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sabato 30 dicembre 2017

Buon 2018 ... sperando "nell'applicazione del diritto in quanto tale"


Si sta per chiudere il 2017, un anno per nulla brillante per Vittoria. Passerà alla storia come l'anno delle tante operazioni antimafia (setto o otto, ho perso il conto) con arresti eclatanti seguiti dopo poco tempo da rapide scarcerazioni. Mi sono chiesto che senso ha arrestare delle persone, sbatterle in prima pagina e poi dopo pochi giorni liberarle nel silenzio più totale? Per chi subisce immotivatamente questo trattamento è una gogna mediatica tanto assurda quanto atroce. Viceversa, per chi riveste un ruolo nel panorama economico - criminale e mafioso di questa terra è un punto di forza, è una sorta di promozione sul campo. Le scarcerazioni di certi personaggi, soprattutto dopo pochi giorni dai blitz,  ne rafforzano l’impunità e la leadership. Loro lo sanno e naturalmente non perdono tempo si fanno vedere subito in giro, belli, sereni, eleganti, baldanzosi, tranquilli, come se non fosse successo nulla ... “Tuttoapposto mo' fra' …nun hanu nenti né manu ... tutte minchiate!! ”.
Io non ho mai creduto che l'omertà, la paura, la reticenza a denunciare, ...  fossero le caratteristiche genetiche delle persone del Sud. Questi comportamenti sono figli della tanto tragica quanto scarsa credibilità di alcune istituzioni di questo Paese. La gente vorrebbe parlare, vorrebbe denunciare un torto subito, ma quando vede che dopo pochi giorni, in alcuni casi dopo poche ore, l'accusato è di nuovo libero e intrepido sul suo suv o sulla sua lussuosa berlina si chiude nel silenzio, riconoscendone così l'autorità. 
Lo aveva capito Sciascia quando scriveva: “l’unico modo per sconfiggere la mafia e l’humus che la tiene in vita - ovvero la cultura mafiosa dell’anti-stato - è l’applicazione del diritto in quanto tale”. Ecco, “l'applicazione del diritto in quanto tale”. Facile da dire ma sempre più difficile da applicare. 
Fortunatamente le accuse rimangono in piedi, i processi verranno celebrati e produrranno delle condanne, non è un piccola consolazione, ma la paura rimane tutta.

Concludo questo ultimo post del 2017 sempre con le parole di Sciascia - secondo me uno dei pochi  intellettuali visionari, secondo solo a Pasolini -  il quale 40 anni fa aveva capito dove stava andando a parare la lotta alla criminalità economica:             
“... ormai si parla della mafia come di un fatto fisiologico; ritengo invece che sie necessario guardarlo come un fatto patologico e lei che è ministro dell’interno (si rivolgeva a Virgilio Rognoni) deve guardarlo da medico internista”.

Buon 2018!

mercoledì 13 dicembre 2017

Chi aiuta l'economia criminale?


La mafia è una montagna di merda. Era il titolo di un editoriale scritto da Peppino Impastato nel giornalino che ciclostilava a Cinisi, “L'idea Socialista”. Un titolo che negli anni è diventato un ottimo slogan, buono da urlare nelle manifestazioni antimafia o da postare sui social, ma come sempre è complicato da attuare. Eppure dagli escrementi si sta lontani: puzzano, sporcano, infettano, appestano. Stare lontano dalla merda, evitarla è una normale ed evidente conseguenza. Ma quanti si tengono a dovuta distanza da quella montagna di merda che è la mafia? Poche ore fa l'ennesima operazione antimafia della Dda di Catania, la settima o l'ottava (ho perso il conto) di quest'anno. Emerge sempre con forza quello che io, in questo mio piccolo e umile spazio, ma soprattutto altri - molto più titolati di me come Paolo Borrometi, Giovanni Tizian, Federica Angeli - in spazi molti più significativi di questo blog, scrivono da tempo: La mafia si è fatta impresa, è diventata economia, crea opportunità, posti di lavoro, in alcuni casi riesce pure a mimetizzarsi nella così detta “società civile”.
Se guardo i modelli societari e imprenditoriali delle attività sequestrate dalla magistratura, in ogni operazione,  all'economia criminale di questa terra, si capisce dalle loro forme economiche e sociali come queste imprese siano il risultato di suggerimenti tecnici e professionali di un certo livello. Quei modelli d’impresa sono il frutto di menti che conoscono l'andamento dell'economia di un territorio.

C'è un'area grigia fatta da professionisti, che nel totale silenzio gestisce l'economia criminale? Un'area che fa finta di indignarsi, che prova fastidio, che promuove codici etici e mal sopporta le azioni criminali, ma poi, nella quiete e al riparo di uno studio ben arredato, magari con la foto di Falcone e Borsellino messa in bella evidenza, si mette al servizio di certe imprese per pura convenienza economica? Se è così, quest’area di professioni è la forza orogenetica che genera e fa crescere quella montagna di merda che è la mafia.  Se è così sanno benissimo quali sono le loro responsabilità e per darsi una purificata infilano ciclicamente le mani nell'acquasantiera. Trovano sempre un prete che li giustifica e li assolve. Se è così, non sono solo gli arresti a condizionare e infangare un territorio. No! C'è anche quest'area opaca, fatta di cordialità, garbo e gentilezza; tutte qualità che servono a nascondere un professionismo rapace e complice. Questa massa melmosa prova a dissolversi per la vergogna di fronte agli arresti dei propri “clienti”, ma malgrado tenti di diradarsi è facilmente individuabile perché porta addosso il lezzo della  merda.

martedì 5 dicembre 2017

Rifiuti: pensare seriamente alla raccolta in house.


Intorno al business dei rifiuti si è ormai creato un sistema affaristico mafioso di prim'ordine. L'ultima inchiesta della Dda di Catania che martedì 28 novembre ha prodotto sedici arresti, ha messo in luce una sorta di mafia 4.0. Manager, tecnici, al soldo dei clan e tante compiacenze politiche  gestivano la raccolta dei rifiuti nel Sud Est siciliano e non accettavano concorrenti. L'impresa criminale, all'incertezza del mercato, preferisce la certezza del monopolio e per arrivare a questa prerogativa non utilizza più la violenza ma punta tutto sulla corruzione. Il monopolio va costruito in modo certosino, con omertà e senza creare clamori. Quest'ennesima inchiesta ci racconta con estrema chiarezza come le attività che operano nel modo dei rifiuti portano un marchio indelebile, non si può fare di tutta l'erba un fascio, ma è un comparto, comunque, particolare. La quantità di denaro, soprattutto pubblico, che gira nel settore è tanta e tale da creare un appetito impressionante e continuo.
Per capire cosa genera questo desiderio ho guardato un bando di raccolta differenziata pubblicato tempo fa da un comune di medie dimensioni, come Vittoria. Il valore dell'appalto posto a base d'asta, per raccoglie i rifiuti differenziati e qualche servizio opzionale (bonifica aree, pulizia, arenili, spazzamento …), ammonta a oltre 75 milioni di euro per un periodo di sette anni. Ho anche notato che le percentuali di ribasso in questo tipo di gare non sono molte elevate. Nella peggiore delle ipotesi un servizio di questo tipo verrebbe aggiudicato per poco meno di 70 milioni di euro. Spalmati in sette anni sono dieci milioni l'anno. Ho fatto un conto molto semplice:  ho ipotizzato un costo per ogni dipendente di 5 mila euro mensili, per 70 dipendenti, per 12 mesi, in un anno mi da 4 milioni e 200 mila euro di costo. Ho aggiunto 2 miloni di spese varie (mezzi, attrezzature, manutenzione, carburante ecc..). Ho considerato 300 mila euro di imposte da versare allo Stato. Infine ho valutato 1,5 milioni di euro l'anno per conferire l'indifferenziato in discarica (in una città media come Vittoria si producono circa 2000 tonnellate al mese di RSU, il 50% è differenziato,  il costo di conferimento è di circa 120 euro per tonnellata il tutto per 12 mesi). Sommando i costi annui, se non dimentico nulla, si arriva a 8 milioni di euro di spese.  Quindi, all'impresa aggiudicataria del servizio, rimangono, euro più euro meno, 2 milioni annui. Un guadagno di tutto rispetto. Va  pure detto che alla ditta che effettua la raccolta dei rifiuti differenziati, pare spetti pure una quota di ciò che viene riconosciuto ai comuni da parte dei vari consorzi (CONAI, COREPLA ecc..) Ora, se i conti sono questi, penso proprio che  affidare un servizio che produce un certo  reddito a ditte che spesso (ma non tutte) sono in odore di mafie è illogico e assurdo. Mi pare una inconsapevole complicità. Mi chiedo: perché non svolgere allora il servizio in house, in modo serio, evitando le assunzioni clientelari e gli incarichi agli amici di cordata? Perché non rimettere in sesto gli uffici ecologia per monitorare al meglio il servizio? Faccio notare che l'affidamento  in house ha natura ordinaria e non eccezionale. Lo stabilisce la sentenza del Consiglio di Stato n.3554 del 18/07/2017. Una commento alla sentenza chiarisce  che Nel caso di affidamento in house o di gestione mediante azienda speciale, il provvedimento di scelta dà specificamente conto delle ragioni del mancato ricorso al mercato e, in particolare, del fatto che tale scelta non sia comparativamente più svantaggiosa per i cittadini, anche in relazione ai costi standard di cui al comma 2 dell’articolo 15, nonché dei benefici per la collettività della forma di gestione prescelta, anche con riferimento agli obiettivi di universalità e socialità, di efficienza, di economicità e di qualità del servizio, nonché di ottimale impiego delle risorse pubbliche.”

Lo dicono le inchieste: i rifiuti sono una grande risorsa per le mafie.  Gestirli, oltre a garantire un certo profitto, permette un maggiore controllo del territorio che è la cosa che interessa di più all'economia criminale. Non deve essere consentito. Su questi temi  serve un balzo in avanti. Serve maggiore consapevolezza politica. Serve coraggio. Lo stesso coraggio di cui parlava Paolo Borsellino: 
È normale che esista la paura, in ogni uomo, l’importante è che sia accompagnata dal coraggio. Non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura, altrimenti diventa un ostacolo che impedisce di andare avanti.”

Per scrivere questo post ho consultato:





domenica 19 novembre 2017

NON C'E' SVILUPPO SENZA TUTELA DELL'AMBIENTE


Ci sono notizie che ci scivolano addosso come se nulla fosse, eppure hanno un grande impatto sulla nostra vita. Pochi giorni fa la Guardia di Finanza di Vittoria ha scoperto e sequestrato ad Acate un’area di oltre 10 mila mq adibita a discarica abusiva. Secondo una prima stima giacevano in bella mostra oltre 20 tonnellate di rifiuti di scarto della serricoltura, e cioè: imballaggi in plastica, rifiuti organici, vaschette di polistirolo, matasse di nylon e contenitori vuoti di prodotti fitosanitari altamente pericolosi.
Pochi pochi giorni dopo, in un fondo agricolo nei pressi di Comiso, i Carabinieri hanno scoperto e sequestrato una nuova discarica abusiva di oltre 5 mila mq contenente diverse tonnellate di materiale proveniente da demolizione di edifici, plastica e rifiuti organici di ogni genere.
Naturalmente il suolo delle due aree poste sotto sequestro non era neanche lontanamente impermeabilizzato e quindi il rischio di contaminazione del sottosuolo e delle falde acquifere ci può stare tutto.
A queste due notizie ne associo una terza: in Italia, negli ultimi dieci anni, 80 mila processi per crimini ambientali sono andati in prescrizione. Un regalo immenso a chi “controlla” questo settore, in particolare alla criminalità organizzata che su questo tema detta le sue regole.
Non abbiamo ancora capito, ma soprattutto chi ci amministra e chi ci governa non ha ancora compreso, che il nostro modello economico non produce più reddito (anzi produce debiti) e sta compromettendo in modo definitivo il territorio. Nelle nostre serre viene prodotta ortofrutta di alta qualità, ma a questo pregio non corrisponde un'altrettanta qualità ambientale. La serra è uno strumento produttivo semplice e geniale: cattura l'energia del sole, la mantiene e così accelera la produzione, ma attorno a questo congegno di energia alternativa si è sviluppato un indotto fatto di polimeri, diserbanti, polistirolo che ha fatto aumentare, esponenzialmente, i costi di produzione, tra questi i costi dello smaltimento dei rifiuti. Alle continue crisi di mercato, che hanno corroso nel tempo la capacità economica dei nostri produttori, è corrisposto il lento ma continuo inquinamento del territorio. Basta farsi un giro nelle nostre campagne per capire di cosa sto parlando. La stessa cosa vale per l'edilizia. I costi di smaltimento degli sfabbricidi è cresciuto nel tempo e anche qui la crisi del mercato delle costruzioni ha avviato processi di dequalificazione urbana e ambientale.  In un contesto in forte difficoltà economica le mafie, con le loro imprese criminali, hanno subito fiutato l'affare e si sono inserite con i loro “servizi”a basso costo ma alto impatto sul territorio. Lo dico con estrema chiarezza: queste due enormi discariche, proprio per le loro dimensioni, non potevano non essere “gestite” da qualcuno.

L'estrema disattenzione politica e amministrativa verso la tutela del territorio oltre a compromettere seriamente il nostro ambiente, sta generando mafia. E' un'incuria mafiogena. I rifiuti sono materia prima, sono una risorsa economica, non sono un costo, vanno riutilizzati, non vanno smaltiti. Mi ritornano in mente le parole di Nicola Cipolla, grande dirigente politico e sindacale siciliano, durante un intervento su questi temi, con la sua voce da baritono cominciò a ripetere, quasi urlando: "... non c'è sviluppo senza tutela dell'ambiente … non c'è progresso ... non c'è sviluppo. ...”. Da visionario qual'era capiva che si stava andando a sbattere verso forme di economia deviata che lui (insieme a Pio La Torre) aveva contrastato con forza.
Per ostacolare questa pericolosa deriva serve progettualità, incentivi e nuove forme di contrasto. I fondi ci sono, i programmi di sviluppo prevedono diverse misure in tal senso: non attivarli, disconoscerli significa fare un grande favore alle nostre ecomafie.

sabato 11 novembre 2017

Rifiuti, troppe discariche abusive. Uscire dall'emergenza ambientale prima che sia troppo tardi


Amici di questo mio piccolo e umile spazio, è da qualche tempo che non vi annoio con le cose che scrivo, mi sono preso una pausa “elettorale”. Devo ringraziarvi, controllando la statistica del blog , cosa che non avevo mai fatto, ho scoperto che in poco tempo questo mio diario elettronico ha raggiunto le 52.500 visualizzazioni. Il dato mi ha sorpreso e lusingato. La cosa mi incoraggia a continuare e per questo vi sono veramente molto grato.

Vengo subito al motivo per cui riprendo a scrivere, sperando di non tediarvi. C'è una notizia che ho appreso da Facebook. Il Sindaco, Giovanni Moscato, ha annunciato qualche giorno fa (07/11/2017), tramite un post, che il comune di Vittoria è stato invitato ad ECOMONDO, STATI GENERALI della GREEN ECONOMY, manifestazione che si tiene a Rimini. Il motivo? In pochissimi mesi, con l’avvio della raccolta differenziata, in città si è passato dal 2 al 54% di rifiuto differenziato. Lo dico con orgoglio: mi fa veramente piacere che gli organizzatori di ECOMONDO abbiano voluto valorizzare Vittoria. E' un successo raggiunto e voluto in primo luogo dalle persone di questa città, spesso bistrattate più del normale. Questo significa che la città era già preparata e matura ad accogliere questo sistema. Ma va anche detto che la differenziata, così come è stata concepita, mostra diverse anomalie. Sacchi e sacchetti di umido, plastica, carta e cartone ,.. esposti dinnanzi ai portoni, sui marciapiedi o di fronte le vetrine dei negozi, non è un bel vedere. Inoltre, e non è solo una mia impressione, si vedono in giro più ratti e più insetti, sarà perché tutta la roba messa in esposizione, per motivi vari, viene ritirata in tarda mattinata? Forse. Di certo c'è che l'attuale situazione igienica di Vittoria non è delle migliori. In alcuni quartieri e soprattutto nell'estrema periferia del territorio prosperano rigogliosi agglomerati di spazzatura. Il territorio è precipitato in una crisi ambientale e igienico sanitaria da cui non si riesce ad uscire e si aggrava di giorno in giorno. Sui social, oltre alle foto dei luoghi invasi dalla spazzatura, cresce l'indignazione dei cittadini e delle associazioni ambientaliste. Qualcuno da la colpa ai “cittadini incivili”, in parte è vero, ma solo in parte. E' anche vero che il servizio è ancora  molto disorganizzato e servirebbe una sostanziale correzione. Mi permetto di   avanzare umilmente alcuni quesiti/proposte:
- Perché fino ad oggi nelle campagne, dove abitano diverse famiglie, non sono state previste delle isole ecologiche? Magari proprio nei luoghi dove si formano le attuali discariche abusive.
- Come mai non si fanno accordi con la grande distribuzione presente in zona, installando postazioni di raccolta automatica di carta, plastica, vetro e alluminio, a cui accedere liberamente e dalle quali ottenere degli sconti o dei buoni da utilizzare per la propria spesa? In molte realtà questo sistema si sta affermando.
- Cosa manca per mettere in funzione il nostro centro di compostaggio? Parlo di una struttura costata oltre 3 milioni di euro, in cui si possono mettere a deposito circa 5 mila tonnellate di rifiuto umido e fornire dell’ottimo compost (concime naturale) per i nostri territori ad alta vocazione agricola. E' stato mortificante e disarmante apprendere dalla stampa che l'umido, materia prima per fare il compost, finisce in discarica (http://gds.it/2017/07/18/raccolta-differenziata-in-50-comuni-siciliani-poi-i-rifiuti-finiscono-in-discarica_697833/).

Capisco che far partire il centro di compostaggio, anche se è utile nell'immediato, è  cosa assai complessa, ma le altre due proposte potrebbero essere messe in campo nel breve periodo, permettendo, in poco tempo, di avviare una eventuale riduzione delle discariche che “adornano” il territorio.
Infine - questa domanda è volutamente provocatoria – dopo che le persone, da febbraio/marzo di quest'anno si sono organizzate con mastelli e sacchetti modificando  il loro modo di consumare, selezionando con attenzione i loro rifiuti, effettuando un lavoro che ha permesso alla  città di raggiungere in pochissimo tempo il 54% di rifiuto differenziato; dopo tutto ciò, nel 2018, la TARI (Tassa Rifiuti) subirà una diminuzione oppure tutto rimarrà come sempre? I rifiuti sono risorse economiche e non un costo, ma il valore di questo capitale deve essere redistribuito nel territorio. Se il lavoro fatto dai cittadini fino ad oggi non diventa, oltre che utile, conveniente, si tradisce l'essenza e l'obbiettivo della raccolta differenziata. Se tutto questo verrà disatteso, il lavoro di separazione fatto dai cittadini rischia di diventare una fastidiosa quanto infruttuosa imposizione.

Al di la del dato sulla raccolta differenziata il territorio è già in piena emergenza ambientale. Bisogna rientrare in tempi brevi da questo stato attuale, prima che diventi un fatto strutturale, definitivo.   Voglio ricordare, prima di tutto a me stesso, che li dove c'è emergenza prima o poi prosperano  strani affari. 

sabato 7 ottobre 2017

Favole di voti e di picciuli


Ci sono storie, favole, che girano di città in città. Non si sa se c'è del vero, ma si diffondono e ognuno, come sempre accade in questi casi, per renderle più accattivanti le racconta aggiungendo qualcosa di suo. Io ne ho sentita una e ve la voglio raccontare per come l'ho sentita. Spero che la cosa possa piacere. Naturalmente la favola rende di più se raccontata (in questo caso scritta) in dialetto.

    - A politica avi bisuognu di voti e noi i voti li teniamo.
Così iniziò la sua discussione zu Peppe Cassarà, uomo di panza e di sostanza, mentre parlava con gli amici al bar davanti all'immancabile bicchiere birra con granita, era l'unica cosa che lo dissetava. Li guardava a tutti negli occhi:
    - Abbiamo una marea di carusi che lavorano per noi e a noi devono tutto. Noi li campiamo, noi gli diamo la possibilità di farsi una casa, noi gli paghiamo l'avvocato quannu i sbirri li portano "all'hotel" e gli manteniamo la famiglia ... Sono la nostra ricchezza ma sono anche un costo, un grande costo. Ora, però, se semu sperti, se siamo furbi, da costo devono diventare una grande risorsa …

    - Scusassi zu' Pè ma come è possibile sta cosa … lo interruppe Ninuzzo detto “u nanu” per colpa della sua statura.
U Zio Pino lo guardò infastidito e poi gli esclamo:
       - Nun sulu si nanu, si pure prisuntuosu e cretino. Prima senti quello che dico .. E POI PARLI !!
Tutti concordano con un mormorio, u zu Peppe alzò la mano come a dire “ora tutti muti”, si ricreò silenzio e lui riprese la sua discussione:
    - Stavo dicendo, ... i carusi sono una grande risorsa. Ognuno di loro avi famiglia: matri, patri, soru, frati, cugnato ... e tutti questi votano. Se noi parliamo con Ciccu e cu Cola, e mostrò i volantini dei due candidati a sindaco che portava nel taschino della camicia, e gli diciamo che abbiamo sicuri 2000 voti che possono decidere la vittoria tua o tua  indicando prima il volantino di uno e poi quello dell'altro … uno dei due, quello più debole ma più ambizioso,  si cala ... ed è quello che vogliamo NOI.
Carmelo Burritta aveva ascoltato con molta attenzione, però non si era fatto convinto e come lui anche gli altri. Non avevano ancora chiaro il ragionamento. Si prese di coraggio e lanciò una domanda:
    - zu Pè, ma a noi di immiscarini, scusannu a frasi, cu sti minchiuna … ma cchi ni porta?
U zu Peppe si sedette sulla poltroncina che era accanto a lui, ordinò al ragazzo del bar di versare un altro po' di birra nel boccale, nell'attesa che la caraffa ritornasse piena, fece un lungo respiro, come se provasse fastidio, chiuse un po gli occhi e riattaccò a parlare
    - Carmè, ragione hai, forse non sono stato molto CHIARO, ora mi spiego meglio. ... I carusi della nostra famiglia li campiamo noi si o no?
Carmelo, insieme agli, altri fece un segno di approvazione calando la testa.
    - Bene, riprese u zu Peppe, se li campiamo sono un costo ... VERO?

    - Minchia chi si tratta!  Rispose di getto Pitrino u ragioniere.

    - Appunto Pitrì, riattaccò u zu Peppe, ma se noi questi invece di camparli con i picciuli da famiglia li facciamo assumere dal comune ... risparmiamo qualche cosa. Giusto?
Tutti risposero in coro,
- CERTO. GIUSTO ZU PE'.
U zu Peppe aveva capito che la cosa finalmente stava diventando chiara, quando si parla di soldi anche i ciechi diventano falchi, e continuò con scioltezza il suo ragionamento
    - E come li facciamo assumere secondo voi? Tutti pendevano dalle sue labbra, … Facendo un accordo con uno dei candidati. Avviciniamo a Cola, che mi pare quello più giusto, e gli diciamo: "se vuoi vincere le elezioni noi ci mettiamo a tua disposizione, ti raccogliamo quei 2000 voti che ti servono per staccare il tuo avversario" . Se lui accetta, mobilitiamo i carusi e i loro parenti. ... Ma iddu però appena eletto deve assumere come operai, come spazzini,  quelli che gli indichiamo noi, e deve rispettare la parola ... ALTRIMENTI, fece il gesto come quando si tira il collo alla gallina. E' così NOI con una fava ci fottiamo tutto il piccionaro. Facciamo contenti i carusi sistemandoli al comune come spazzini, manovali, operai … cioè posti dove si gira, così continuano a controllare sempre il territorio e fanno gli affari della famiglia, le nostre spese di mantenimento si riducono perché li paga il comune, controlliamo l'amministrazione e se ci sono appalti di un certo tipo ... facciamo di tutto per farli VINCERE alle nostre ditte. … Ora sono stato CHIARO!!

    - Minchia. Macari troppo.  Bella è sta cosa! esclamò Mario Tistazza.

    - E allura Mariuzzu, disse zu Peppe Cassarà, se è troppo bella accuminzammu a darini i viersu, diamoci subito da fare, ca voti e picciuli aspettano solo a NOI.

sabato 30 settembre 2017

VITTORIA DEVE RIALZARSI


C'è un libro di Leonardo Sciascia a cui sono molto legato: “Fatti diversi di storia letteraria e civile”. E' una piccola antologia di saggi, pubblicata nel 1989, legati agli argomenti più vari dove al centro c'è la Sicilia. Il secondo capitolo, dal titolo “La Contea di Modica”,parla della nostra terra e inizia così: “Arrivandovi da Gela, da Caltanissetta, da Palermo, Vittoria è come un paese di frontiera: ne ha l'animazione, la mescolanza, l'ambiguità, la contraddizione. Era l'argine contro cui si spegnevano, non senza qualche impennata, le ondate mafiose. E siamo in dubbio vi si spengano ancora, forse più di una breccia in questi anni si è aperta: ma l'impressione della frontiera, ancora oggi, e ogni volta, insorge.” Andando oltre nella lettura si capisce che l'argine era la capacità, la voglia di riscatto, l'impegno nell'avviare forme di sviluppo che creassero progresso economico e sociale per l'intero territorio e non per pochi. Da noi la feudalità rapace che prevalentemente affliggeva il Val di Mazara, le provincie occidentali …creando … nefaste e tutt'ora visibili conseguenze non trovò spazio, non venne praticata. Ancora più chiaro è stato Giuseppe Fava. In un suo articolo scriveva che a Vittoria abitata la “razza siciliana più dura ma più incredibilmente laboriosa, più paziente, tenace, oscura, puntigliosa che ci sia nell'isola. … che affronta l'unico lavoro possibile, che è quello della terra … Il prodotto che si vende a miglior prezzo è il pomodoro: ... lo hanno ricoperto di serre trasparenti, lo difendono, lo confezionano.

In questa terra il lavoro, quello reale, quello che riscatta e crea reddito e risparmio, non il lavoro sfruttato che decreta sottosviluppo, è stato “l'argine contro cui si spegnevano, non senza qualche impennata, le ondate mafiose”. Oggi il lavoro produttivo, l'argine, non c'è più. La microimpresa agricola, artigianale o commerciale ha perso la sua spinta propulsiva, non crea più processi di emancipazione sociale, economica, crea debito, sfruttamento, sottosviluppo. Il crollo dei prezzi dei prodotti agricoli cammina di pari passo con le nuove schiavitù denunciate dalla CGIL. Il nostro territorio è povero e degradato. In questo contesto l'economia parassitaria e criminale e la borghesia mafiosa sono diventati i nuovi padroni, i feudatari rapaci. Hanno prima conquistato il dominio economico e poi hanno puntato ad esercitare anche il dominio politico. Per essere ancora più chiaro: qui c’è stato un matrimonio che ha permesso ad un certo assetto politico di riprodursi e perpetuarsi e alle mafie di prosperare e di inserirsi in posizione privilegiata dentro un quadro sociale in mutamento che ha visto il ridimensionamento dell’agricoltura e del suo indotto da un lato e lo sviluppo del settore terziario-parassitario dall'altro. Tutto questo è avvenuto perché i soggetti organizzati che sostenevano l'economia sana si sono fatti devitalizzare e poi, con astuzia, sono stati estratti. Il loro posto è stato preso da una non meglio identificata “società civile”. Ma la “società civile” (se esiste), mentre a Vittoria accadeva tutto ciò, dov'era? Nel migliore dei casi era cloroformizzata dal potere oppure era assente. Cosa hanno prodotto i "percorsi di legalità"? O meglio, a chi sono serviti i percorsi di legalità? A preservare posti di comando e di visibilità a qualcuno? Quali indicazioni politiche e amministrative hanno prodotto in questi anni nel nostro tessuto sociale gli "assessorati alla legalità"? Se i risultati prodotti sono quelli che stiamo vivendo penso che sia giusto dire che certe “iniziative antimafia” non creavano nessun fastidio alle mafie locali, anzi andavano benissimo, l'importate era mantenere saldo e intatto il sistema di potere creato. Gli occhi di tutti hanno visto cosa succedeva ma le lingue di tanti hanno taciuto e i comportamenti sono stati ambigui. Si dice “se li conosci li eviti”, ma qui è stato il contrario: se li conosci li sostieni e li voti e il voto era pienamente consapevole.

La prefettura avvierà a breve l'accesso al comune, non perché lo ha chiesto il sindaco (ha fatto bene a mettere le mani avanti), ma perché lo prevede la norma. Ci saranno tempi tristissimi e non li possiamo evitare cercando unanimismi impossibili. Le divergenze ci sono e vanno evidenziate. Mai come ora serve separare, distinguere, classificare, asportare tutto ciò che è stato contaminato. Se vogliamo realmente rialzarci e ricostruire l'identità di questa città servono forze capaci di rifondare una dignità individuale e collettiva che poggia le sue basi sul progresso (non solo sviluppo) e la legittimità. Altrimenti resteremo a macerare nello schifo in cui siamo precipitati.


domenica 24 settembre 2017

Vittoria: SU LA TESTA!!




Mai come ora essere “vitturisi”, nascere o crescere a Vittoria, scegliere di viverci, significa combattere contro qualcosa o qualcuno.
Mai come ora Vittoria chiede militanza e impegno politico.
Non deve prevalere la logica del "fanno tutti schifo ... non voto più"
Ciò che è successo alimenta questa logica. In questo caso il grumo di potere che ha condizionato i processi sociali, economici e politici di questa terra, avrebbe definitivamente vinto. Hanno creato lo schifo, lo hanno coltivato, concimato, fino a farlo diventare un mostro di schifo. Ora che è in difficoltà invece di abbatterlo si rimane a casa? E' quello che vogliono E' quello per cui hanno lavorato. Sappiatelo, i clan, le mafie, l'economia criminale di questa terra continueranno a sostenere e mobilitare i loro lacchè e reggi panza. Non si arrederanno. E' tempo di lotta, non di disimpegno. SU LA TESTA.

Le parole di Paolo Borsellino sono il preambolo che deve guidare il radicale mutamento di cui questa città ha disperato bisogno.

L’equivoco su cui spesso si gioca è questo: si dice quel politico era vicino ad un mafioso, quel politico è stato accusato di avere interessi convergenti con le organizzazioni mafiose, però la magistratura non lo ha condannato, quindi quel politico è un uomo onesto. E NO! Questo discorso non va! Perché la magistratura può fare soltanto un accertamento di carattere giudiziale, può dire: beh! Ci sono sospetti, ci sono sospetti anche gravi, ma io non ho la certezza giuridica, giudiziaria che mi consente di dire quest’uomo è mafioso.
Però, siccome dalle indagini sono emersi tanti fatti del genere, altri organi, altri poteri, cioè i politici, le organizzazioni disciplinari delle varie amministrazioni, i consigli comunali o quello che sia, dovevano trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze tra politici e mafiosi che non costituivano reato ma rendevano comunque il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica.
Questi giudizi non sono stati tratti perché ci si è nascosti dietro lo schermo della sentenza: questo tizio non è mai stato condannato, quindi è un uomo onesto. Ma dimmi un poco, ma tu non ne conosci di gente che è disonesta, che non è stata mai condannata perché non ci sono le prove per condannarla, però c’è il grosso sospetto che dovrebbe, quantomeno ... indurre soprattutto i partiti politici a fare grossa pulizia ... non soltanto essere onesti, ma apparire onesti, facendo pulizia al loro interno di tutti coloro che sono raggiunti comunque da episodi o da fatti inquietanti, anche se non costituenti reati.”


istituto tecnico di Bassano del Grappa 26/01/1989



sabato 16 settembre 2017

Operazione Survivors: l'attaccante e i figuranti della paura.


Sembra primavera. E' tutto un fiorire di congratulazioni alle forze dell'ordine per l'operazione Survivors che ha annullato i cupi successori di un clan che ha scorrazzato in lungo e in largo tra Vittoria e Comiso. I “mi piace”, i commenti ricchi di entusiasmo sui post e sugli articoli dei giornali telematici, con foto degli arrestati in bella evidenza pubblicati su Facebook, germogliano e prosperano di minuto in minuto. Pare di stare al bar quando si brinda perchè la squadra del cuore ha vinto il campionato: “abbiamo vinto!!”. E invece no, non abbiamo vinto un bel niente. L'attuale “azzeramento” del clan Ventura è solo il primo passo. E' stato vinto lo scontro diretto ma il campionato è lungo e ricco di insidie. Il migliore giocatore in campo di questa partita, piaccia o meno, è stato Paolo Borrometi. La moltitudine silenziosa che mal sopporta lo “scribacchino modicano” (così molti lo definiscono) ora lo applaude e lo osanna. “Bravo Paolo”, “Grande Paolo”, pollici alzati a go go e cascate di emoji con bicipiti in bella mostra. Ma al di la di queste considerazioni va detto con chiarezza che gli arresti di ieri hanno si un padre in Paolo Borromenti, ma anche una madre, una madre snaturata: la PAURA. Una paura sorda, muta, pervasiva, velenosa che serpeggia da decenni sotto la pelle di questa città. Quest'angoscia si è gonfiata a dismisura, è cresciuta su se stessa, sull'onda degli articoli e delle inchieste fatte da Paolo, ma non solo da lui, operando un contagio contro cui non c'è vaccino che tenga. Tantissimi leggono gli articoli della spia.it, poi, dopo, ne criticano ferocemente lo stile, il contenuto, le foto, l'impostazione del sito … ma intanto per quattro anni hanno letto nomi e cognomi, visto facce conosciute e hanno provato profondo fastidio e muta inquietudine nel vedere descritto in quel modo il loro territorio e le sue attività economiche. Ma in tutto questo tempo questa descrizione non li ha mai indignati, anzi ha provocato in loro una reazione opposta. Per PAURA hanno negato l'esistenza della criminalità organizzata e minimizzato il ruolo di questi personaggi, liquidando il tutto con la solita frase che nasconde la PAURA: “tutte minchiate ... chisti su scassapagghiari”. Cosa ancora più assurda, la PAURA, a molte attività di questa zona, ha alimentato la sindrome di Stoccolma, quel sintomo che ti fa percepire come  unici  liberatori quelli che ti opprimono. In conseguenza di ciò cosa hanno fatto? Hanno cercano il clan per pagare e mettersi in regola. Un atteggiamento insensato, di una stupidità feroce, confermato da un pentito, Rosario Avila. La PAURA invece di creare un effetto liberatorio, invece di portare a isolare e denunciare, ha alimentato e dato forza agli “scassapagghiari” facendoli diventare più forti e quindi visibili e individuabili. E così la PAURA è diventata madre snaturata. Oggi esultano ma secondo me si sentono orfani.

Mi godo questo importante risultato delle forze dell'ordine cosciente che i Ventura sono solo la punta dell'iceberg. Rimane sempre un dubbio: chi e come ha gestito in questi anni i proventi illeciti e le imprese dei Ventura? Questa sarebbe un'altra bella storia.


lunedì 11 settembre 2017

'NDRANGHETA A VITTORIA? PICCOLO PROMEMORIA


C'è un chiacchiericcio di fondo che la politica di questa città insieme alla cosi detta “società civile” non riescono a percepire: si mormora che la 'ndragheta da tempo è presente e ha un ruolo non indifferente nell'economia e negli affari criminali di questo territorio. Capisco che viviamo in tempi di Alzheimer galoppante e quindi dimentichiamo con molta facilità anche vicende recenti, provo pertanto a ricordare ed elencare alcuni fatti a sostengono dei bisbigli che non vengono avvertiti.
  • Il 14dicembre del 2014 nei pressi di via Cavour veniva ammazzato Michele Brandimarte, personaggio di primo piano della cosca Piromalli- Molè di Gioia Tauro
Controllo del mercato ortofrutticolo e della “commercializzazione” degli stupefacenti (cocaina in primis): pare un binomio indissolubile con un unico d(en)ominatore.

La situazione sembra fin troppo delicata e l'attenzione non è per nulla sufficiente. Quello che ho elencato è solo una piccola parte. Gli organi inquirenti hanno prodotto pile di relazioni e di inchieste sul Mercato di Vittoria e gli intrecci anomali tra questa struttura con i mercati di Fondi, di Milano … evidenziando anche il ruolo delle 'ndrine calabresi. Cosa si aspetta ad accedere all'interno di queste strutture? Si sciolgono comuni per molto meno, qui cosa si pretende la pistola fumante per intervenire?