mercoledì 29 dicembre 2021

Generare lavoro sano e produttivo? A Vittoria si può.

Foto tratta da Google Immagini

Vittoria sta facendo i conti con una grave crisi economica, sociale, politica e culturale; eppure  una parte delle economie sane di questa terra e le sue tante intelligenze non si stanno dando per vinte, provano ad attivare percorsi per un nuovo sviluppo in grado di dare la possibilità a diverse persone, soprattutto giovani, di vivere e realizzarsi professionalmente e lavorativamente in questa città.  E' chiaro che ancora tantissimi preferiscono puntare il dito nel vuoto pronunciando le solite frasi:  "c'è la crisi",  "non ci sono soldi",  "la politica non fa nulla". Tutti alibi che riescono a mantenere vivo il male grande di questo territorio: l'immobilismo! Ma un gruppo di "ragazzi", con una visone diversa, ha provato ad uscire da questa condizione. Ha metterli in moto è stato il Covid e quindi il fatto che molte persone non potendo uscire avevano e hanno di bisogno di un servizio a domicilio per la spesa, per i farmaci, per l'abbigliamento. Bisognava trovare il modo di mettere insieme l'interesse di imprese bloccate economicamente dai lockdown e le esigenze delle tante persone. Da questa nuova condizione è nata una rete di piccole attività, una sorta di cooperativa di comunità, uno strumento che ha messo insieme imprese diverse con ruoli diversi, tutto concentrato in un'applicazione: "VittoriaAdomicilio". All'inizio non pensavano di avviare questa start up nella nostra città: "non verrebbe capita", "Vittoria è solo risse e spaccio", "meglio iniziare l'attività a Ragusa". La perseveranza di uno  dei soci ha vinto sulla poca fiducia che aleggiava sul gruppo. E infatti, guarda un po', l'impresa ha avuto successo proprio a Vittoria.  In poco tempo circa 30 attività cittadine, legate a vari settori merceologici, hanno aderito al progetto. Una piccola comunità ha sentito l'esigenza di mettersi in connessione,  ha avuto la consapevolezza che la città avrebbe capito la sua proposta,  ha messo insieme le diverse competenze e le legittime esigenze e poi le ha fatte coincidere con quelle del territorio. Ora quest'esperienza comincia a guardare oltre i confini comunali.  Il progetto di un gruppo, ancorato a delle nuove necessità, ha generato un piccolo ma significativo cambiamento strutturale in grado di realizzare e non subire il proprio futuro.  E' questo che la classe dirigente locale  dovrebbe incoraggiare, valorizzare, sostenere;  invece la vediamo tristemente affaccendata in altre storie, o peggio disconnessa totalmente dalla realtà che vive il territorio (la vicenda del consiglio comunale ne è l'emblematica dimostrazione). L'anno che verrà ci da già delle indicazioni chiare: bisogna credere in questa terra da cui è molto facile scappare ma è  molto più difficile restare e lavorare. Qui si possono ancora sviluppare idee che generano lavoro e nello stesso tempo in grado di  migliorare la qualità della vita; perché soltanto quando si smette di delegare e si acquista competenza ad agire, quando lo sviluppo equo e la crescita sostenibile si affermano, la democrazia (quella vera e non quella annunciata) raggiunge la sua pienezza. 

domenica 12 dicembre 2021

SE NON ORA, QUANDO!?

 

Foto tratta da Google Immagini

A Vittoria la violenza è diventata l’unico modo per affermarsi. Provo fastidio e rabbia nello scrivere questa frase, ma la continua sequenza di fatti violenti ne è purtroppo la conferma. Nella città dove il lavoro e il capitalismo molecolare realizzato dalla dinamicità di tanti piccoli imprenditori ha creato progresso e sviluppo, oggi si afferma l’imprenditoria del crimine. In questa terra negli ultimi anni si è consolidato un grumo di potere che ha bloccato i processi sociali, economici e forse anche quelli politici. Un coagulo di interessi che ha sottomesso prima di tutto il lavoro. Qui il lavoro ha smesso di creare reddito e ha cominciato a produrre miseria e schiavitù. Negli ultimi anni ho visto centinaia di produttori agricoli impoverirsi lavorando; altri però si arricchivano. Ho visto dove è finita quella ricchezza. L'odore del successo, della conquista, sta sempre nelle lottizzazioni, nel cemento, nei mattoni e poi nella capacità di utilizzare, di sfruttare i tanti piccoli imprenditori edili artigiani a cui subappaltare i lavori a prezzi stracciati, tagliando il prezzo delle loro manodopera e scaricando su di loro responsabilità e rischi. Quando guardo i tanti edifici sorti in questi anni sento le voci di chi li ha costruiti senza guadagnarci nulla, anzi è stato travolto dalla crisi proprio come i serricoltori. Qui, nel silenzio più totale e senza grandi contrasti, si è affermata ogni forma di caporalato e di schiavitù. E mentre il corpo economico sano della città è stato divorato dalle avidità di pochi e dalla crisi cicliche, l’altra economia, quella maligna, con i suoi soldi e le sue complicità si è impadronita del territorio senza tanti contrasti. La peggiore delle disperazioni è diventare poveri lavorando; è questo che ha determinato la fuga di molti giovani da questa città. Scappano via in cerca di riscatto, di un lavoro e di un futuro dignitoso. Se questa città non riscopre il valore del lavoro legale e produttivo, se non abbandona le vecchie logiche, se non riconverte ecologicamente il suo “modello economico”, se non punta ad una seria riqualificazione del territorio; resterà quello che è oggi: un luogo di risse, di spaccio e di mafie. Ma per fare questo serve una classe politica seria, attenta e scrupolosa; capace di portare avanti proposte che sappiano contrastare realmente l’attuale condizione. Invece assistiamo a consigli comunali che definirli tristi e assurdi è già un complimento.

A Vittoria servirebbe una Scuola molto più funzionale di quanto lo è già, in grado di favorire, con ancora più forza, il riconoscimento di se stessa come luogo di crescita. Una Scuola in grado di cogliere, ancora di più, le esigenze delle fasce più deboli della popolazione e di mettere in atto tutte le strategie inclusive possibili coinvolgendo enti pubblici e associazioni private. Molti insegnati e diversi direttori didattici ci provano tra mille difficoltà, ma il loro encomiabile sforzo non basta. Servirebbe uno Stato più attento, in grado di contrastare seriamente la dispersione scolastica. Leggendo quanto dichiarato dal giudice del minori, dott. Roberto Di Bella, sull’abbandono scolastico a Vittoria cadono le braccia. “… Per capirci il 23 aprile (2021) gli accertamenti dei carabinieri del comando provinciale di Ragusa nell’ambito di indagini a Vittoria contro l’evasione dall’obbligo scolastico hanno portato alla denuncia di 98 genitori per inosservanza dell’obbligo dell’istruzione elementare di minorenni. 98 che si aggiungevano ai 48 denunciati dalla Procura nei giorni precedenti per lo stesso reato .... Vittoria, per la condizione che vive, non ha bisogno solo di più polizia o addirittura dell’esercito (forse sarebbe più opportuno chiedere di allocare il commissariato in un immobile diverso dall’attuale. Al momento il posto di polizia è in l’affitto e pare che il proprietario sia un parente della famiglia Luca, ovvero Rocco Luca, figlio di Salvatore, finito in carcere assieme allo zio e al padre, nel luglio 2019, perché indagati con accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e riciclaggio). A questa città non serve solo la repressione ma anche un serio potenziamento di alcune “ossature istituzionali”. A Vittoria servirebbe una Scuola primaria e secondaria a tempo prolungato. Invito gli amministratori e i consiglieri comunali a leggere questo articolo de l’Internazionale (https://www.internazionale.it/notizie/franco-lorenzoni-2/2020/12/02/tempo-pieno-scuola) e in particolare a soffermarsi sul capitolo delle diseguaglianze: “Oggi in Italia due terzi delle ragazze e dei ragazzi che frequentano la scuola di base sono esclusi del tempo pieno e l’aspetto più grave è che questa riduzione d’orario è concentrata nelle regioni dove la dispersione scolastica arriva a percentuali spaventose che superano il 30 per cento. …”.

Grazie allo sfruttamento del lavoro che genera povertà e alla dispersione scolastica la criminalità ha un enorme vivaio dove poter attingere adepti. Bisogna bloccare questa fucina. Chiedere soltanto più forze dell’ordine non è né risolutivo, né sufficiente. Manifestare contro la criminalità può essere importante, ma dopo l’evento tutto torna come prima. Unitamente a queste richieste e a queste dimostrazioni le istituzioni  cittadine devono iniziare a sollecitare con forza le istituzioni preposte (Provveditorato, Prefettura e Ministeri competenti) in modo da far partire in città il tempo prolungato. Qualcuno ha detto che Chi apre la porta di una Scuola chiude una prigione”, altri hanno detto che “la mafia teme la Scuola più della giustizia”. Se queste frasi hanno un senso e non sono solo slogan, bisogna metterle in pratica.  SE NON ORA, QUANDO?!