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sabato 27 gennaio 2018

IL NARCOCAPITALISMO IBLEO




Il motore dello sviluppo di questa provincia? Gli istituti di ricerca, le fondazioni bancarie, le pubblicazioni accademiche, parlano della piccola e media impresa e dell'impulso economico che essa ha creato nei vari settori. Leggo le pubblicazioni e rido. Si, la microimpresa ha avuto e ha un ruolo importante, ma il nuovo propulsore dell'economia iblea è la droga. Il 2018 si è aperto con arresti a raffica. In meno di venti giorni ci sono state tre operazioni antidroga. “Bande multietniche”, così sono state definite, che spacciano di tutto: marijuana, hashish, eroina, coca, soprattutto coca. E poi pusher fai da te ogni giorno vengono beccati qua e la dalle forze dell'ordine nelle varie città della provincia. Domanda e offerta si incontrano in qualsiasi parte: dentro le scuole, nelle fermate dell'autobus, di fronte ad un campo di calcetto, pure davanti alle parrocchie .. ogni luogo va bene. “Sistemi d'impresa” e “ditte individuali” dello spaccio controllano le “piazze” di Ragusa, Comiso, Modica, Ispica, Santa Croce, Vittoria, ... Ma queste attività brillano di luce propria oppure il servizio gli viene affidato, come una sorta di franchising? Chi gli procura la merce da piazzare? Chi li controlla? E' evidente che dietro queste persone c'è la criminalità organizzata. Non potrebbero operare senza “certe autorizzazioni”. Queste piccole centrali dello sballo, in particolare le "bande multietniche", secondo i calcoli degli inquirenti, producono un giro d'affari che si aggira intorno ai 30 milioni di euro mensili. (ne hanno sgominate tre quindi 90 milioni al mese) Quale attività ha una resa così alta? La “roba” è l'unica merce che non ha conosciuto e non conosce la parola crisi. In questa provincia (e non solo) ogni giorno centinaia di persone cercano freneticamente qualcosa da fumare, da sniffare o da iniettarsi nelle vene e loro, gli attivisti in franchising, sono li pronti a soddisfare le richieste. In questa provincia ci sono luoghi che sono diventati dei veri e propri "centri commerciali" dello sballo forniti da quella "grande distribuzione organizzata" che è la mafia. Ecco il nuovo modello economico che si sta affermando nella provincia babba: il narcocapitalismo molecolare. Il lavoro delle forze dell'ordine è preciso, chirurgico, puntuale; ma gli arrestati vengono subito sostituiti. Il ricambio è rapido, immediato. La domanda è tanta, continua, inarrestabile. I clienti devono essere soddisfatti sempre, hanno bisogno, in base ai casi e alle condizioni, di eccitarsi o di rilassarsi. E poi c'è il sabato con le discoteche che pompano musica tekno o i rave party sui colli iblei e li di roba ne serve tanta, tantissima. 
E mentre i nasi si imbiancano, le cartine si arrotolano e le vene tornano ad essere pompate; le casse delle mafie si saturano di denaro liquido. Qualcuno mi dice che i soldi non li contano più: li pesano.

Ecco, questa è una delle facce del nuovo modello Ragusa di cui nessuno parla e di cui bisogna cominciare a dire qualcosa.

sabato 13 gennaio 2018

LE DUE CITTA'


Il nuovo anno è cominciato, fortunatamente, senza grandi clamori. I fardelli del 2017 sono stati caricati sul giovane 2018. Smaltite le cene natalizie e i brindisi di capodanno, sono ricominciate le doglianze: le strade gruviera, le perdite d'acqua, i rifiuti per strada, la crisi economica, pochi eventi culturali, ecc.. Tutte cose che evidenziano come Vittoria non occupi - da tempo immemore - un posto di rilievo nella graduatoria della vivibilità.  Senza trascurare poi la disoccupazione che con ogni probabilità risponde solo in parte ai dati  forniti dal centro per l'impiego. Bisogna oramai considerare che tante persone non si presentano nel "mercato del lavoro", sanno che è una porta chiusa e si rifugiano nelle pieghe dei nuovi ammortizzatori sociali: lavoro nero e attività illegali.
Di fronte a questo quadro vedo due città: quella borghese, che resiste alla crisi e affolla il centro storico soprattutto il sabato sera, passeggia, compara, frequenta i locali alla moda, va ai concerti (in verità abbastanza pochi) , partecipa alle iniziative organizzate dall'amministrazione comunale. E poi c’è un’altra città, la seconda, che non sa niente, non si vede, vive nel degrado e guarda la prima città come qualcosa di lontano, di diverso, di nemico. Due mondi divisi da un profondo fossato che non hanno il senso della storia e del destino comune. Due città che non dialogano.  La Scuola Pubblica e la Chiesa potrebbero fare da ponte tra le nuove generazioni ma evidentemente non sono interessate, anzi a mio avviso anche loro contribuiscono a scavare e allargare il solco che divide le due città.  Il santo patrono, San Giovanni, riesce ad unirle due volte l'anno : a Gennaio e a Luglio. Ci riesce invece benissimo la mafia, l'economia criminale, che coniuga gli interessi economici degli strati borghesi con la cultura dell’illegalità sottoproletaria e plebea che cresce a dismisura nelle periferie.
Se non si indaga dentro questa spaccatura, Vittoria rischia di restare un luogo sempre più vacuo, che si inventa strategie di sopravvivenza giorno per giorno. Non c’è da sorprendersi se le panchine e gli altri arredi del centro vengono ciclicamente spolpati e vandalizzati, se il degrado e l’incuria sono, purtroppo l'unico scenario riproposto, se la “movida” notturna si esaurisce tra decadenza e rifiuti. In Città si avverte la necessità di un salto di qualità,  passare dall’effimero e dall’episodico a un “sistema Vittoria”. Forse sarebbe più giusto parlare di una “proposta Vittoria”, che non può non passare attraverso una buona dose di realismo e una cultura fondata sul “sapere Vittoria”, cioè conoscere il suo volto e i suoi problemi, al di là delle coloriture del desiderio. Ecco, questo è quello che proverò umilmente a fare quest'anno: conoscere e farvi conoscere i problemi veri di questa città, le cause che li generano e le mie eventuali proposte. Lo so che non basterà e so anche quanto sia complicato.  Proverò ad alimentare un dibattito per provare, nel mio piccolo, a far uscire fuori questa città dal pantano in cui si cacciata. Una palude dove il fango si sta via via asciugando e sta diventato un cemento che rischia di bloccare, di strozzare, definitivamente Vittoria.