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Cari
amici di questo mio piccolo e umile spazio telematico, non vi dico e
non vi racconto cosa hanno scatenato gli ultimi tre post tra i
lettori che stanno oltre Passo Scarparo (non immaginavo di averne
diversi). Per molti di loro fin quando scrivevo di Vittoria e delle
sue anomalie nessuno provava rincrescimento. Per queste persone era
normale che io parlassi solo dei “difetti” di una città
complessa e difficile come la mia Vittoria. Appena ho provato a
guardare verso altre realtà, Ragusa e Modica, apriti cielo: “Esageri
… non è così … non conosci queste realtà ... ti stari
arrampicando sugli specchi … tutte minchiate … mesti nel torbido
… stai infangando realtà sane … hai sparso solo letame”.
Altri, invece, provavano a minimizzare. Insomma, è emersa, in
tutte le sue facce (come il caciocavallo) la rabbia tipica di chi sa
sa solo giudicare – male - gli altri senza provare
mai a guardare cosa accade in casa propria. Ad onor del vero devo
dire che questo sdegno è venuto fuori in modo composto, misurato, in
alcuni casi era velato da una sottile ironia, ma ho avvertito la
sensazione che sotto sotto fosse carico di rancore e di bile. Una
cosa però è parsa subito chiara: per alcune persone malaffare e
mafia allignano solo a Vittoria, quindi certe storie su di “una
sorta di mafia” che governa zone (apparentemente) estranee ad
alcune logiche ... risultano “fastidiose”. Mi permetto di
definire questo atteggiamento banale e pericoloso perchè punta a
dimenticare, ignorare e nascondere volutamente storie e fatti.
Ma come si
può pensare che nell'era della globalizzazione le economia mafiose
restino chiuse all’interno di un solo territorio?
Per
convincersi di questo bisogna avere o una capacità intellettiva un
po’ limitata oppure si è come Giufà, la maschera dal volto
ingenuo che racchiude stupidità e malignità, a cui piace far finta
di non capire, per non avere problemi.
Lo
ripeto in modo ancora più chiaro: per la mafia degli Iblei diventare
impresa è stato il modo più efficace per esercitare e attestare la
sua signoria. Diventando impresa ha costruito e accresciuto quel
sistema di relazioni che gli ha permesso la penetrazione nel tessuto
dell’economia legale. Questa infiltrazione in molti luoghi è stata
violenta e rumorosa, in altri è stata gentile e silenziosa, ma in
entrambi i casi ha generato un complesso di relazioni fatto da
collegamenti con il mondo imprenditoriale, con professionisti e
classe politica. Quindi anche qui, nella provincia babba, a Vittoria,
come a Modica, a Ragusa … si è affermata una “borghesia mafiosa
sulla base di due ordini di ragioni: la prima è la comunanza di
interessi, la seconda la condivisone di codici culturali” (Umberto
Santino). Quindi, l’imprenditoria mafiosa di questa terra non è un
cancro nato solo in un pezzo del nostro tessuto, essa vive ed è in
accordo con una moltitudine di persone, complici, debitori,
confidenti, protettori che appartengono a vari strati della nostra
società. Questo è il terreno di coltura delle mafie iblee, con
tutto ciò che comporta di implicazioni dirette o indirette,
consapevoli o no, volontarie o obbligate, che spesso godono del
consenso della popolazione.
Potete
continuare a dire che in alcune zone non è così, che si “esagera”,
si “esaspera”, si “infanga”, ... liberissimi di farlo,
continuate pure, ma inconsapevolmente(?) state facendo il
gioco della borghesia mafiosa, un parassita che sta indebolendo
le economie sane degli Iblei. Sprecate energie inutilmente per
difendere qualcosa che invece va contrastato e isolato.
Non sarebbe più opportuno che queste forze venissero utilizzate,
magari messe insieme, per ostacolare le tante anomalie economiche di
questa terra?
bravo giorgio!
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