Sarà
una mia impressione ma vedo che quando siamo fuori per lavoro o per
altri motivi e parliamo di Vittoria è come se fossimo costretti a
giustificarci. Pare che proviamo una certa vergogna nel definirci
vittoriesi. Forse sentiamo il peso della storia criminale recente
della nostra città. In questo atteggiamento leggo un'impassibile indignazione, una condotta incapace a generare una qualsiasi reazione a questo
marchio infamante. Forse è per
questo che ci vergogniamo. Poi, nell'immaginario collettivo Vittoria
è criminale già nel proprio patrimonio genetico perché secondo
un'assurda leggenda, la città fondata da Vittoria Colonna, venne
popolata da malviventi imboscati nelle zone impervie e malsane del
territorio di Boscopiano. Nulla di più falso. I documenti storici
dicono altro.
Agli
inizi del '600 Filippo III re di Spagna promuove nel Regno di Sicilia
un piano per la creazione di nuovi paesi feudali. Questa
programmazione aveva un duplice scopo:
- Popolare zone incolte e poco salubri dell'isola con coloni di altre città. In genere gli abitanti di questi nuovi centri erano persone indigenti, senza un'occupazione stabile e cariche di debiti che non avrebbero mai potuto onorare. Queste vennero persuase o si convinsero a lasciare i paesi dove vivevano per rifarsi una vita nei nuovi nuovi borghi. Gli vennero condonati i debiti e con i loro lavoro avrebbero bonificato e reso produttive le nuove terre che gli erano state affidate in enfiteusi pagando tasse esigue.
- La nascita e lo sviluppo di questi nuovi centri avrebbe permesso una buona fonte di reddito per i nobili siciliani ma anche per il re di Spagna. Infatti i nobili avrebbero ottenuto il miglioramento fondiario di grandi proprietà terriere da sempre poco accessibili e infruttuose. Inoltre avrebbero imposto ai coloni, anche se in modo “irrisorio”, tasse e diritti di ogni tipo per le terre assegnate. Il re di Spagna, grazie a questo piano di ripopolamento avrebbe preteso maggiori riconoscimenti in denaro dai nobili siciliani.
La
Contessa di Modica, Vittoria Colonna, figlia di Marcantonio Colonna,
viceré di Sicilia ed eroe della battaglia di Lepanto e moglie di Luigi III Eriquez del Caprera, oltre ad essere una nobile potente, era anche un'abile donna d'affari. Intuì subito che da
questo piano di nuovi paesi feudali poteva trarre degli ottimi
vantaggi personali. La vasta proprietà di Boscopiano - territorio incolto e selvaggio, dove si nascondevano fuorilegge di
ogni genere - per lei era stata sempre un problema, ora poteva
diventare una grossa e grassa opportunità. La Contessa, che durante il
periodo di residenza in Spagna era stata dama di compagnia della
regina, si attivò subito presentando istanza per fondare un nuovo
centro e, utilizzando tutte le sue conoscenze presso la corte
spagnola, in meno di un anno ottenne l'autorizzazione firmata dal re
per creare la nuova città. Un tempo brevissimo per la burocrazia
dell'epoca. Nel documento (scritto in latino) si legge: “…
Il feudo di Boscopiano ... è fruttifero, con quantità d'acqua ma è
incolto e con difetto di abitanti, per cui costruirvi un paese
costituisce grande servizio a Sua Maestà Cattolica e cosa utile per
i suoi regnicoli … il nuovo abitato renderà più sicuro il passo
del Dirillo dove i viaggiatori vengono frequentemente derubati”.
Vittoria,
quindi, nasce anche come un presidio per rendere più sicuro il
territorio.
E così
verso la fine del 1607 e gli inizi del 1608 circa ottanta coloni,
persone povere ma dignitose, provenienti in parte dalla vicina Comiso
(ma anche da Ragusa, Monterosso, Modica, Noto, Lentini, Sortino
Vizzini, Licodia, Terranova, Aidone, Piazza Armerina) con famiglia a
seguito e le poche masserizie, attratti dal possedere un pezzo di
terra e un tetto gravati da tasse e fitto esigui, armati di buona
volontà e fiduciosi nel futuro, si insediarono nel territorio di
Boscopiano. La storia di una città è sospesa tra l'eredita che
riceve e il contesto in cui cresce. L'eredità era un territorio
da bonificare e rendere produttivo in pochi anni. Il contesto in cui
crescere era caratterizzato dal lavoro e dal contrasto ai criminali
che imperversavano nella zona. Va detto che nessuno dei coloni
che fondarono la città era stato in carcere o aveva commesso reati
gravi contro le persone o il patrimonio, anche perché questo tipo di
soggetti erano (e sono) poco adatti a costituire una comunità di
persone dedite al lavoro e all'ordine sociale.
Dopo
400 anni si può affermare tranquillamente che ha vinto la voglia di
progresso e di riscatto. Dovremmo essere orgogliosi della nostra
identità e non provare vergogna, ma per esserlo dovremmo
riscoprire lo spirito di quei pionieri, persone umili, non rassegnate, impegnate nel lavoro e determinate nel contrastare povertà e criminalità.
Per la redazione di questo post ho consultato i testi del prof. Giuseppe Raniolo, La nuova terra di Vittoria dagli albori al Settecento; Introduzione alle Consuetudini ed agli Istituti della Contea di Modica.
Per la redazione di questo post ho consultato i testi del prof. Giuseppe Raniolo, La nuova terra di Vittoria dagli albori al Settecento; Introduzione alle Consuetudini ed agli Istituti della Contea di Modica.
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