Ho
pensato a lungo prima di scrivere questo documento ma alla fine la voglia
di dire ciò che penso ha prevalso.
I
sacerdoti
di Vittoria,"ispirati
dall'azione educativa del beato Pino Puglisi"
hanno
organizzato
una
manifestazione della
legalità
con
special tribute concert
dal
titolo "don Pino Puglisi - Prete senza scorta". All’evento
è
stato allegato
un
documento che ho
letto più volte.
Parto
dal
titolo della
manifestazione-musical.
Perché
risaltare
il fatto che don Pino Puglisi era
un “Prete
senza scorta? I
preti
che
sono
– purtroppo - sotto
scorta
hanno
qualcosa
che non va?
E' forse
un
problema avere una scorta? L’azione
antimafia di
Don
Luigi Ciotti, don Antonio
Coluccia, don
Luigi Merola - tutti
preti
impegnati
nel contrasto alle economie mafiose e
per questo
sotto scorta - non
è
meritoria?
Leggendo
poi
il documento,
ciò
che più
emerge
non
è la voglia di riscattare la città ma affiora,
soprattutto
nella prima parte, in modo prorompente
il
concetto di
“delegittimazione”
della città. Mi
chiedo:
ma
prima
del commissariamento, Vittoria
non
era mai
stata
offesa
e
delegittimata?
Cari
amici sacerdoti ma dove siete stati? E' da anni
che Vittoria
viene
ciclicamente
squalificata,
umiliata, oltraggiata
da
una
lunga sequenza di azioni illegali e mafiose. Non ricordo lettere firmate “Consiglio Pastorale Cittadino”
che denunciassero con veemenza le azioni
dei
gruppi
criminali che - loro
si -
delegittimavano
e
infangavano
la città tutta.
Vi
chiedo
di
aiutarmi
a rammentare
un vostro “impegno
educativo” forte,
significativo,
capace
di incidere realmente
nel corpo sociale della
città
e
contro
le
economie
mafiose
di questa terra. Da
cattolico sempre più disorientato
posso
dire
che
sui
temi del contrasto alle mafie e alle sue economie avete farfugliato?
A Vittoria serviva (e serve tutt’ora) una Catechesi della legalità,
Vittoria chiedeva (la chiede tutt’ora) una Chiesa in uscita. Alcuni
di Voi, a queste richieste, avete risposto chiudendovi, altri si sono
arroccati nell’autoreferenzialità. Insomma, in modo diverso, vi
siete accontentati di avere le parrocchie
piene di
fedeli
ma con una esigua
responsabilità sociale. PERCHE’? Era
meglio
ignorare
certe
questioni
piuttosto
che affrontarle?
Ma
il Vangelo non è contro ogni forma di oppressione
e
di
ingiustizia?
C’è
una parte della vostra lettera che condivido pienamente, però non è
stata
scritta da
voi, l’avete tratta dal messaggio di
Natale della Conferenza
Episcopale
Siciliana.
La
riporto perché è la
cosa
più interessante
del documento:
“i
problemi più urgenti da affrontare siano una sano sviluppo economico
che rigeneri lavoro e un forte contrasto alla criminalità mafiosa e
alla corruzione”.
Penso,
sommessamente che
a
Vittoria sia
questa la vostra missione, è li che dovevate
e dovreste
concentrare il vostro
impegno
pastorale.
Infine,
fate bene
a rivolgervi
al
nostro Patrono
San Giovanni Battista, “profeta potente della Verità, della
Giustizia e della Pace”. Sapete
benissimo
come
Lui si definì: “voce di uno che grida nel deserto”. Ma
il deserto di
cui Il
Battista
parla non è
un
luogo geograficamente
aspro,
sono
le persone,
anche
quelle
di
questa città,
che
nel
tempo sono diventate
sempre più aride,
più
smarrite
e disperate.
Voi
che - per
vostra vocazione -
siete “voce” dovete gridare prima che questo deserto cresca ancora di più.
So
bene che queste mie
osservazione susciteranno in Voi
un certo fastidio e forse una reazione, l’ho messo in
conto, Vi chiedo scusa anticipatamente e accetterò le vostre critiche, ma è
giusto che sappiate che le ho scritte tenendo sempre a mente
una frase di Don Pino Puglisi: "Noi possiamo, dobbiamo criticare
la Chiesa quando sentiamo che non risponde alle nostre aspettative,
perché è giusto cercare di migliorarla. Ma va sempre criticata come
una madre, non come una suocera".
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