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lunedì 31 ottobre 2016

Bretelle e ribassi


Leggo la notizia dell'assegnazione dell'appalto per la realizzazione della bretella che collegherà l'aeroporto di Comiso alla SS 514 Ragusa Catania. I lavori comportano una spesa di 9 milioni 201 mila euro e l’impresa se lo è aggiudicato grazie ad un ribasso d’asta del 52 per cento. IL 52 PER CENTO!!! Cioè quello che si può fare con 9 milioni e 201 mila euro si farà con 4 milioni 784 mila euro? Se è così le cose sono due: o è farlocco il prezzario regionale che stabilisce gli importi, o è priva di fondamento l'offerta.
Riaffiorano nella mia memoria: il crollo del viadotto della SS 626 Caltanissetta Gela nel maggio 2009, a solo tre anni dall'inaugurazione. Il cedimento del ponte “Verdura” sulla SS 115 Agrigento Sciacca nel febbraio 2013. Lo sprofondamento del viadotto “Petrulla” nel luglio del 2014 sempre sulla SS 626. E infine, l'apoteosi delle apoteosi, il 23 dicembre del 2014 Renzi taglia il nastro del viadotto “Scorciavacche 2”, sulla Palermo Agrigento, ma già a Capodanno mezza carreggiata era affondata nel vuoto. 13 milioni di euro crollati in meno di dieci giorni. Grandioso. Un filo rosso collega questi schianti clamorosi. Sono tutte opere aggiudicate con ribassi significativi. Mi viene un dubbio, forse - dico forse - potrebbe esserci una certa attinenza tra i ribassi e crolli? E se così fosse, i controlli come sono stati effettuati? Le cronache di questi ultimi tempi ci hanno abituati ad essere sempre più diffidenti e a pensar male sempre e comunque. Quando si parla di opere di un certo tipo si diventa subito diffidenti.
Questo ribasso del 52 per cento è stato una detonazione che ha allarmato una parte dell'opinione pubblica. Non vi sono dubbi, la bretella è un'infrastruttura importante per questa territorio e il ribasso potrebbe essere anche giustificato. Forse è il caso che gli organi preposti al controllo e alle verifiche puntassero a migliorare il proprio ruolo. Ad esempio, una maggiore attenzione nell'affidamento dei subappalti insieme ad una verifica attenta sui materiali usati, non sarebbe male. Inoltre, potrebbe essere utile effettuare collaudi anche durante la realizzazione dell'opera.

Migliorare il sistema dei controlli significa non solo dare una risposta alle nostre esigenze di cittadini ma soprattutto tutelare la nostra incolumità. Ci siamo stancati di leggere o di vedere morti assurde senza trovare mai un responsabile vero, o addossare la colpa alle figure più deboli socialmente. Non possiamo affidarci sempre al fato o alla divina provvidenza.

sabato 29 ottobre 2016

Il monopolio è il paravento



Quanto costa trasportare un TIR carico d'ortofrutta da Vittoria a Bari? Da Vittoria a Fondi? Da Vittoria a Milano? Domande a cui possono rispondere solo gli addetti ai lavori. Ho voluto fare una piccola ricerca, sono venuti fuori dei numeri veramente interessanti. Nei cassoni frigo dei modernissimi TIR che vediamo sfrecciare nelle nostre circonvallazioni ci vanno 26 pedane di prodotto. La pedana è l'unità di misura e il suo costo di trasporto è strettamente legato alla sua destinazione. Per fare un esempio: trasportare una pedana di ortofrutta da Vittoria a Fondi, solo andata, costa mediamente 60 euro. Quindi il prezzo che il commerciante deve saldare al titolare del TIR per un carico completo d'ortofrutta diretto al mercato laziale è presto fatto: (26 pedane x 60 euro) 1560 euro. A questa somme si detrae circa il 10% per la commissione dovuta all'agenzia di intermediazione che organizza il viaggio e altre 5 euro a pedana per il carico, quindi: 286 euro. Se l'autista decide di affrontare direttamente l'itinerario deve spendere: circa 600 euro per il gasolio (un tir a pieno carico consuma in media un litro di gasolio ogni 2 Km percorsi, la distanza da Vittoria a Fondi e di 900 Km circa e il costo del gasolio è di 1. 30 euro a litro). 130, per traghettare a Messina e 150 euro circa di spese varie. Quindi dalle 1560 bisogna sottrarre circa 1100 euro di spese. Pertanto, l'incasso netto è di 460 euro. I costi aumentano se l'autotrasportatore decide di imbarcarsi a Catania per sbarcare a Napoli e poi proseguire per Fondi.
Ho detto sin dall'inizio che il viaggio è solo andata. Se la ditta di trasporto è già organizzata con un viaggio di ritorno non ci sono problemi, altrimenti tir e autista devono attendere qualche giorno per trovare una commessa di trasporto che li riporti a Vittoria. Quindi dalle 460 bisogna detrarre almeno 100 euro per il periodo in cui soggiorna. Va comunque evidenziato come la tariffa per il ritorno è sempre molto più bassa, all'incirca 600 euro, generalmente si trasportano casse vuote. Va anche tenuto in considerazione il fatto che sia per l'andata come per il ritorno il tempo di guida, nell'arco di una giornata, non deve superare le 9 ore e comunque non si possono superare le 4,5 ore di guida effettive, dopo di che seguono pause, riposi e stop forzati. Quindi un viaggio andata e ritorno da Fondi in media dura è tre giorni. L'incasso netto si aggira intorno alle 200/300 euro. Questi soldi non finiscono tutti nella tasca dell'impresa di trasporto, bisogna sempre detrarre la manutenzione e l'usura del mezzo, le tasse e le consulenze. E' fin troppo evidente: i piccoli padroncini o le imprese locali che resistono non sono organizzati né per dimensione aziendale, né tanto meno per capacità finanziaria. Infatti, via via si stanno dissolvendo.
Quali sono oggi le ditte che operano nel mondo dei trasporti? Le inchieste della DDA, le operazioni della DIA, e qualche inchiesta giornalistica ci raccontano di un accordo tra i clan camorristici casalesi e cosa nostra e 'ndragheta sull'autotrasporto di prodotti ortofrutticoli verso i principali mercati all'ingrosso (Forse oltre l'ortofrutta si fa viaggiare qualcos'altro?).
Solo da Vittoria ogni giorno partono in media 200/300 camion. Un convoglio consistente, che collega il Sud/Est siciliano con diversi centri del Sud, del Centro, del Nord Italia e dell'Europa. Avere il monopolio di queste rotte commerciali significa avere il controllo dell'economia e dei traffici leciti e, forse, illeciti. Qualsiasi prodotto agricolo, industriale o di provenienza illegale senza camion rimane dov'è. Due sono i modi per avere l'esclusiva: imporsi con la violenza, metodo rumoroso e desueto, oppure schiacciare verso il basso il costo del trasporto, annullando dolcemente ogni concorrenza, anzi puntando ad assorbirla. In questo caso si diventa economicamente convenienti, capaci di creare nuove opportunità di lavoro, ma soprattutto degnamente accettabili.

Concludo dicendo che la DDA in una delle sue relazioni è stata fin troppo esplicita. “E allora risulta chiara, solare, la ragione dell’interesse dei capi dei sodalizi di stampo mafioso per l’attività di autotrasporto e per l’affermazione delle ditte “in mano” all’organizzazione mafiosa sulle altre. L’importanza della piena operatività di tali imprese (in alcune regioni piuttosto che in altre), la loro condizione di entità monopoliste del mercato, il groviglio di interessi che fa capo a tali attività, consente di comprendere la ragione per cui le organizzazioni criminali gestiscano direttamente siffatte attività”. 

giovedì 20 ottobre 2016

La fascia narcotrasformata


L'origine di ogni illegalità è da ricercare nelle diseguaglianze economiche e sociali che caratterizzano un territorio. Più queste diseguaglianze diventano ampie e profonde più l'illegalità si consolida fino a diventare consuetudine, regola, costume. Un emarginato se deve scegliere tra una condotta legale o una illegale in molti casi favorisce la seconda perché individua nelle istituzioni (che hanno il compito di garantire la legalità) la causa della sua condizione. Questo è il terreno di coltura della mafia e della sua emanazione più diretta: l'economia criminale. Il motore dell'impresa mafiosa è la droga. Nella nostra provincia, nell'ultimo mese vi sono stati più di venti arresti per spaccio di droga con sequestri anche significativi di sostanze stupefacenti in particolare hashish, marijuana e coca. Famiglie in difficoltà economica intende a spacciare, compresi i figli minorenni. Madri disoccupate che si sostituiscono ai figli spacciatori sottoposti agli arresti domiciliari. Giovani incensurati senza lavoro e poi tanti extracomunitari. Lo spaccio è diventato un grande ammortizzatore sociale. Una risposta concreta alla voglia di lavoro. Nessuna città è esclusa: Ragusa, Modica, Comiso, Ispica, Pozzallo, Scicli, Vittoria, Acate … In ognuna di esse c'è un quartiere, una piazza, una via, un vicolo dove potersi procurare roba per intronarsi. Gli arrestati vengono rimpiazzati subito, il ricambio è immediato, la manovalanza non manca, ma soprattutto non manca mai il prodotto. Vi sembrerà strano ma la Sicilia produce il 90% della marijuana nazionale. "Secondo l'ultimo rapporto sul consumo di droga nel mondo pubblicato dall'Unodc (Ufficio per la droga e il crimine dell'Onu), l'Italia è il primo paese al mondo per sequestri di piantagioni: oltre 4 milioni nel solo 2012. Più degli interi Stati Uniti dove il numero si è attestato a quota 3.933.959 milioni. Un incremento del 5700% rispetto al 2010 quando i sequestri erano stati appena 71.998 mila".  All'interno di queste cifre la Sicilia domina incontrastata. E secondo voi quali sono la zone più vocate alle produzione di cannabis? Viene da ridere. Avete presente la fascia trasformata? Le serre d'ortofrutta da Pachino fino a Trapani, con il grosso della produzione in quella città dal nome vincente? Ecco, pare che questo ampio territorio sia diventato il motore economico della mafia. La fascia narcotrasformata. Siamo come la Colombia.
Produrre droga leggera è il nuovo business. Garantisce entrate certe e un profitto elevatissimo, a fronte di un investimento esiguo. Infatti, contadini travolti dalla crisi che mettono a disposizione terra e capacita di coltivazione, per poche migliaia di euro, non ne mancano. I semi di marijuana, quelli di migliore qualità, si comprano a prezzi modici sul web. Se poi si considera che una pianta produce in media 500 grammi di roba che al consumo si vende a circa 10 euro al grammo, si capisce perché la marijuana è diventata il nuovo grande affare. Esiste attualmente un prodotto con una resa così alta? Non credo! Naturalmente non tutto il prodotto finisce nelle nostre piazze di spaccio, una buona parte viene utilizzata per essere scambiata con un'altra droga gestita dai calabresi: la cocaina. Ma questa è un'altra storia.


cannabis_43675141701.htm

LA FASCIA NARCOTRASFORMATA


L'origine di ogni illegalità è da ricercare nelle diseguaglianze economiche e sociali che caratterizzano un territorio. Più queste diseguaglianze diventano ampie e profonde più l'illegalità si consolida fino a diventare consuetudine, regola, costume. Un emarginato se deve scegliere tra una condotta legale o una illegale in molti casi favorisce la seconda perché individua nelle istituzioni (che hanno il compito di garantire la legalità) la causa della sua condizione. Questo è il terreno di coltura della mafia e della sua emanazione più diretta: l'economia criminale. Il motore dell'impresa mafiosa è la droga. Nella nostra provincia, nell'ultimo mese vi sono stati più di venti arresti per spaccio di droga con sequestri anche significativi di sostanze stupefacenti in particolare hashish, marIjuana e coca. Famiglie in difficoltà economica intende a spacciare, compresi i figli minorenni. Madri disoccupate che si sostituiscono ai figli spacciatori sottoposti agli arresti domiciliari. Giovani incensurati senza lavoro e poi tanti extracomunitari. Lo spaccio è diventato un grande ammortizzatore sociale. Una risposta concreta alla voglia di lavoro. Nessuna città è esclusa: Ragusa, Modica, Comiso, Ispica, Vittoria, Acate … In ognuna di esse c'è un quartiere, una piazza, una via, un vicolo dove potersi procurare roba per intronarsi. Gli arrestati vengono rimpiazzati subito, il ricambio è immediato, la manovalanza non manca, ma soprattutto non manca mai il prodotto. Vi sembrerà strano ma la Sicilia produce il 90% della marijuana nazionale. "Secondo l'ultimo rapporto sul consumo di droga nel mondo pubblicato dall'Unodc (Ufficio per la droga e il crimine dell'Onu), l'Italia è il primo paese al mondo per sequestri di piantagioni: oltre 4 milioni nel solo 2012. Più degli interi Stati Uniti dove il numero si è attestato a quota 3.933.959 milioni. Un incremento del 5700% rispetto al 2010 quando i sequestri erano stati appena 71.998 mila".  All'interno di queste cifre la Sicilia domina incontrastata. E secondo voi quali sono la zone più vocate alle produzione di cannabis? Viene da ridere. Avete presente la fascia trasformata? Le serre d'ortofrutta da Pachino fino a Trapani, con il grosso della produzione in quella città dal nome vincente? Ecco, pare che questo ampio territorio sia diventato il motore economico della mafia. La fascia narcotrasformata. Siamo come la Colombia.
Produrre droga leggera è il nuovo business. Garantisce entrate certe e un profitto elevatissimo, a fronte di un investimento esiguo. Infatti, contadini travolti dalla crisi che mettono a disposizione terra e capacita di coltivazione, per poche migliaia di euro, non ne mancano. I semi di marijuana, quelli di migliore qualità, si comprano a prezzi modici sul web. Se poi si considera che una pianta produce in media 500 grammi di roba che al consumo si vende a circa 10 euro al grammo, si capisce perché la marijuana è diventata il nuovo grande affare. Esiste attualmente un prodotto con una resa così alta? Non credo! Naturalmente non tutto il prodotto finisce nelle nostre piazze di spaccio, una buona parte viene utilizzata per essere scambiata con un'altra droga gestita dai calabresi: la cocaina. Ma questa è un'altra storia.

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domenica 9 ottobre 2016

Quelli che ... il motorino era tutto.





Sabato di fine maggio dell '81, ... dopo aver trascorso il pomeriggio a far finta di studiare - il caldo cominciava a farsi sentire e la voglia di apprendere evaporava con più facilità del solito - scappavo, come un evaso, da casa per andare al bar di via Adua. Li trovavo gli amici  con cui passare un po' di tempo prima di andare in centro. Gli argomenti della discussione erano sempre gli stessi, sette giorni su sette: donne e motori. L'argomento donne era una meteora, una brevissima introduzione al tema centrale: carburatori truccati, ciclera manomessi, pistoni rettificati, marmitte a siringa, gare, scommesse, tamponamenti.
Quel pomeriggio, al  centro della solita discussione, arrivo' il Biondo (utilizzo questo pseudonimo) col suo nuovo Gitan tre marce sellino lungo. Nella sostanza era un tubo piegato poggiato  su due ruote con un manubrio. Non era brutto … di più. Il Biondo quel pomeriggio era più tamarro del solito … Occhiali finti Ray Ban con lenti a specchio. Camicia rosa carne sbottonatissima ... con un colletto molto ampio .... ad ali di deltaplano. La camicia era infilata dentro un paio di jeans di  similpelle, neri… attillati che mettevano in mostra il pacco. Il tutto stretto da un cintura con una fibia enorme ... con al centro, in rilievo, il coniglietto di play boy. Gli  Stivaletti di tela bianchi, che arrivavano poco sopra la caviglia, completavano l'opera. 
 Arrivo' davanti a noi, scese da quell'aborto di motorino nello stesso modo di Ponciarello dei Chips, tolse gli occhiali ed esclamo : 
- Ahuuu u viristivu u mostru!! (aho avete visto il mostro),  facendo segno verso la sua moto. La risposta fu immediata: 
- No, to suoru ancor nun ha passatu  (no, tua sorealla ancora non è passata).
 Il Biondo, a quella battuta neanche si scompose e ribattè con più convinzione: 
- Avete visto che MOSTRO!!
 Io, per non farlo sentire a disagio gli domandai:  che è sta ... cosa? 
Lui rispose secco: hai visto? ...  Ha pure il freno a disco.
Dal gruppo usci  una voce: 
- E cu stu frenu ... a disco ... cchi va ... cciu' veloce?
Il Biondo fece una smorfia di quelle, tipo, "ignoranti … non capite una mazza" e subito iniziò a spiegare la grande valenza di quel pezzo di metallo piazzato nella ruota del suo Gitan.
- Stu discu è na putenza. Ata sapiri cha se io parto da via f.lli Bandiera, sparato a manetta e arrivo di fronte al bar e freno ...  cco freno di davanti … ... u mutirino, si blocca … cca. Indicò con l'indice il punto dell'ipotetica fermata.
U Rizzo (il ricciolo), un provocatore nato, con sottile ironia esclamò:
- See ... vabbé ... vulissi virriri. (si,vabbene, vorrei vedere).  
Non finì neanche di pronunciarla quella frase che già il Biondo era salito sul suo motorino era arrivato fino a via f,lli Bandiera, si era posizionato ed era ripartito sparato … Prima, seconda , terza ...  arrivò velocissimo e davanti al bar piantò una frenata col freno anteriore a disco  … Il motorino si fermò di colpo. ... Lui … si fermò … ma un tantino oltre il motorino. Esattamente finì su un cumulo di ghiaia di un cantiere edile e strisciò per qualche metro. Ora, strisciare velocemente sulla ghiaia non è  una bella cosa. 
I finti Ray Ban si erano sbriciolati. La camicia si era letteralmente squarciata. I pantaloni in similpelle si erano lacerati soprattutto da dietro e il sedere non era rimasto contento. Gli stivaletti si erano aperti davanti e gli alluci erano allo scoperto ... scuoiati. 
Il Biondo era tutto un'escoriazione, sanguinava che sembrava Cristo alla colonna. In quelle condizioni ... pietose si avvicinò a noi camminando come uno zombi. Ci guardo in faccia e con una smorfia che sembrava un sorriso disse : 
- Avete visto? ... Si firmau cca!!

lunedì 3 ottobre 2016

REFERENDUM COSTITUZIONALE: MATTEO RENZI TI SCRIVO


Sig. Presidente del Consiglio
la campagna elettorale sul referendum è entrata nel vivo e la giostra mediatica sta già girando a mille amplificando cineticamente tutte le dichiarazione dei vari leader dei due schieramenti. In questo vortice di frasi e controfrasi ce n'è una che rimane sempre a galla, la sua: “abbattere i costi della politica”. La recita con un' enfasi, con una retorica così persuasiva da renderla fisica. Quando Lei si appresta a pronunciala i tratti del suo viso di colpo si irrigidiscono e le smorfie che La caratterizzano si resettano. Una mimica facciale unica, impareggiabile. E' come se Lei credesse veramente a quello che dice. Certo, la sua storia personale però è in leggera contraddizione con la sua frase. Sul suo sito, matteorenzi.it, nella sezione chi sono non si capisce bene che tipo di lavoro Lei abbia svolto prima di entrare in politica. Leggo: “Lavora come dirigente nell’azienda di famiglia che si occupa di servizi di marketing”. Frase, a mio avviso, generica, che non chiarisce quale tipo di esperienza lavorativa Lei abbia maturato. Ma poco importa.
Il suo curriculum politico invece è ampio, denso, ricco. E' evidente che Lei ha sempre e solo fatto politica e di politica vive. Non è un'accusa la mia. Ho sempre ritenuto la politica il mestiere più alto e più nobile che una donna o un uomo possa svolgere, ma richiede qualità specifiche. Per questo non la ritengo un costo, ma una risorsa. Persone come De Gasperi, Dossetti, La Pira, Moro, Togliatti, Di Vittorio, Ingrao, Pajetta, Berlinguer, Nenni, Pertini ... sono state un costo? Converrà con me che sono stati una risorsa. Dietro le storie di questi uomini ci sono anni di sacrifici, privazioni, sofferenze e lavoro, tanto lavoro, praticato in tutte le sue forme. Proprio perché conoscevano nel profondo il significato della parola lavoro, cercavano di incentrare la loro azione Politica nel migliorare le condizioni economiche e sociali del Paese. Inoltre, erano persone che si dedicavano molto raramente alla politica della talpa, una pratica furbesca, direi un tantino infame, che consiste nel far mancare il terreno sotto i piedi anche ai propri compagni di partito, pur di arrivare ad occupare velocemente posti di rilievo. Saprà sicuramente come molti di questi sono padri di quella Costituzione che Lei chiede di “modificare”. La credibilità di queste persone è ancora così forte nel Paese che avete scelto di utilizzare alcune figure (posso dire strumentalmente?) per dare credito e vigore alla vostra campagna referendaria (i manifesti con la faccia di Ingrao, Berlinguer ... ricorda? ) .
Sono certo che sosterrà anche Lei che quel modo di fare Politica non è un costo. Se è così, sa anche che il suo ruolo politico/istituzionale gli impone di essere chiaro. Mi permetta, penso che Lei debba dire: “abbattere i costi della mala-politica”, precisando cos'è la mala-politica, cioè: la gestione inconcludente e inefficace delle istituzioni che si amministrano, caratterizzata da latitanza, episodi di malcostume e corruzione, mancanza di progettualità, ipocrisia, smania di fare sempre e comunque buona figura, il tutto condito da continui e ripetuti cambi di casacca. Tutti mali che conosciamo ma che nessuno, neanche Lei, ha provato a redimere. Non mi pare che la riforma costituzionale che Lei propone e per cui siamo chiamati a votare al referendum del prossimo 4 dicembre, punti ad abbattere tutto questo. Anzi.
Lei sta già occupando tutti gli spazi mediatici per promuovere la sua causa, che io, come avrà capito, non condivido. Le chiedo però umilmente di essere preciso. La Politica ha ancora un suo fascino, soprattutto nelle giovani generazioni, non la sfregi con frasi generiche, o peggio con promesse mirabolanti.



La saluto augurandole un grande in bocca a lupo per la sua carriera