La Polizia sequestra l'ennesima serra con 6500 chili di
marijuana. Coltivare droga leggera è diventato
il nuovo business. Garantisce entrate certe e un profitto elevato,
a fronte di un investimento esiguo. Altro
che pomodorino o melanzane svendute per
pochi centesimi.
Certo,
i rischi sono alti, ma l’operazione di oggi dimostra come
alcuni
produttori
agricoli
siano
ben
disposti
a mettere
a disposizione la
loro
terra e la
loro capacita
di coltivazione. Se facciamo
due conti si capisce perché.
Una
pianta di
marijuana
produce in media 500 grammi di roba che al consumo si vende a circa
10 euro al grammo. Esiste attualmente un prodotto agricolo
che ha
una resa così alta? Non credo! La
marijuana sta
diventando
il nuovo oro
verde e
la fascia trasformata è
come
la Colombia?
I
bene
informati mi dicono che le piantagioni sono tante, i
quantitativi prodotti sono enormi e
non tutto il prodotto finisce nelle nostre piazze di spaccio. Il
grosso della produzione
viene esportata,
magari a Malta, oppure
scambiata con un'altra droga gestita dai calabresi: la cocaina. Ma
questa sono
altre
storie.
L'origine
di questa
nuova
illegalità è da ricercare nelle distorsioni
economiche di
questo territorio
che stanno
creando
grandi
diseguaglianze
economiche e sociali. Più queste differenze
diventano ampie e profonde, più questa
nuova
illegalità rischia
di
consolidarsi.
Un disoccupato,
un piccolo produttore travolto dalla crisi, un
emarginato se deve scegliere tra una condotta legale o una illegale,
oramai,
in molti casi favorisce la seconda perché individua nelle
istituzioni (che hanno il compito di garantire la legalità) la causa
della sua condizione. Questo è il terreno di coltura della mafia e
della sua emanazione più diretta: l'economia criminale. Se
non si combattono le evidenti distorsioni economiche di questa terra,
la
mafia
diventerà
definitivamente padrona
della crisi.
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