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sabato 30 settembre 2017

VITTORIA DEVE RIALZARSI


C'è un libro di Leonardo Sciascia a cui sono molto legato: “Fatti diversi di storia letteraria e civile”. E' una piccola antologia di saggi, pubblicata nel 1989, legati agli argomenti più vari dove al centro c'è la Sicilia. Il secondo capitolo, dal titolo “La Contea di Modica”,parla della nostra terra e inizia così: “Arrivandovi da Gela, da Caltanissetta, da Palermo, Vittoria è come un paese di frontiera: ne ha l'animazione, la mescolanza, l'ambiguità, la contraddizione. Era l'argine contro cui si spegnevano, non senza qualche impennata, le ondate mafiose. E siamo in dubbio vi si spengano ancora, forse più di una breccia in questi anni si è aperta: ma l'impressione della frontiera, ancora oggi, e ogni volta, insorge.” Andando oltre nella lettura si capisce che l'argine era la capacità, la voglia di riscatto, l'impegno nell'avviare forme di sviluppo che creassero progresso economico e sociale per l'intero territorio e non per pochi. Da noi la feudalità rapace che prevalentemente affliggeva il Val di Mazara, le provincie occidentali …creando … nefaste e tutt'ora visibili conseguenze non trovò spazio, non venne praticata. Ancora più chiaro è stato Giuseppe Fava. In un suo articolo scriveva che a Vittoria abitata la “razza siciliana più dura ma più incredibilmente laboriosa, più paziente, tenace, oscura, puntigliosa che ci sia nell'isola. … che affronta l'unico lavoro possibile, che è quello della terra … Il prodotto che si vende a miglior prezzo è il pomodoro: ... lo hanno ricoperto di serre trasparenti, lo difendono, lo confezionano.

In questa terra il lavoro, quello reale, quello che riscatta e crea reddito e risparmio, non il lavoro sfruttato che decreta sottosviluppo, è stato “l'argine contro cui si spegnevano, non senza qualche impennata, le ondate mafiose”. Oggi il lavoro produttivo, l'argine, non c'è più. La microimpresa agricola, artigianale o commerciale ha perso la sua spinta propulsiva, non crea più processi di emancipazione sociale, economica, crea debito, sfruttamento, sottosviluppo. Il crollo dei prezzi dei prodotti agricoli cammina di pari passo con le nuove schiavitù denunciate dalla CGIL. Il nostro territorio è povero e degradato. In questo contesto l'economia parassitaria e criminale e la borghesia mafiosa sono diventati i nuovi padroni, i feudatari rapaci. Hanno prima conquistato il dominio economico e poi hanno puntato ad esercitare anche il dominio politico. Per essere ancora più chiaro: qui c’è stato un matrimonio che ha permesso ad un certo assetto politico di riprodursi e perpetuarsi e alle mafie di prosperare e di inserirsi in posizione privilegiata dentro un quadro sociale in mutamento che ha visto il ridimensionamento dell’agricoltura e del suo indotto da un lato e lo sviluppo del settore terziario-parassitario dall'altro. Tutto questo è avvenuto perché i soggetti organizzati che sostenevano l'economia sana si sono fatti devitalizzare e poi, con astuzia, sono stati estratti. Il loro posto è stato preso da una non meglio identificata “società civile”. Ma la “società civile” (se esiste), mentre a Vittoria accadeva tutto ciò, dov'era? Nel migliore dei casi era cloroformizzata dal potere oppure era assente. Cosa hanno prodotto i "percorsi di legalità"? O meglio, a chi sono serviti i percorsi di legalità? A preservare posti di comando e di visibilità a qualcuno? Quali indicazioni politiche e amministrative hanno prodotto in questi anni nel nostro tessuto sociale gli "assessorati alla legalità"? Se i risultati prodotti sono quelli che stiamo vivendo penso che sia giusto dire che certe “iniziative antimafia” non creavano nessun fastidio alle mafie locali, anzi andavano benissimo, l'importate era mantenere saldo e intatto il sistema di potere creato. Gli occhi di tutti hanno visto cosa succedeva ma le lingue di tanti hanno taciuto e i comportamenti sono stati ambigui. Si dice “se li conosci li eviti”, ma qui è stato il contrario: se li conosci li sostieni e li voti e il voto era pienamente consapevole.

La prefettura avvierà a breve l'accesso al comune, non perché lo ha chiesto il sindaco (ha fatto bene a mettere le mani avanti), ma perché lo prevede la norma. Ci saranno tempi tristissimi e non li possiamo evitare cercando unanimismi impossibili. Le divergenze ci sono e vanno evidenziate. Mai come ora serve separare, distinguere, classificare, asportare tutto ciò che è stato contaminato. Se vogliamo realmente rialzarci e ricostruire l'identità di questa città servono forze capaci di rifondare una dignità individuale e collettiva che poggia le sue basi sul progresso (non solo sviluppo) e la legittimità. Altrimenti resteremo a macerare nello schifo in cui siamo precipitati.


domenica 24 settembre 2017

Vittoria: SU LA TESTA!!




Mai come ora essere “vitturisi”, nascere o crescere a Vittoria, scegliere di viverci, significa combattere contro qualcosa o qualcuno.
Mai come ora Vittoria chiede militanza e impegno politico.
Non deve prevalere la logica del "fanno tutti schifo ... non voto più"
Ciò che è successo alimenta questa logica. In questo caso il grumo di potere che ha condizionato i processi sociali, economici e politici di questa terra, avrebbe definitivamente vinto. Hanno creato lo schifo, lo hanno coltivato, concimato, fino a farlo diventare un mostro di schifo. Ora che è in difficoltà invece di abbatterlo si rimane a casa? E' quello che vogliono E' quello per cui hanno lavorato. Sappiatelo, i clan, le mafie, l'economia criminale di questa terra continueranno a sostenere e mobilitare i loro lacchè e reggi panza. Non si arrederanno. E' tempo di lotta, non di disimpegno. SU LA TESTA.

Le parole di Paolo Borsellino sono il preambolo che deve guidare il radicale mutamento di cui questa città ha disperato bisogno.

L’equivoco su cui spesso si gioca è questo: si dice quel politico era vicino ad un mafioso, quel politico è stato accusato di avere interessi convergenti con le organizzazioni mafiose, però la magistratura non lo ha condannato, quindi quel politico è un uomo onesto. E NO! Questo discorso non va! Perché la magistratura può fare soltanto un accertamento di carattere giudiziale, può dire: beh! Ci sono sospetti, ci sono sospetti anche gravi, ma io non ho la certezza giuridica, giudiziaria che mi consente di dire quest’uomo è mafioso.
Però, siccome dalle indagini sono emersi tanti fatti del genere, altri organi, altri poteri, cioè i politici, le organizzazioni disciplinari delle varie amministrazioni, i consigli comunali o quello che sia, dovevano trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze tra politici e mafiosi che non costituivano reato ma rendevano comunque il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica.
Questi giudizi non sono stati tratti perché ci si è nascosti dietro lo schermo della sentenza: questo tizio non è mai stato condannato, quindi è un uomo onesto. Ma dimmi un poco, ma tu non ne conosci di gente che è disonesta, che non è stata mai condannata perché non ci sono le prove per condannarla, però c’è il grosso sospetto che dovrebbe, quantomeno ... indurre soprattutto i partiti politici a fare grossa pulizia ... non soltanto essere onesti, ma apparire onesti, facendo pulizia al loro interno di tutti coloro che sono raggiunti comunque da episodi o da fatti inquietanti, anche se non costituenti reati.”


istituto tecnico di Bassano del Grappa 26/01/1989



sabato 16 settembre 2017

Operazione Survivors: l'attaccante e i figuranti della paura.


Sembra primavera. E' tutto un fiorire di congratulazioni alle forze dell'ordine per l'operazione Survivors che ha annullato i cupi successori di un clan che ha scorrazzato in lungo e in largo tra Vittoria e Comiso. I “mi piace”, i commenti ricchi di entusiasmo sui post e sugli articoli dei giornali telematici, con foto degli arrestati in bella evidenza pubblicati su Facebook, germogliano e prosperano di minuto in minuto. Pare di stare al bar quando si brinda perchè la squadra del cuore ha vinto il campionato: “abbiamo vinto!!”. E invece no, non abbiamo vinto un bel niente. L'attuale “azzeramento” del clan Ventura è solo il primo passo. E' stato vinto lo scontro diretto ma il campionato è lungo e ricco di insidie. Il migliore giocatore in campo di questa partita, piaccia o meno, è stato Paolo Borrometi. La moltitudine silenziosa che mal sopporta lo “scribacchino modicano” (così molti lo definiscono) ora lo applaude e lo osanna. “Bravo Paolo”, “Grande Paolo”, pollici alzati a go go e cascate di emoji con bicipiti in bella mostra. Ma al di la di queste considerazioni va detto con chiarezza che gli arresti di ieri hanno si un padre in Paolo Borromenti, ma anche una madre, una madre snaturata: la PAURA. Una paura sorda, muta, pervasiva, velenosa che serpeggia da decenni sotto la pelle di questa città. Quest'angoscia si è gonfiata a dismisura, è cresciuta su se stessa, sull'onda degli articoli e delle inchieste fatte da Paolo, ma non solo da lui, operando un contagio contro cui non c'è vaccino che tenga. Tantissimi leggono gli articoli della spia.it, poi, dopo, ne criticano ferocemente lo stile, il contenuto, le foto, l'impostazione del sito … ma intanto per quattro anni hanno letto nomi e cognomi, visto facce conosciute e hanno provato profondo fastidio e muta inquietudine nel vedere descritto in quel modo il loro territorio e le sue attività economiche. Ma in tutto questo tempo questa descrizione non li ha mai indignati, anzi ha provocato in loro una reazione opposta. Per PAURA hanno negato l'esistenza della criminalità organizzata e minimizzato il ruolo di questi personaggi, liquidando il tutto con la solita frase che nasconde la PAURA: “tutte minchiate ... chisti su scassapagghiari”. Cosa ancora più assurda, la PAURA, a molte attività di questa zona, ha alimentato la sindrome di Stoccolma, quel sintomo che ti fa percepire come  unici  liberatori quelli che ti opprimono. In conseguenza di ciò cosa hanno fatto? Hanno cercano il clan per pagare e mettersi in regola. Un atteggiamento insensato, di una stupidità feroce, confermato da un pentito, Rosario Avila. La PAURA invece di creare un effetto liberatorio, invece di portare a isolare e denunciare, ha alimentato e dato forza agli “scassapagghiari” facendoli diventare più forti e quindi visibili e individuabili. E così la PAURA è diventata madre snaturata. Oggi esultano ma secondo me si sentono orfani.

Mi godo questo importante risultato delle forze dell'ordine cosciente che i Ventura sono solo la punta dell'iceberg. Rimane sempre un dubbio: chi e come ha gestito in questi anni i proventi illeciti e le imprese dei Ventura? Questa sarebbe un'altra bella storia.


lunedì 11 settembre 2017

'NDRANGHETA A VITTORIA? PICCOLO PROMEMORIA


C'è un chiacchiericcio di fondo che la politica di questa città insieme alla cosi detta “società civile” non riescono a percepire: si mormora che la 'ndragheta da tempo è presente e ha un ruolo non indifferente nell'economia e negli affari criminali di questo territorio. Capisco che viviamo in tempi di Alzheimer galoppante e quindi dimentichiamo con molta facilità anche vicende recenti, provo pertanto a ricordare ed elencare alcuni fatti a sostengono dei bisbigli che non vengono avvertiti.
  • Il 14dicembre del 2014 nei pressi di via Cavour veniva ammazzato Michele Brandimarte, personaggio di primo piano della cosca Piromalli- Molè di Gioia Tauro
Controllo del mercato ortofrutticolo e della “commercializzazione” degli stupefacenti (cocaina in primis): pare un binomio indissolubile con un unico d(en)ominatore.

La situazione sembra fin troppo delicata e l'attenzione non è per nulla sufficiente. Quello che ho elencato è solo una piccola parte. Gli organi inquirenti hanno prodotto pile di relazioni e di inchieste sul Mercato di Vittoria e gli intrecci anomali tra questa struttura con i mercati di Fondi, di Milano … evidenziando anche il ruolo delle 'ndrine calabresi. Cosa si aspetta ad accedere all'interno di queste strutture? Si sciolgono comuni per molto meno, qui cosa si pretende la pistola fumante per intervenire?