi in buona fede. Per molti della mia generazione è stato una sorta di fratello maggiore con cui potersi confrontare, magari a volte litigando. Preparato, severo, a volte comprensivo, sempre fortemente convinto delle sue posizioni, ma comunque quasi sempre disponibile al dialogo e all'ascolto. Per tanti è stato un maestro, pure per l'opposizione.  Le ultime elezioni amministrative ci consegnano un Aiello parzialmente rigenerato, ancora più legato alla sua base sociale: gli agricoltori. Penso però che i produttori in questa fase non si rivedano molto in Aiello. Il mondo della serricoltura è cambiato e vive una crisi che viene poco compresa dalla politica in generale. Conoscendolo sono certo che non rinuncerà ad avere un ruolo. La rassegnazione non gli appartiene e le sconfitte lo ricaricano, lo portano a studiare, a rielaborare e rileggere il territorio. Rappresenta un patrimonio  per questa città, la sua esperienza può essere utile a formare una nuova generazione di dirigenti.  Sono convinto che si metterà a disposizione, farà da chioccia. Ha compreso che ci sono tante uova da fare schiudere. 

martedì 21 giugno 2016

Auguri Giovanni


Vittoria ha un nuovo sindaco. Giovanni Moscato. Anche se giovane non è una figura nuova del nostro panorama politico, ha una sua identità e una formazione politica e culturale chiara. Moscato viene eletto sindaco nel momento in cui la città vive il suo momento peggiore. Vittoria non è città di mafia ma è assediata dalla mafia. Un assedio che dura da decenni. La città ha cercato e cerca di difendersi, di resistere (male) agli attacchi duri e ciclici di una criminalità che si è radicata socialmente ed è diventata via via più forte economicamente.  Nell'ultimo fine settimana, mentre la battaglia elettorale si infiammava, i media erano interessati a spulciare l'ordinanza della DDA di Catania, il fuoco, "probabilmente doloso", mandava in fumo  i mezzi di una segheria e riduceva in carcassa un locale della nostra riviera. E'di fronte a questo scenario che auguro buon lavoro a Giovanni Moscato, un augurio sincero, senza nessun retropensiero, e proprio per questo   mi permetto di ricordargli che l'assedio della criminalità si pone uno scopo preciso: emarginare Vittoria in modo da impedirgli qualsiasi tipo di reazione. Chi accerchia prova sempre a corrompere gli asserragliati per conquistare il  territorio con l'inganno e il tradimento. Le difficoltà economiche che questa terra sta vivendo mettono a disposizione un numero sempre più crescente di gente disposta a cedere alle lusinghe della criminalità. Il denaro, da qualsiasi parte venga, non puzza. Caro Giovanni, Vittoria è stanca di essere descritta come città di mafia non solo perché si sente disonorata o discriminata. Vittoria non ne può più della mafia perché è troppo debole economicamente, una debolezza che genera diseguaglianze sociali fin troppo evidenti. La disoccupazione giovanile è quasi al 50%, questa è una condizione che non dà scelta: o si emigra oppure si sceglie di delinquere, di spacciare. Sono diventate le due  uniche possibilità per avere reddito e poter accedere al modo dei consumi. La criminalità economica lo ha capito da tempo per questo punta diventare padrona della crisi per diventare proprietaria della città. Tutto questo va impedito. Se si vuole realmente contrastare la mafia non basta dire che fa schifo o chiedere più polizia, più telecamere, più controllo del territorio (spending review permettendo). La mafia  mette in conto tutto, figurarsi se teme qualche poliziotto in più o la galera. Non è più tempo di annunci, anzi non c'è il tempo per gli annunci. E' solo il tempo di essere netti, chiari, chirurgici. L'opacità della mediazione va rimossa da ogni comportamento politico e amministrativo. Se si ama realmente questa città la si cambia solo con scelte di profonda rottura mettendo al centro il progresso e lo sviluppo collettivo nella legalità. Non è facile né semplice,  ma mai come questa volta la politica chiede qualità  specifiche. Un franco e leale in bocca a lupo.