Foto tratta da Google immagini
Ogni giorno, per
lavoro, sono piacevolmente costretto a viaggiare tra Vittoria e
Ragusa. A volte faccio la strada per Comiso, altre volte faccio la
strada che costeggia il Castello di Donnafugata, altre volte ancora
la strada di Contrada
Cento
pozzi.
Al di là del cambio morfologico di paesaggio c’è una cosa che
unifica queste tre vie: A MUNNIZZA! Mucchi variegati di sacchetti di
plastica neri, azzurri, gialli, trasparenti accumulati con
un
certo
ordine
negli slarghi o lungo il ciglio della strada, sembrano istallazioni
artistiche in
attesa di essere giudicate da un critico d’arte. Questi mucchi di spazzatura hanno una vita: crescono, si allargano, si riducono, prendono fuoco,
si riformano mutando forma; la cosa più grave è che oramai
caratterizzano un intero territorio. La Munnizza è diventata
contagiosa, come la “peste” e più è trasmissibile più il
territorio - tutta l’area iblea - rischia di precipitare verso un
emergenza rifiuti che è lo spazio vitale dove “la peste” trova
il suo compimento. L’emergenza è la corsia preferenziale che mette
ogni regola in soffitta e avvia percorsi tortuosi dove le mafie la
fanno da padrone. Con la parola emergenza, in questo caso vocabolo
infame, si nascondono tutte le incapacità politiche e istituzionali
di questo pezzo di Sicilia. E'forse a questo a cui si punta? Si sta
cercando l’allarme sanitario e quindi l’emergenza rifiuti? E NO!
So come funzionano queste cose: le istituzioni non voglio problemi,
la politica ha bisogno di voti e le imprese del settore voglio gli
appalti; tutti e tre si mettono d’accordo e si crea il reticolo. Il
modello ha già funzionato in altre zone dove l’emergenza è
rimasta tale
ma la distribuzione di risorse pubbliche è cresciuta
esponenzialmente, con
le mafie che
sono diventate agenzie di servizi e di collocamento. Se vogliono
continuare ad appestare e incenerire il futuro di questa terra, il
percorso tracciato è perfetto. Viceversa serve cambiare, urgentemente, il sistema
di raccolta differenziata (possibilmente con
una gestione in
house), serve avviare i centri di compostaggio non
ancora attivi (vedi quello di Vittoria),
servono le isole ecologiche nelle periferie e nelle campagne e
serve
soprattutto
un monitoraggio serio del territorio (contaminato da rifiuti
urbani e pericolosi interrati e fumarole).
L’area
iblea è
già in piena emergenza sanitaria. Bisogna rientrare in tempi brevi
da questo stato attuale prima che diventi un fatto definitivo. Voglio ricordare che li dove
si
forma
un’emergenza
prosperano strani affari.
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