Visualizzazioni totali

martedì 8 maggio 2018

Peppino, il maestro.


40 anni fa un giovane dirigente della sinistra siciliana, la sinistra migliore, veniva prima massacrato di botte e poi, legato sui binari ferroviari, dilaniato da una carica esplosiva. Qualcuno dice che l’ufficilale dei carabinieri, venuto da Palermo per indagare su quell’omicidio, liquidò il tutto con una frase categorica e imperativa: “attentato terroristico andato a male”. Ma Lui, Peppino Impastato, era quanto di più lontano dal concetto di “terrorista”. Peppino era un militante della sinistra, ma non quella elitaria, intellettualoide e fricchettona: NO! Lui apparteneva alla sinistra che presidiava il territorio, quella che parlava e si confrontava giornalmente con il mondo del lavoro, la sinistra che denunciava i vizi e gli intrallazzi dei mafiosi e dei politici collusi con la mafia. Insomma, era un militante attivo, un dirigente vero, una figura credibile, “nu rumpi cugghiuna vijero”, capace di organizzare e coinvolgere giovani, meno giovani, anziani e “picciriddi”. 
Comizi incalzanti con nomi e cognomi, giornalini, manifesti e volantini con tanto di facce, ruoli e incarichi. E poi la radio, “minchia sta radio”, quella faceva perdere il sonno a certe persone, arrivava da per tutto. Le sue denunce erano precise e circostanziate, ma soprattutto erano cariche di un umorismo tagliente che non solo faceva riflettere ma, cosa ancora più grave, riduceva i potenti a macchiette, a controfigure, a personaggi ridicoli, goffi e impacciati.  Uno slogan di quegli anni recitava: “una rista vi seppellirà”. Ecco, Peppino li seppelliva, anzi li ha seppelliti, con la merda delle loro montagne. Ha pagato un prezzo troppo alto. La loro vendetta è stata cinicamente feroce. Lo hanno fatto a pezzi il 9 maggio, lo stesso giorno in cui i terroristi, quelli veri, uccidevano Moro. Ma anche le migliori bugie, quelle costruite così bene che a volte provano a superare la verità, hanno le gambe corte. Volevano infangare Peppino e sono annegati nel loro fango. Volevano punirne uno per educare tutti e invece, piano piano, ne sono nati altri, non come Peppino ma comunque “u stijessu rumpi cugghiuna”. Non lo avete solo fatto martire lo avete fatto  maestro: uno dei migliori.

mercoledì 2 maggio 2018

Serra di cannabis: il nuovo oro verde.



La Polizia sequestra l'ennesima serra con 6500 chili di marijuana. Coltivare droga leggera è diventato il nuovo business. Garantisce entrate certe e un profitto elevato, a fronte di un investimento esiguo. Altro che pomodorino o melanzane svendute per pochi centesimi. Certo, i rischi sono alti, ma l’operazione di oggi dimostra come alcuni produttori agricoli siano ben disposti a mettere a disposizione la loro terra e la loro capacita di coltivazione. Se facciamo due conti si capisce perché. Una pianta di marijuana produce in media 500 grammi di roba che al consumo si vende a circa 10 euro al grammo. Esiste attualmente un prodotto agricolo che ha una resa così alta? Non credo! La marijuana sta diventando il nuovo oro verde e la fascia trasformata è come la Colombia? I bene informati mi dicono che le piantagioni sono tante, i quantitativi prodotti sono enormi e non tutto il prodotto finisce nelle nostre piazze di spaccio. Il grosso della produzione viene esportata, magari a Malta, oppure scambiata con un'altra droga gestita dai calabresi: la cocaina. Ma questa sono altre storie.
L'origine di questa nuova illegalità è da ricercare nelle distorsioni economiche di questo territorio che stanno creando grandi diseguaglianze economiche e sociali. Più queste differenze diventano ampie e profonde, più questa nuova illegalità rischia di consolidarsi. Un disoccupato, un piccolo produttore travolto dalla crisi, un emarginato se deve scegliere tra una condotta legale o una illegale, oramai, in molti casi favorisce la seconda perché individua nelle istituzioni (che hanno il compito di garantire la legalità) la causa della sua condizione. Questo è il terreno di coltura della mafia e della sua emanazione più diretta: l'economia criminale. Se non si combattono le evidenti distorsioni economiche di questa terra, la mafia diventerà definitivamente padrona della crisi.