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domenica 14 febbraio 2021

Tumori, rifiuti, mafie. Serve una nuova "rivoluzione" agricola.

Anche nel 2020 presso le Commissioni degli invalidi civili del Distretto Sanitario di Vittoria sono state presentate circa 6.000 domande di invalidità civile. Sto parlando di un ambito che comprende tre comuni - Acate, Comiso e Vittoria - con  oltre 100 mila abitanti.  Anche nel 2020 circa il 40% delle richieste di invalidità riguardava  persone con eventuali patologie tumorali. I dati relativi agli anni 2019 e 2018 sono molto simili a quelli dell'anno appena trescorso.  Pertanto, se la matematica non è un'opinione, solo negli ultimi anni nel comprensorio ipparino (Acate, Comiso, Vittoria), circa 7.000 persone con probabili patologie tumorali hanno fatto richiesta di invalidità civile. 

Secondo un'indagine ISTAT, i malati di tumore nei dodici comuni iblei sarebbero circa 9.000. E' evidente che il dato sembrerebbe un tantino in contrassto con quello delle richieste di invalidità civile dei tre comuni ipparini.  Al netto di questa incongruenza, va evidenziato come in provincia di Ragusa "la seconda causa  di morte è rappresentata proprio dai tumori, con un tasso di mortalità in aumento sia per gli uomini che per le donne. In particolare per gli uomini cresce la mortalità per il tumore al polmone, seguito da quello al colon retto e della prostata. Per le donne al primo posto il tumorealla mammella, seguito  dal colon retto, del pancreas, degli emolinfopoietici e dell'utero.

Nella pubblicazione "I numeri del cancro in Italia 2020", redatta dall'AIRT (Associazione Italiana Registro Tumori), nel capitolo relativo ai fattori di rischio che causano la morte vengono tabellate le seguenti motivazioni.


Ma più avanti, ed esattamente a pag. 74, si può leggere: "La grande maggioranza dei tumori (circa il 95%) è principalmente dovuta a cause ambientali ... È ambiente tutto quanto “incontriamo” nel corso dei nostri anni: è “ambiente” quanto è strutturalmente esterno a noi e molti degli agenti oncogeni ambientali possono tra loro combinarsi moltiplicando il rischio neoplastico. Non è verosimile cancellare dal mondo le cause di tumore; è possibile, però, eliminare o limitare i comportamenti o le “situazioni ambientali” che aumentano il rischio di tumore". 
E' fin troppo evidente: i tumori sono il frutto delle alteranzioni ambientali che anche questo territorio ha subito nel corso degli anni. Interrare e bruciare rifiuti di ogni tipo ha appestato questa terra. Va anche detto che il nostro modello di agricoltura, dopo aver trasformato questo lembo di Sicilia nella zona più avanzata del Mezzoggiorno, è arrivato al capolinea. Le inchieste della DDA ci dicono come i rifiuti prodotti da questa attività siano contrallati dalle mafie e le stesse hanno la responsabilità di avere ammorbato, indisturbatamente, questa terra. Il nostro modello agricolo - la serra - va ristrutturato totalmente e in chiave esclusivamente ambientale. Plastiche biodegradabili e lotta biologica devono sostituire le attuali pratiche agricole liberando il settore dal controllo asfissiante delle criminalità economiche. 

Attulmente la serra nell'immaginario collettivo è vista come un luogo insano. E NO! Non può essere così. Questa rappresentazione va totalmente rivista. La serra è un patrimonio economico, sociale e culturale che non va solo difeso,  va ri-trasformato nel luogo dell'innovazione non solo produttiva, ma prima di tutto ambientale, dove il lavoro deve essere libero da ogni forma di sfruttamento e in grado di generare reddito e non disperazione. Per fare questo servono soldi , investimenti,  che si possono trovare nel "Recovery fund" e nei fondi del nuovo PSR. Ma per avviare tutto ciò serve, soprattutto, una classe dirigente capace non solo di denunciare le storture del sistema, ma anche in grado di saper incidere con forza nel costruire e finalizzare misure che puntino a questa nuova rivoluzione.  Il territorio, per ripartire, ha un bisogno urgente di una nuova politica agraria che tenga in forte considerazione queste priorità. 

Rimanere immobili, oppure limitarsi a criticare l'attuale modello o peggio restari ancorati al passato rafforzerà le consorterie mafiose, acuirà le storie di sfruttamento e aggraverà le condizioni economiche, sociali e sanitarie della fascia trasformata.