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lunedì 29 luglio 2019

munizza, Munizza, MUNNIZZA


La munnizza sta sommergendo questo territorio e in alcune zone il tanfo già aleggia da tempo. Siamo prossimi all’allarme sanitario, ma non si deve dire. Il 6 luglio scorso scrissi, in questo piccolo spazio, che “i mucchi di rifiuti oramai caratterizzano buona parte del nostro territorio e la munnizza è diventata contagiosa, come la “peste” e più è trasmissibile più il territorio rischia di precipitare verso un emergenza rifiuti che è lo spazio vitale dove “la peste” trova il suo compimento”. Subito l’ASP di Ragusa, d’intesa con la commissione straordinaria del Comune e con la Prefettura di Ragusa spiegarono in un comunicato stampa di aver effettuato controlli su un’area vasta del territorio comunale. A seguito di diverse ore di controlli veniva esclusa qualsiasi emergenza sanitaria o rischi per la salute pubblica”.
Non mi va di polemizzare ma non ci sto neanche a passare per uno che si inventa le cose. Ma cosa è stato controllato? Lungo le strade di molte contrade che circondano Vittoria (ma anche Santa Croce, Ragusa, … ) i mucchi di spazzatura aumentano a vista d’occhio. Le persone giornalmente postano sui social foto di cumuli di monnizza che si sviluppano rapidamente. Addirittura la plastica delle serre insieme alla spazzatura viene abbandonata nelle rotonde o nei spartitraffico. C’è l’inciviltà di molti cittadini, su questo non ci sono dubbi, ma c’è anche la totale mancanza di controllo. L’una sommata all’altra stanno facendo diventare il territorio un’enorme latrina a cielo aperto e questa cosa non può continuare perché poi qualcuno - ancora più incivile - convinto di fare una cosa buona e giusta incendia questi cumuli appestando l’aria.
Si prenda atto, definitivamente che la raccolta differenziata, così com’è impostata, non sta funzionando. Inoltre, perché fino ad oggi nelle campagne, dove abitano diverse famiglie, non sono state previste delle isole ecologiche? Magari proprio nei luoghi dove si formano le attuali discariche abusive. Come mai non si fanno accordi con la grande distribuzione presente in zona, installando postazioni di raccolta automatica di carta, plastica, vetro e alluminio, a cui accedere liberamente e dalle quali ottenere degli sconti o dei buoni da utilizzare per la propria spesa? In molte realtà questo sistema si sta affermando. E in fine, cosa manca per mettere in funzione il nostro centro di compostaggio? Parlo di una struttura costata oltre 3 milioni di euro, in cui si possono mettere a deposito circa 5 mila tonnellate di rifiuto umido e fornire dell’ottimo compost (concime naturale) per i nostri territori ad alta vocazione agricola.

L’emergenza rifiuti è la corsia preferenziale che mette ogni regola in soffitta e avvia percorsi tortuosi, malati e ambigui Bisogna evitarla a tutti i costi.

domenica 14 luglio 2019

IN NOME DI ALESSIO E SIMONE VITTORIA DEVE REAGIRE




E’ morto pure Simone. La notizia è arrivata mentre si celebrava il funerale di Alessio. Il dolore, immenso ma contenuto, è diventato straziante. Vittoria sta vivendo il momento più angosciante della sua storia recente. La strage del ‘99 ferì profondamente la città, ma lo Stato e le istituzioni furono solerti e capaci a dare delle risposte. Oggi Vittoria è sola, indifesa, abbandonata a se stessa. La morte di queste due giovani vite ha tramortito ogni corpo sociale.

Alessio e Simone sono vittime di una cultura mafiosa che non ha trovato e non trova contrasti adeguati né nella città, né tanto meno nelle istituzioni. Se è vero - come ha denunciato Paolo Borrometi e come ha ben descritto Annalisa Grandi sul Corriere della Sera- che le esequie di Alessio “sono state affidate alla ditta di pompe funebri dell’amico dei Ventura”; se è vero che la sede storica del Commissariato di P.S. di Vittoria è di proprietà dei Luca, arrestati per mafia: lo stato a Vittoria non ha toccato solo un fondo putrido e melmoso, non contento si è messo a scavarlo. Qui,come ha dimostrato Salvo Palozzolo su Repubblica.  si ha ancora la sfacciatagine di negare l'esistenza delle mafie. 

Vittoria deve rialzarsi, ha l'obbligo di reagire, e lo deve fare da sola per evitare altri drammi come quelli di Alessio e Simone. Lo deve fare per impedire che tanti ragazzi subiscono il fascino della cultura mafiosa come modello di riferimento. Abbiamo il dovere di isolare e attaccare le economie mafiose e gli atteggiamenti mafiogeni che creano consenso e complicità in larghi strati della nostra società. Dobbiamo uscire da questa forma di torpore in cui ci siamo cacciati. Solo dopo aver fatto ciò possiamo e dobbiamo pretendere uno Stato che sappia fare lo Stato. Non possiamo più vivere nella rovina, nello sfregio, nella merda perché a rischio ci sono le vite di altri ragazzi come Alessio e Simone

venerdì 12 luglio 2019

ALESSIO NON ERA AL POSTO SBAGLIATO NEL MOMENTO SBAGLIATO



Alessio D’Antonio, un ragazzino di 11 anni grazioso e vivace, come lo sono tutti i ragazzi a quell’età, non c’è più. Gli è stata rubata la vita da chi la vita l’aveva già persa per scelta. Alessio, come tutti i ragazzi della sua età, amava stare in compagnia dei suoi coetanei, giocare, come è normale che sia; ma la normalità in questa città è diventata un fatto straordinario. Qui non si può essere normali. Qui non si deve essere normali. Qui si deve avere paura sempre, anche quando stai sul marciapiede.

Tanti questa mattina già ripetono come una mantra: “povero figlio, si è trovato al posto sbagliato al momento sbagliato”. A sentirla sembra una frase apparentemente innocua, che viene ripetuta anche per altre disgrazie; infatti, raccoglie sempre una certa approvazione. Nei fatti è profondamente maligna. Con poche parole si attenuano e si giustificano vicende brutali come questa: travolgere con un’auto due ragazzi, ammazzandone uno e riducendo l’altro in fin di vita. E’ come se in modo allusivo si cercasse di scaricare le colpe anche su Alessio e su suo cugino, come a dire: “che ci stavano a fare li”. NO! Non ci deve essere neanche il minimo accenno di giustificazione. Leggo dalla stampa che chi guidava il suv a folle velocità, aveva un tasso alcolemico superiore a quattro volte il consentito, pare avesse tirato di coca e portava in macchina mazze e manganelli.

Erano Alessio e suo cugino al posto sbagliato nel momento sbagliato?

Alessio e suo cugino non si trovavano nel posto sbagliato, ma in quello giusto: erano sul marciapiede, anzi sullo scalino d’ingresso di casa; erano li dove ragazzi di 11 anni, 11 ANNI, in una sera di luglio possono e devono stare, insieme agli amici, a giocare, a vivere la vita con la spensieratezza della loro età. Sono altri che sono sbagliati, ma non si capisce - o meglio, visto i personaggi che erano nel suv, si capisce benissimo - perché si prova sempre e in modo subdolo a giustificarli.

sabato 6 luglio 2019

Rifiuti: l'emergenza è vicina


Foto tratta da Google immagini

Ogni giorno, per lavoro, sono piacevolmente costretto a viaggiare tra Vittoria e Ragusa. A volte faccio la strada per Comiso, altre volte faccio la strada che costeggia il Castello di Donnafugata, altre volte ancora la strada di Contrada Cento pozzi. Al di là del cambio morfologico di paesaggio c’è una cosa che unifica queste tre vie: A MUNNIZZA! Mucchi variegati di sacchetti di plastica neri, azzurri, gialli, trasparenti accumulati con un certo ordine negli slarghi o lungo il ciglio della strada, sembrano istallazioni artistiche in attesa di essere giudicate da un critico d’arte. Questi mucchi di spazzatura hanno una vita: crescono, si allargano, si riducono, prendono fuoco, si riformano mutando forma; la cosa più grave è che oramai caratterizzano un intero territorio. La Munnizza è diventata contagiosa, come la “peste” e più è trasmissibile più il territorio - tutta l’area iblea -  rischia di precipitare verso un emergenza rifiuti che è lo spazio vitale dove “la peste” trova il suo compimento. L’emergenza è la corsia preferenziale che mette ogni regola in soffitta e avvia percorsi tortuosi dove le mafie la fanno da padrone. Con la parola emergenza, in questo caso vocabolo infame, si nascondono tutte le incapacità politiche e istituzionali di questo pezzo di Sicilia. E'forse a questo a cui si punta? Si sta cercando l’allarme sanitario e quindi l’emergenza rifiuti? E NO! So come funzionano queste cose: le istituzioni non voglio problemi, la politica ha bisogno di voti e le imprese del settore voglio gli appalti; tutti e tre si mettono d’accordo e si crea il reticolo. Il modello ha già funzionato in altre zone dove l’emergenza è rimasta tale ma la distribuzione di risorse pubbliche è cresciuta esponenzialmente, con le mafie che sono diventate agenzie di servizi e di collocamento. Se vogliono continuare ad appestare e incenerire il futuro di questa terra, il percorso tracciato è perfetto. Viceversa serve cambiare, urgentemente, il sistema di raccolta differenziata (possibilmente con una gestione in house), serve avviare i centri di compostaggio non ancora attivi (vedi quello di Vittoria), servono le isole ecologiche nelle periferie e nelle campagne e serve soprattutto un monitoraggio serio del territorio (contaminato da rifiuti urbani e pericolosi interrati e fumarole). L’area iblea è già in piena emergenza sanitaria. Bisogna rientrare in tempi brevi da questo stato attuale prima che diventi un fatto definitivo. Voglio ricordare che li dove si forma un’emergenza prosperano strani affari.