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domenica 16 settembre 2018

NUOVE SERRE



Gino aveva saputo che il suo amico Sandro era stato colpito da infarto e se l’era vista pure brutta. Per una settimana era stato ricoverato in ospedale nel reparto di terapia intensiva. Non appena fu dimesso decise di andarlo a trovare. Nel tardo pomeriggio, dopo una lunga giornata trascorsa in spiaggia, tornò a casa, si fece la doccia, s’asciugò velocemente, indossò pantaloncini e maglietta, salì sulla sua vecchia auto e si diresse verso Punta Faro, la località dove Sandro soggiornava durante la bella stagione. Fece la vecchia strada litoranea, non poteva rinunciare alla visone di quel mare piatto dove il sole ormai stava per affondare. Alla sua sinistra invece defluiva un insieme surreale ma ordinato di case e di serre. Notò con un certo stupore che le serre erano tutte nuovissime. Non erano le classiche capannine basse e sgangherate che aveva sempre visto montare e rimontare per anni in quella zona. No! Erano impianti moderni, con le strutture in ferro, alti e ben ancorati al terreno e si estendevano a perdita d’occhio. La cosa incuriosì molto Gino. L’annata agraria, anche quest’anno, era andata malissimo e si era conclusa peggio. Il prezzo alla produzione dei prodotti ortofrutticoli era stato notevolmente inferiore ai costi di produzione. Centinaia di aziende agricole erano andate in malora e i produttori non avevano né le risorse per ripartire né la fiducia da parte delle banche. “Ma allora – si chiedeva Gino - da dove venivano tutti questi soldi per realizzare queste nuove strutture?”
Arrivato a Punta Faro vide che Sandro lo attendeva in strada, notò subito come fosse ancora molto provato in viso. Parcheggiò l’auto e si diresse correndo verso il suo amico. Si abbracciarono a lungo e Sandro ridendo gli disse:
- Gino, il colpo è stato “e n c i c l o p e d i c o” ma io qua sono. Chi m’ammazza?
Si diressero verso la villetta, si accomodarono in veranda, di fronte a loro avevano il mare sorvegliato da una luna che da poco aveva fatto capolino, tutt’intorno poche ma graziose villette e poi quell’enorme distesa di serre nuove nuove.
- Sandrù, ma tutte queste serre, ma cosa è successo? Chiese incuriosito Gino.
Sandro fece come se non avesse sentito la domanda, chiamò sua madre e la pregò di portare una caraffa di latte di mandorla fresco e una bella birra gelata. 
Gino, ci rimase un po’ male, pensò: “forse non ha sentito la mia domanda” e allora con un tono di voce più sostenuto ripeté:
- Sandro, ma tutte ‘ste serre ... sono tante, ma di chi sono?
Sandro, questa volta con un sorriso beffardo rispose immediatamente e a tono:
- Gino, l’infarto viene al cuore non alle orecchie. Ancora ci sento benissimo. Appena ti arriva la birra ti racconto.
La birra e il latte di mandorla non tardarono ad arrivare. Sandro, senza aspettare che Gino riproponesse la domando inizio a raccontare.
- Ginuzzo, quest’anno un mare di piccole aziende agricole sono fallite, i tanti produttori all’inizio delle scorse campagne non avevano neanche gli occhi per piangere; molti andarono da Totò Tribunale ...
- Totò Tribunale … quello che ... il commerciante di …  lo interruppe Gino.
- Si lui, Totò Tribunale, quello che … il commerciante di … lui ha fornito merce a credito a molti dei serricultori di questa zona, ma come garanzia a chiesto e ottenuto la stipula di un compromesso di acquisto del terreno. Se tutto fosse andato bene avrebbero chiuso il debito e fine della storia. Invece tutto è andato male, sempre più male, e ai produttori sono rimasti i debiti … … lui li ha portati davanti al notaio Ficuzza e li con una “manciata di pasta” ha acquistato tutte queste terre. Ora qui tutto è suo. I vecchi proprietari sono diventati i suoi braccianti e queste serre le sta realizzando anche grazie ai contributi comunitari. Gli economisti questa storia la chiamano “ricomposizione fondiaria” … a pronunciarla così sembra pure una bella frase. Nei fatti è una forma di racket-usura legalizzata e giustificata: tu compri da me ciò che ti serve per la tua campagna, se non puoi pagare io ti faccio credito, tu sei in dovere di riportare il prodotto a me e io ne decido il prezzo. Questo prezzo è sempre al disotto dei costi di produzione e ti porta dritto alla perdita di quella terra per cui tuo padre o tuo nonno hanno lottato. E’ una nuova forma di mafia che non ha bisogno di affiliati o di controllare militarmente il territorio con la violenza, quella è roba da romanzo. Il nuovo elemento decisivo è un metodo di costrizione soft, che paradossalmente trova pure una sua giustificazione economica. Addirittura viene percepiscono come una forma di solidarietà, di aiuto … per capirci, secondo alcuni, i vari Totò Tribunale  sono amici.

Di colpo Sandro smise di parlare, guardò ironicamente Gino ma poi in modo risentito gli chiese:
- Scusa, ma sei venuto a farmi una visita o a parlare di queste cose?

Ci fu una attimo di silenzio, poi scoppiarono a ridere all’unisono e sempre in modo corale dissero: “ARRIRRIEMMU PPI NUN CIANCIRI!!”.

P.s personaggi e luoghi sono immaginari. La storia forse è verosimile.


sabato 8 settembre 2018

... OMISSIS ...





A Vittoria, da oltre 48 ore, il testo più letto è la relazione del Prefetto allegata al decreto di scioglimento del consiglio comunale (atto pubblicato nella Gazzetta Ufficiale serie generale n. 206 del 5 settembre). A Vittoria, da oltre 48 ore, la parola più scritta e pronunciata è "omissis". Dietro questo termine che prova a tralasciare l’identità delle persone coinvolte, si nasconde, oltre ad una evidente quanto morbosa curiosità, una rabbia sorda. Ciò che per anni molti cittadini hanno percepito, supposto, ipotizzato, immaginato, ha trovato una sua concretezza nelle oltre trenta pagine della relazione riassuntiva del Prefetto. Leggendo quei fogli - sintesi di un documento più corposo redatto dalla Commissione ispettiva che per sei mesi ha analizzando una mole impressionante di atti - viene fuori un quadro disarmante e desolante dell’istituzione comunale. Nel documento emerge da più parti come le mafie del territorio e le loro economie non siano state, per l’istituzione politico-amministrativa-burocratica comunale, un problema da contrastare, ma uno strumento di potere di cui servirsi, con cui venire a patti, con cui dividersi i vantaggi dellillegalità. Sempre leggendo la relazione, pare che la stessa illegalità sia stata non solo tollerata ma anche legittimata e disciplinata fino ad ottenerne il controllo economico sulla stessa.

Vittoria nel tempo si è assuefatta a questa condizione, non si è ribellata a questo potere, anzi, le poche reazioni a questo status quo sono state subito contenute, rivoltate al proprio interno e fatte implodere in comportamenti e atteggiamenti che hanno impedito la deflagrazione contro la classe dominante. Penso "all'assessorato alla legalità", hai “percorsi di legalità”. Che ruolo hanno avuto? Cosa hanno determinato? A chi sono serviti? Queste iniziative "antimafia" non davano nessun fastidio, anzi, andavano benissimo, l'importante era salvare le apparenze per mantenere saldo e intatto il sistema di potere creato.

Per far uscire Vittoria da questa assuefazione serve una “ribellione democratica” delle “classi popolari”, una reazione che sappia disarticolare certi rapporti che si sono cementati e cristallizzati nel tempo. Oggi questo potere è in evidente difficoltà, è nascosto e di tanto in tanto emerge per negare le evidenze. Guai però a pensare che non si stia riorganizzando. Lavora sottotraccia per riconquistare il palazzo. Eventuali riproposizioni aggiornate e corrette che camaleonticamente mirano a ripresentarsi come il nuovo, all’interno di giovani formazioni politiche, vanno smascherate. Non si può dare una mano di bianco ad un muro oramai irrimediabilmente compromesso. Quel muro va abbattuto. Se non ora, quando?