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domenica 23 maggio 2021

Dominare la crisi, gestire i rifiuti, produrre droga. Ecco i nuovi affari delle mafie

Vittoria è una città che oramai subisce le aggressioni delle economie mafiose in silenzio e le istituzioni statali sono come incapaci a vederle, a capirle, e quindi non in grado di reagire con risposte e atti concreti. Questo mese ci sono stati due fatti che confermano questa mia tesi. Martedì 4 maggio i carabinieri hanno effettuato l’ennesimo sequestrato di migliaia di piantine di marijuana coltivate in un serra gestita da un cinquantenne. Domenica 16 maggio il quotidiano "La Sicilia" pubblicava un articolo dove i quindici imputati dal processo scaturito dall’operazione della DDA “plastic free” (tra cui l’ex pentito Claudio Carbonaro), accusati di associazione mafiosa e tornati tutti in libertà, ritiravano i teli della plastica dismessa dalle serre “senza minacce.

Alla base delle due notizie vi è un unico denominatore: le serre. La serricoltura ha cambiato radicalmente la vita sociale di questa terra, riscattando migliaia di braccianti che si sono elevati a piccoli proprietari terrieri, e gli stessi sono stati capaci di generare reddito e sviluppo non solo per se stessi ma anche per l’intero territorio. Oggi tutto questo è entrato in una crisi che dipende da varie cause, sia interne che esterne al comparto serricolo. Le mafie si sono via via impadronite di queste crisi, inserendosi dove lo stato ha rinunciato ad avere il suo ruolo. I mancati sostegni alle migliaia di microimprese serricole della fascia trasformata hanno spinto alcuni produttori ad accettare le proposte della criminalità organizzata e quindi a trasformare la propria azienda agricola in una attività che produce quintali di piante di marijuana. I dati pubblicati nell’ultima relazione annuale della Direzione centrale per i servizi antidroga dicono che in Italia, nel 2019, sono state sequestrate 223.541 piante di marijuana (pag 43 della relazione). Il 23,36% di queste piante, cioè quasi un quarto dei sequestri, è avvenuto in Sicilia. Il grosso della produzione e dei sequestri, è avvenuto in provincia di Ragusa, lungo la fascia trasformata. (pag. 175 della relazione).

Ma le serre, come qualsiasi attività, producono anche rifiuti. I teli di plastica che coprono le strutture produttive e i recipienti e gli imballaggi dei vari prodotti utilizzati per sostenere le coltivazioni, dovrebbero essere smaltiti secondo norme ben precise. I serricultori quando li acquistano pagano già lo smaltimento in fattura ai vari consorzi obbligatori: Polieco, Comieco, Corepla, etc (soggetti voluti dallo stato che ne dispone con proprio provvedimento la costituzione). Ma in tutti questi anni quale ruolo hanno avuto in questa terra questi consorzi? La risposta è arrivata qualche mese fa dall’operazione “plastic free”: NESSUN RUOLO! Secondo l’inchiesta della DDA, un ruolo invece lo hanno avuto i soggetti che praticavano “l'illecita concorrenza con la minaccia, le lesioni aggravate, la ricettazione, la detenzione ed il porto di armi da sparo, il danneggiamento seguito da incendio, il traffico illecito di rifiuti aggravato. Tutti i reati commessi con metodologia mafiosa, aggravante prevista dalle norme vigenti”.

L’incapacità delle istituzioni sia nel leggere che nel contrastare questi fenomeni ha messo le mafie nelle condizioni di controllare un comparto economico fondamentale per lo sviluppo e il progresso di questa terra. Un settore nato dalla volontà di riscatto economico e sociale si sta trasformando nel suo esatto contrario. Non è più tempo di rimanere a guardare. La classe politica e le organizzazioni sindacali e di categoria hanno il compito di intervenire per stimolare energicamente uno stato fin’ora troppo disattento. 

Vittoria non può diventare una palude, un ventre molle, capace di ingoiare e metabolizzare tutto lo schifo che la sta sovrastando.