Visualizzazioni totali

sabato 17 giugno 2017

I quattro peccati


E' da un po' che non scrivo in questo mio piccolo spazio. L'occasione mi viene offerta da una serie di notizie che ho letto sullo smartphone mentre sistemavo alcuni vecchi libri. Oramai questi aggeggi sono un pezzo del nostro corpo, non facciamo nulla senza tenerli in mano brigando sui social. Qualcuno aveva postato su Facebook l'articolo de "il Sole 24 Ore" dove dall'analisi delle dichiarazioni dei redditi veniva fuori che la nostra provincia è tra le più povere d'Italia. Accanto a questo articolo qualcun'altro aveva condiviso uno studio dell'Osservatorio sulle povertà della Caritas di Ragusa, dove si evidenziava l'iniqua distribuzione della ricchezza sul territorio diocesano. Infatti, “dall'esame delle dichiarazioni risultava che 2.400 persone più ricche possiedono il 40% della ricchezza totale. E che mediamente l'un per cento dei più ricchi contribuenti guadagna 25 volte di più rispetto ai più poveri. Per fare un esempio pratico basti dire che sul nostro territorio ci sono 259 contribuenti che dichiarano di guadagnare oltre 20.000 euro al mese a fronte di 63.000 contribuenti che ne dichiarano 800 al mese.
Leggevo queste cose mentre reggevo sottobraccio, con la mano sinistra, una pila di libri e con la destra armeggiavo lo smartphone. Alla fine persi l'equilibrio e il libri finirono sparpagliati per terra. Iniziai a raccoglierli e tra questi notai un libriccino ingiallito dal tempo, era il mio catechismo della prima comunione. Si era aperto tutto, alcune pagine si erano pure staccate. Iniziai a raccoglie quei fogli. Fui attirato dal titolo di una pagina: “I quattro peccati le cui vittime gridano vendetta al cospetto di Dio”. Sotto il titolo erano elencate queste gravi mancanze: La violenza sessuale; l'omicidio volontario; l'oppressione dei poveri; defraudare la giusta mercede a chi lavora. Mi sembrava una banale elencazione di pessime azioni, poi, ripensando a ciò che avevo letto mi resi conto che di banale c'era veramente poco. Sulla violenza sessuale, Vittoria è salita agli onori della cronaca mondiale con l'articolo comparso poche settimane fa nel Guardian (http://www.ragusah24.it/2017/03/13/donne-rumene-violentate-sfruttamento-nelle-serre-laltra-faccia-degli-iblei/). Sull'oppressione dei poveri, rifacendomi sempre alla stampa abbiamo fenomeni di caporalato consolidati e a questo bisogna aggiungere come tanti nostri concittadini, in serie difficoltà economiche con le banche o il sistema della riscossione, vivono da tempo sotto il giogo di certi professionisti che hanno aggredito i loro pochi averi. Un'oppressione che sta uccidendo volontariamente questa terra. E infine, defraudare la giusta mercede a chi lavora: in questa terra tutte le forme di lavoro sono oramai sottopagate. E' sottopagato il prodotto dei nostri contadini, i giovani fuggono perché non trovano lavoro e se lo trovano è lontano anni luce dal concetto di giusta retribuzione, gli immigrati vivono condizioni che oltrepassano l'idea di sfruttamento e appena possono tagliano la corda. Di fronte a tutto questo “consumo di umanità” c'è una sparuta minoranza di nostri compaesani che si sta arricchendo perché ha capito da tempo che “il lavoro non è più un elemento valoriale ma un'attività finalizzata esclusivamente al consumo” (inteso soprattutto come consumo delle persone). Questa gente (che ha nomi e cognomi) determina scelte, influenza la politica, gestisce il territorio, insomma: comanda. La forza economica e sociale di questi soggetti aumenta con l'aumentare delle disparità che loro stessi alimentano con cinica freddezza. La condizione attuale ha sdoganato la legge del più forte e loro che sono i più forti ne stanno approfittando a mani basse alimentando forme di nuova schiavitù. La cosa che fa ridere amaramente è che questa piccola ma ricca minoranza ogni domenica, puntualmente, va a messa, come per lavarsi la coscienza. Vestiti di tutto punto, entrano in chiesa,  intingono le mani nell'acquasantiera, si fanno il segno della croce, si battono il petto mormorando sottovoce “per mia colpa, per mia colpa, per mia gravissima colpa”, fanno la loro professione di fede, scambiano il segno della pace con il vicino di banco e infine ingoiano un'ostia. Questa evidente manifestazione di fede accade quasi tutte le domeniche. Ma non sarebbe il caso che qualche prete ricordasse anche a questi signori che ci sono quattro peccati le cui vittime - le loro vittime - gridano vendetta al cospetto di Dio?