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domenica 30 luglio 2017

La melma che genera l'illegalità


L'illegalità non è un demone, è normalità. Non è un gas velenoso, è l'aria che respiriamo. In questa assurda normalità sguazza, dominandola, la criminalità economica. In questa terra si respira quest'aria. Si respira da anni. Dico questo con dolore, ma devo dirlo, perché questa cosa ormai è fin troppo evidente. Non si può continuare a far finta di nulla. La lingua può nascondere la verità ma gli occhi mai. Gli occhi vedono noti imprenditori che siedono accanto a certi personaggi della criminalità locale, nei locali alla moda e in bella mostra. Tra un caffè o un aperitivo, discutono con passione. Ma di cosa parlano? Di donne? Di calcio? Di politica? Se parlano di politica avranno dei riferimenti a destra, a centro o a sinistra? Dentro l'amministrazione o nell'opposizione? Parlano forse di affari? E chi cura fiscalmente questi affari? Chi cura finanziariamente il loro eventuale business? Avranno dei professionisti a loro disposizione? Domande che (a me) nascono in modo istintivo. Viviamo in una realtà dove tutti sanno tutto di tutti, a volte sin nei minimi particolari. Da noi l'hobby preferito è “curtigghiari”, curiosare, spettegolare, a volte anche con una certa cattiveria, per questo si è sempre cercato  di evitare pubblicamente certi rapporti, per non cadere nella rete del "pettegolezzo". Ma pare che non sia più così, anche questa apparente e falsa attenzione è venuta meno. Qual'è il motivo che spinge a farsi vedere, senza problemi, accanto a certi personoggi? La risposta (secondo me) è semplice: la criminalità economica comanda, anzi, governa e amministra lo sviluppo di questa terra, non più con la violenza ma con i soldi che deve reinvestire. Sono i soldi da riciclare che abbattono il confine tra "lecito" e illecito e generano quel mondo di mezzo dove presunto “candore” e probabile “sporcizia” si amalgamano e danno vita a un fango che blocca ogni forma di legalità e di socialità per nutrire un ecosistema che alimenta mafie e sottosviluppo. Il depuratore che dovrebbe bonificare questa melma è scassato da tempo. Nessuno ha intensione di ripararlo, per paura e per convenienza. Non si intravedono tecnici capaci di rimetterlo in funzione. Noi, intanto, respiriamo le puzzolenti esalazioni e nuotiamo tranquilli in un mare pieno di merda. Quando ci accorgeremo che ci tuffiamo tra gli escrementi sarà troppo tardi. 

sabato 15 luglio 2017

Dietro gli incendi dei nostri boschi c’è una strategia?


C'è la mano della criminalità organizzata dietro il fuoco che ha distrutto e sta distruggendo ettari di bosco in Sicilia? Il fuoco è l'elemento principale di cui le mafie si sono sempre servite. Dietro ogni loro sporca operazione c'è il fuoco. Fuoco che brucia i TIR di chi non si piega al controllo dei trasporti. Fuoco per bruciare le attività che non si adattano a certe richieste. Fuoco per bruciare i rifiuti che non si possono smaltire.  Fuoco per bruciare aree protette e recuperare suolo. In provincia di Ragusa siamo nel pieno dell'emergenza rifiuti. Questa cosa non la vede nessuno? I territori di Modica, Ragusa, Comiso, Vittoria si presentano carichi di “munnizza” di ogni genere. La Sicilia tutta è nel pieno di un'emergenza rifiuti. Crocetta preso dalla paura cosa combina? Pochi settimane fa, esattamente il primo di giugno, firma un'ordinanza di riapertura delle discariche. Ma qual'è la situazione degli immondezzai siciliani? La discarica di Gela ha un’autonomia di 150 giorni. Quella palermitana di Bellolampo sei mesi. Trapani da 90 a 120 giorni. Lentini tra cinque e sei mesi. I dati presenti negli uffici dell'assessorato regionale ai rifiuti dicono che se non arrivano altri impianti o nuove soluzioni si rischia molto presto di essere sommersi dalla spazzatura. Io penso che la criminalità economica, conoscendo bene  l'incapacità e l'inadeguatezza della classe politica, ha fiutato l'affare e si è messa subito all'opera. In Sicilia (e non solo) il sistema della gestione dei rifiuti, in tutta la sua filiera, muove miliardi di miliardi e dove c'è business ci sono coppole e lupare. Accaparrarsi e gestire l'emergenza è una caratteristica tipicamente mafiosa. Ma l'economia criminale prima di gestire materialmente un'emergenza si organizza, non arriva mai impreparata. Da Trapani a Ragusa c'è bisogno di nuovo suolo da utilizzare per interrare rifiuti. Serve un'occasione, e guarda caso l'occasione c'è. Il governo regionale quest'anno ha “risparmiato” sulle attività di prevenzione degli incendi nei boschi: niente pulizia del sottobosco a partire da aprile, niente viali parafuoco e gli operai forestali hanno iniziato a lavorare nella terza decade di giugno. Perfetto. Ecco servita l'opportunità! Così avranno esclamato gli uomini d'onore, dai Sicani agli Iblei. E infatti, senza fare sforzi, hanno atteso l'arrivo del caldo, accompagnato dal vento di scirocco e da Trapani a Ragusa diverse migliaia di ettari di bosco, grazie a qualche mano fatata, sono andati in fumo. Ma il suolo è rimasto li: incenerito, affumicato ma li. Pronto per essere utilizzato? Lo so, molti di voi diranno che io penso male, mi sono abituato a certi giudizi. Ma come diceva (guarda caso) Andreotti: "a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca". Non sarebbe il caso che le istituzioni preposte, anche quelle di questa provincia, rilevassero e proteggessero i suoli delle aree boschive andate in fumo? Se la cosa non venisse fatta mi sentirei autorizzato a pensare ancora peggio di come già penso.

lunedì 3 luglio 2017

Fuoco, schiavitù e munnizza. Non si vede. non si sente, non si parla.

In questa terra tutto scorre in modo inesorabile verso il basso. Qui ogni cosa che crea arretratezza è tutelata con un rigore manicale. Guai a contrasare ciò che è stato, che è e che dovrà continuare ad essere. Modificare, aggiustare, ostacolare questo tendenza è come mettere in discussione certi notabilati. Spesso significa entrare in contrapposizione con chi provi a difendere da certe ingiustizie. “Ma fatti i fatti tuoi ... futtatinni … non vedi che ciò che dici non suscita interesse … qui non cambia nulla”. Ma il problema non è che non cambia nulla. No! Qui si lavora scientificamente perché nulla deve cambiare. Si sprecano energie impressionanti proprio perché niente deve essere modificato. Anzi, è meglio se viene peggiorato. E di peggioramento in peggioramento siamo diventati la terra dei fuochi, degli schiavi e della "munnizza". Saliamo agli onori della cronaca nazionale solo per queste tre cose. In una settimana gli incendi dolosi hanno distrutto circa una decina di aziende e l'unico polmone verde di questo territorio è diventato carbonella da barbecue. La logica del maggior profitto ha trasformato ogni forma di lavoro in schiavitù. La regressione è così forte che la schivitù lavorativa non basta deve anche diventare schiavitù sessuale (l'Espesso, anche questa settimana ritorna a parlare dei festini a luci rosse). E poi la “munnizza”, il nuovo oro, su cui costruire intese, accordi e affari. Da più di un mese Paolo Borromenti sul suo blog descrive, con cura quasi maniacale, la geografia delle cosche del Sud Est siciliano collegandola al grande business dei rifiuti. Il quadro che ne viene fuori è inquietante. Vittoria, insieme ad altre realtà del catanese e del siracusano, è al centro di questa vicenda. Fuoco, schiavitù e munnizza: questa impressinante mescolanza di soggezione, vergogna ed emergenza è gestita dalle mafie. Forse, dico forse, solo un cieco non riuscirebbe a vedere questa immensa vergogna, ma sicuramente né sentirebbe il puzzo disgustoso che appesta l'aria da anni. Fin quando seguitare a far finta di nulla? Fin quando continuare ad essere complici silenti?