domenica 28 luglio 2024

Imballaggi


Foto tratta da Google Immagini


Dopo un'operazione di polizia sull'infiltrazione delle mafie in alcuni settori economici del nostro territorio, si scatena il solito vespaio di polemiche che dura in media tre giorni. Nascono articoli, post sui social che descrivono la pericolosità criminale degli arrestati, ma in questi commenti non si analizzano mai i danni economici creati da queste attività e non si cercano mai le complicità.  Le ultime operazioni in ordine di tempo riguardano il settore degli imballaggi  - operazione "Fenice" - del 12 giugno scorso, l'altra è avvenuta il 12 luglio, nel siracusano, e afferiva al settore dei trasporti. 

La produzione di ortofrutta rappresenta il segmento economico più importante del Sud Est siciliano, ma lo sviluppo di questo settore è da sempre collegato all'apporto e alla crescita dell’indotto, cioè a quella "catena di fornitura e servizi”, che ha consentito e consente di mettere in connessione la produzione con il consumo. Per essere più chiaro: senza imballaggi e logistica i nostri prodotti ortofrutticoli non arriverebbero mai sulle tavole dei consumatori. Un pezzo di questi due settori, così strategici, sono finiti da tempo sotto il controllo diretto di sodalizi mafiosi caratterizzati da strategie imprenditoriali aggressive. Il problema che da sempre hanno le mafie non è però aumentare gli introiti delle imprese che controllano, ma ripulire il denaro che arriva dalle loro attività illegali in modo da regolarizzarlo. Uno studio dell'Ufficio Informazioni Finanziarie della Banca d'Italia, dal titolo significativo: “Il profilo finanziario delle imprese infiltrate dalla criminalità organizzata in Italia”, ha analizzato come il flusso costante di denaro che arriva dalle attività criminali (gestione spaccio di droga e gestione dei rifiuti), viene immesso nelle imprese che le stesse mafie controllano (vedi link 1). Lo studio ha pure individuato la distribuzione provinciale delle imprese infiltrate, Ragusa ovviamente c'è! (si veda la figura estrapolata dallo studio).



La legalizzazione di questo denaro permette alle imprese mafiose di essere molto più competitive dei loro concorrenti. Per esempio, un'attività di produzione imballaggi, avendo una maggiore capacità finanziaria si può permettere il lusso di offrire i propri prodotti a prezzi più bassi, diventando così concorrenziale da, eventualmente, monopolizzare il mercato. Invece, le altre imprese, quelle che provano a rispettare le regole, vivono difficoltà non indifferenti. Le attività del settore che subiscono maggiori avversità sono quelle confiscate ai sodalizi mafiosi e poi poste in amministrazione giudiziaria. Attualmente sono tre le aziende del territorio, che producono e commercializzano imballaggi, gestite da un amministratore giudiziario. Ho incontrato l'amministratore di queste attività, il dott. Salvatore Formica, il quale mi ha subito rimarcato come il sistema bancario non ritenga più affidabile le aziende da lui amministrate. Ho voluto approfondire questo aspetto assurdo e alcuni chiarimenti mi sono arrivati leggendo la pubblicazione dalla Banca d'Italia dal titolo: Aziende sequestrate alla criminalità organizzata: le relazioni con il sistema bancario (vedi link 2). A pag 21, nel paragrafo 4 - Conclusioni e proposte - c'è scritto: "...Con il provvedimento giudiziario l’azienda viene sottoposta ad un vero e proprio trauma; al venire meno del “vantaggio competitivo” derivante dall’utilizzazione in molti casi di strumenti propri dell’intimidazione mafiosa o dal riciclaggio di flussi di denaro di provenienza delittuosa, si affianca la necessità di affrontare una serie di problematiche, non ultima l’emersione del costo della legalità e della trasparenza...". 
Per la banca centrale della Repubblica italiana il trauma economico si ha quando l'azienda finisce sotto il controllo dello Stato!? La trasparenza e la legalità non sono un valore, ma un costo!? Quando l'attività era controllata dell'imprenditoria mafiosa, per la Banca d'Italia (e quindi per il sistema bancario tutto), era capace, credibile e solvibile!? Dubbi che personalmente alimentano un certo sconcerto. 
Di fronte a questo tipo di posizioni bisogna porsi una domanda: chi certificava la credibilità bancaria di un'attività controllata dalle mafie? La risposta è ovvia, ma fa nascere altri interrogativi. Infatti, una qualsiasi azienda che si presenta in banca per aprire un conto,  o avere un po' di scopertura, oppure un fido, non lo fa esibendo il curriculum del suo titolare o il casellario giudiziale dei suoi soci. No! Lo fa presentando i bilanci degli ultimi anni che ha fatto fare al suo commercialista.  E' forse tra le pieghe di questi documenti contabili che vengono  eventualmente occultate le anomalie finanziarie che danno quel “vanataggio competitivo che deriva da flussi di denaro di provenienza delittuosa”? E' nel momento in cui la stessa azienda finisce in amministrazione giudiziaria che per la banca si materializzano quei turbamenti capaci di generare quel “trauma” che rende subito inaffidabile un'impresa gestita dallo Stato? Ma le "stranezze" non finiscono mica qui. Le aziende poste in amministrazione giudiziaria diventano poco credibili anche per i fornitori, i quali anche loro, forse, non si sentono garantiti dallo Stato. Inoltre, come se non bastasse, cominciano a venir meno anche i clienti, ma non per paura o perché minacciati da qualcuno. No! Ma perché la prima cosa che aumenta in un'impresa amministrata dallo Stato sono i costi di gestione, a partire  dalla regolarizzazione del personale (prima non era totalmente in regola), con la corretta applicazione dei contratti di categoria;  per tanto il prodotto  - l'imballaggio -  avrà per forza di cosa  un prezzo maggiore rispetto a prima e questo lo pone immediatamente “fuori mercato”.

Il controllo giudiziario di un impresa confiscata alle mafie avrebbe il compito di bonificare la stessa,   assicurandone il suo risanamento in ambito economico-finanziario, salvaguardandone e migliorandone i livelli occupazionali esistenti, in modo da svincolarla, in modo definitivo, dall’assoggettamento e dall’infiltrazione mafiosa. Invece, la nomina dell’amministratore giudiziario fa scattare immediatamente, tra i vari operatori che prima si interfacciavano con la stessa, una serie di "preoccupazioni" che determinano il non riscatto dell'azienda fino al suo fallimento.  E' forse per questo motivo che 4 aziende su 5 sottratte alle mafie chiudano i battenti? Invece dei convegni passerella servirebbero norme che consentano a un'impresa confiscata alle mafie di rimanere attiva sul mercato, tutelando così i posti di lavoro e il patrimonio economico. Servirebbe trattare queste attività come delle start up in modo da avere le relative agevolazioni fiscali e contributive. Servirebbe fare in modo che le aziende confiscate si mettessero in rete in modo da creare filiere produttive che coinvolgano anche le imprese sane così da creare circuiti virtuosi.  Servirebbe un sistema bancario capace di saper distinguere il grano da loglio e quindi in grado di saper analizzare approfonditamente i flussi finanziari e le movimentazioni di denaro di certe aziende. Servirebbero indagini finanziarie vere, capaci di far emergere finalmente il ruolo mefitico di quell'area grigia a servizio delle economie mafiose. Ma tutto ciò che servirebbe pare sia molto complicato sia da pensare e poi, soprattutto, da attuare. Nei convegni "antimafia" è più facile dibattere sulla rozzezza della manovalanza mafiosa. In questi seminari mai un accenno di discussione su come provare a contrastare quel livello economico cha ha rafforzato e rafforzerà il ruolo delle mafie nel territorio. E' cosi che l'imprenditoria mafiosa continuerà a mettere a frutto e ad accrescere quelle risorse di capitale sociale ed economico che, insieme a un modello organizzativo basato su una combinazione di legami forti, costituiscono il fondamento della sua straordinaria capacità di riprodursi nel tempo e nello spazio.


1) https://uif.bancaditalia.it/pubblicazioni/quaderni/2022/quaderno-17-2022/index.html

2) https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/qef/2013-0202/QEF_202.pdf