La Sicilia, da laboratorio politico, si appresta a diventare anche una grande base militare? Una gigantesca caserma? Un luogo dove si formano i guerrieri del XXI secolo? Queste domande non nascono a caso ma scaturiscono da una serie di fatti che si sono susseguiti negli ultimi tempi.
sabato 5 luglio 2025
Sicilia grande piattaforma militare!? L'aeroporto di Comiso cosa sarà?
La Sicilia, da laboratorio politico, si appresta a diventare anche una grande base militare? Una gigantesca caserma? Un luogo dove si formano i guerrieri del XXI secolo? Queste domande non nascono a caso ma scaturiscono da una serie di fatti che si sono susseguiti negli ultimi tempi.
sabato 7 giugno 2025
Le criptovalute sono il nuove fronte delle mafie. Anche in provincia di Ragusa?
Le mafie stanno aggiornando il proprio capitale sociale. La nuova frontiere per riciclare il denaro prodotto illegalmente è la finanza digitale. Da tempo le criptovalute si sono imposte come strumenti di pagamento alternativi perché garantiscono transazioni veloci, anonime e difficilmente tracciabili. Questi nuovi sistemi, proprio per le caratteristiche che presentano, sono strumenti perfetti per riciclare il denaro prodotto illegalmente, per tanto stanno diventando un riferimento concreto per le economie mafiose. Questo non significa che bisogna attribuire ai mafiosi chissà quali competenze. Le loro conoscenze sono comunque sempre molto limitate. Però comprendono l'importanza di avere facilitatori e mediatori pronti a mettere a disposizione le proprie capacità e quindi certi servizi. Si è parlato più volte dei professionisti, di legali o consulenti finanziari capaci di riciclare le masse di denaro prodotte illegalmente con la gestione della droga e dei rifiuti. Adesso, tra questi, bisogna iscrivere anche gli informatici, gli hackers, persone in grado di operare nel dark web, un pezzo di internet non catalogato dai mortori di ricerca tradizionali (Google, Opera, Bing,...) ma da motori particolari come i “Tor”, cioè browsers progettati per migliorare l’anonimato on line. Li si possono sviluppare attività illegali come il commercio di sostanze stupefacenti, il commercio d’armi, il gioco d’azzardo on line, la pedopornografia, ect. Le transazioni economiche di queste “economie”, cioè i pagamenti, avvengono con le criptovalute. Gli hackers, per le loro "compentenze" sono in grado di offrire una gamma di servizi capaci a "migliorare" la gestione delle “transazioni aziendali”. Alcune di queste prestazioni potrebbero essere:
- Le applicazioni decentralizzate (dApp), applicazioni simili alle app tradizionali, con la differenza fondamentale che al posto di appoggiarsi su server (sistema in cui tutti i processi informatici sono gestiti da un singolo computer) sfruttano le piattaforme blockchain, cioè una struttura digitale a cui possono accedere solo i membri della rete autorizzati.
- L’implementazione di smart contract, un sistema che permette di eliminare intermediari e di garantire l'esecuzione automatica delle clausole di pagamento quando le condizioni sono soddisfatte.
- Il wallet, tecnicamente il portafoglio, uno strumento digitale che permette il salvataggio e la gestione di criptovalute.
Tutto questo non è facile
da controllare, non è semplice da investigare e quindi è complicato da individuare. Non è un caso se nell’ultima relazione della DIA si legge che le
criptovalute sono diventate lo strumento privilegiato per il riciclaggio dei
proventi illeciti. E' in atto quindi, come ho scritto all’inizio, un aggiornamento
del cosiddetto capitale sociale delle mafie. Prima, quando si pensava alle
relazioni esterne, si pensava ad avvocati, commercialisti, broker finanziari capaci a ripulire il denaro sporco. Oggi
per riciclare il denaro servono anche persone che abbiano competenze
informatiche.
Da queste considerazioni emerge una domanda: ma la situazione criptovalute in provincia di Ragusa qual è? Il nostro territorio da tempo è molto attento alle innovazioni digitali, pare che sia tra i più attivi del Mezzogiorno. In questa parte della Sicilia, in poco tempo, si è formata una rete consistente di servizi e di consulenza che assiste privati e aziende nell’adozione delle criptovalute e delle tecnologie blockchain. Questo non significa che dietro ci siano obbligatoriamente economie malate o le mafie, però è un dato indicativo che gli inquirenti potrebbero cominciare a tenere in considerazione.
Infine mi permetto di evidenziare che non va dimenticata una cosa: nella nostra provincia la ‘ndrangheta, da tempo, ha un ruolo di primo piano. Questo non deve fare trascurare un altro fatto: la stessa 'ndrangheta è l’organizzazione che, lì dove opera, sa utilizzare al meglio le piattaforme di trading clandestine e bancomat virtuali per convertire e spostare fondi...senza lasciare tracce.
Per scrivere questo post ho consultato:
https://www.zerounoweb.it/techtarget/searchsecurity/dark-web-cose-e-come-evitarne-i-trabocchetti/
https://www.bitpanda.com/academy/it/lezioni/cose-una-dapp/
https://drive.google.com/file/d/1CSmwV2Z5e61sQWgN6muvRgXFc1y-sQA_/view
domenica 25 maggio 2025
In provincia di Ragusa la mafia c'è...ma non si vede.
In provincia di Ragusa c’è la mafia, ma non si vede. Questo territorio va narrato per il suo modo di essere seducente, per la sua immagine turistica, per il suo mare, per il suo cibo, per la sua storia. Tutto questo però deve essere come una nebbia, capace di offuscare i misteri e le anomalie di questa terra. Qui non si spara più, o meglio, rispetto al passato si spara poco, molto poco, e si spara solo in alcune zone. Quando si spara, i colpevoli, dopo pochissime ore, vengono individuati e arrestati e le loro facce finiscono sui quotidiani locali. Guardando quei volti si capisce subito qual è lo spessore criminale dei soggetti, si intuisce pure qual è il livello di miseria e di emarginazione in cui sono cresciuti. Questo tipo di arresti a molti fa dire che lo Stato è attento, è vigile, controlla il territorio. Ma non è proprio così. Le mafie hanno avuto sempre due facce: una è quella dei personaggi cupi, miseri, sconfitti dalla vita, che non hanno nulla da perdere; l’altra è quella delle facce d’angelo, dall’abbigliamento ricercato, che magari gestiscono attività imprenditoriali floride che si sono affermate in poco tempo, creando un radicamento nel territorio attraverso assunzioni di lavoratori e azzerando la concorrenza. Diversi si chiedono come siano diventati così “produttivi”, così facoltosi, ma è una curiosità leggera che svanisce subito. Nei fatti prevale sempre non la paura ma l’ammirazione e il rispetto per la capacità e la rapidità che questi “imprenditori” hanno avuto nel sapersi imporre economicamente e socialmente. Questi personaggi eterei ma concreti, impalpabili ma consistenti, possono diventare anche classe politica-amministrativa.
E’ forse questo il nuovo modello di sviluppo che si sta affermando in Sicilia e in particolare nella nostra provincia?
Poche settimane fa il presidente della Commissione regionale Antimafia, on. Antonello Cracolici, in visita a Ragusa ha dichiarato che questa provincia è al centro degli interessi criminali interconnessi tra mafia, ndragheta, criminalità del nord Africa e con l’isola di Malta. “I settori di maggiore preoccupazione riguardano il traffico di stupefacenti, le attività connesse al riciclaggio, …e la gestione della manodopera e del lavoro clandestino…”. La mia ipotesi quindi non è poi così fantasiosa. E allora qui non servono solo più forze dell’ordine, qui servono più ispettori bancari che verifichino con attenzione ciò che avviene dentro il sistema finanziario, qui servono più ispettori dell’Agenzia delle Entrate che controllino ciò che accade all’interno di certe imprese. E’ facile arrestare il piccolo spacciatore, così come è semplice verificare fiscalmente una piccola attività artigianale o commerciale. Molto più complicato (per tanti motivi) verificare ciò che accade all’interno di certe imprese o peggio all’interno di un istituto bancario. Mi ritornano in mente le parole del presidente della Corte di Appello di Palermo, dott. Giovanni Pizzillo, il quale convocò il consigliere Chinnici per dirgli: “Ma cosa credete di fare all’Ufficio di Istruzione? La devi smettere di fare indagini nelle banche, così rovini tutta l’economia siciliana”. E gli suggerì di caricare il giudice che faceva le verifiche bancarie, Giovanni Falcone, di “processetti” in modo che “così farà come ogni giudice istruttore: non farà più niente”. Ma Chinnici e Falcone non ascoltarono il consiglio e andarono…per la loro strada.
Chiudo questo mio post con una
notizia che è in attesa di verifica. Si dice che la Corte d’Appello di Catania abbia
annullato il sequestro di quattro aziende di Vittoria che erano confiscate e in
amministrazione giudiziaria. Mi auguro che ciò non sia vero, e comunque se tutto questo troverà conferma sarà interessante
leggere nella sentenza i motivi di questo dissequestro.
venerdì 25 aprile 2025
25 APRILE: RICORDARE I PARTIGIANI DI VITTORIA.
Il 25 Aprile ha segnato, segna e segnerà sempre, in modo chiaro e inequivocabile, il confine tra la fine delle barbarie e l'inizio della civiltà. Questa data, ma più in generale la Resistenza, ci ha ridato la gioia e l'orgoglio di essere italiani. Tutto questo è stato determinato dai partigiani, persone che hanno combattuto volontariamente contro l'inciviltà e la ferocia del nazifascismo. Va detto che tanti furono i partigiani siciliani impegnati a combattere in tantissime aree del Nord Italia. Donne e uomini, anche della nostra città, fecero la Resistenza combattendo e sconfiggendochi voleva imporre il concetto disumano di "superiorità" con le persecuzioni, gli arresti, le torture, fino ad arrivare all'uso delle camere a gas e dei forni crematori.
Già lo scorso anno avevo ricordato il nome di una donna partigiana di Vittoria, Giuseppina Di Guardo, che combatté con le Squadre di Azione Patriottica (SAP) in Emilia Romagna. Quest'anno - grazie ad una ricerca guidata dal prof. Claudio Dellavalle (già ordinario di storia contemporanea presso l'università di Torino) e dagli Istituti storici della Resistenza del Piemonte, in collaborazione con il Ministero della Difesa - segnalo una banca dati informatica che raccoglie 108.421 nomi di partigiani, combattenti, patrioti e benemeriti che hanno svolto attività durante la lotta di Liberazione in Piemonte (regione dove la Resistenza fu più tenace e combattiva), di questi, 34, sono di origine vittoriese.
Da una prima verifica (vorrei sinceramente sbagliarmi) pare che a Vittoria, sia di Giuseppina Di Guardo quanto di queste 34 persone, non esista memoria alcuna. Se il fascismo è stato (ed è) la barbarica volontà di potere di una élite corrotta e improduttiva, il cui fine è stato (ed è) quello di schiacciare - anche con la violenza - il lavoro produttivo per sostenere la rendita finanziaria e il parassitismo burocratico dello Stato; le persone che lo hanno combattuto non possono essere dimenticate o peggio ignorate. Se dopo 80 anni il “mostro”, con "sobrietà", ha ripreso forma significa che il valore della Resistenza si è perso, non è più la virtù su cui si è fondata la Repubblica e la democrazia italiana. Recuperare la memoria, essere militanti della memoria, non è più doveroso, è obbligatorio...perché la memoria è l'unico vaccino della democrazia.
P.s. se il link allegato non si apre provare con quest'altro indirizzo http://intranet.istoreto.it/partigianato/default.asp, poi cliccare su "Accedi alla ricerca del PARTIGINATO PIEMONTESE" digitare il comune di nascita e la provincia e si apre l'elenco.
domenica 2 marzo 2025
Dati e analisi sulle economie mafiose in provincia di Ragusa.
Sulla forma giuridica preferita dalle attività mafiose viene in aiuto la relazione di un esperto come il colonnello Giuseppe Furciniti della Guardia di Finanza il quale scrive: "La forma giuridica più diffusa è la società a responsabilità limitata, ritenuta il miglior compromesso tra l'agilità di costituzione e gestione e le esigenze di occultamento dell'identità criminale (grazie alla frammentazione del capitale tra più soggetti diversi). A quest'ultimo obiettivo, risponde anche l'utilizzo di prestanome e l'utilizzo di strutture di controllo societario a partecipazioni incrociate (“scatole cinesi”). La preferenza per la forma delle s.r.l. è spiegata soprattutto dalla facilità di costituzione (si richiede un capitale sociale di 10.000 €) e dal vantaggio dettato dalla limitazione delle responsabilità patrimoniali".
domenica 16 febbraio 2025
RAGUSA, PROVINCIA BABBA O MAFIOGENA?
La provincia di Ragusa è stata da sempre crocevia di vari interessi anomali. Si può dire che questa terra, definita babba, è nei fatti mafiogena? E' giusto affermare che qui si sono generate e si generano economie malate che hanno creato uno sviluppo distorto capace di indebolire le poche economie legali rimaste? E' possibile affermare che le economie mafiose sono in grado di alleviare le difficoltà dei ceti sociali più deboli? E se tutto questo risultasse vero: qual'è il rapporto tra un'imprenditoria mafiosa così forte e "credibile" con le istituzioni del territorio? A fronte di queste domande servirebbe un'antimafia nuova, meno movimentista e più realista, ma questo è un tema che proverò ad affrontare prossimamente.
Pippo Fava in una delle sue inchieste scrisse: “...Ragusa, con tutti i suoi paesi a corona, le sue dolci colline, le sue vallate che scendono sempre più dolcemente verso il mare... è frontiera...al di là della quale c’è la tragedia siciliana, con i suoi dolori e disperazioni,... ..E se un giorno quella linea esile di colline si incrinerà... ”.
Per scrivere questo post ho consultato i siti seguenti:
https://www.facebook.com/story.php?story_fbid=10236325832035209&id=1511551850&rdid=5rf3yoqx9fFC2Z0y#
https://livesicilia.it/la-droga-corre-sullasse-albania-sicilia-arresti-a-ragusa/?refresh_ce
domenica 2 febbraio 2025
C'è la mafia che spara e c'è la mafia che fa economia. Sono le due facce della stessa medaglia.
La mafie hanno avuto sempre due facce: una perbenista, garbata, quasi angelica, fatta da persone che nel tempo sono diventate punti di riferimento economico e politico; l’altra - quella che ha molti piace raccontare - è composta esclusivamente da persone schiacciate dalla loro difficoltà sociali ed economiche.
L'omicidio di Angelo Ventura ha riacceso, anche se brevemente, il dibattito sul ruolo della criminalità organizzata in provincia, mettendo in moto tutto il corollario di analisi su come i clan locali stiano provando a riorganizzarsi per avere un controllo dello spaccio nel territorio. Come sempre, in queste discussioni, emerge che la mafia è fatta solo da persone poco scolarizzate, rozze, violente, che vivono nello squallore delle periferie degradate. Se ancora oggi si pensa che i mafiosi siano solo personaggi zotici e aggressivi, che vivono e operano soltanto in una parte del territorio provinciale girandolo su suv potenti, non si e capito nulla. Questa mafia è stata già repressa, sconfitta, dall’azione trentennale delle forze dell’ordine. La fauna umana che compone questo modello criminale è già nota a carabinieri e polizia. Infatti appena succede qualcosa di eclatante, come un omicidio, i responsabili vengono subito individuati. Gli arrestati avvenuti immediatamente dopo gli omicidi di Giovanni Russo (un anno fa) e quello di Angelo Ventura, ne sono la chiara dimostrazione.
C’è un’altra mafia che da sempre avvolge la provincia babba e di cui nessuno vuole parlare. Questa indossa la maschera del perbenismo. E’ stata definita da eminenti sociologi “borghesia mafiosa”. Negli ultimi decenni il ruolo di questo ceto è cresciuto fino ad inventare un sistema capace di condizionare tutto, in primis le scelte politiche del territorio. Coordinare l'economia e dirigere il consenso è diventato un tutt'uno. Provo ad essere più chiaro: le mafie degli Iblei sono via via trasformate in attività economiche, è stato il modo più efficace per esercitare e attestare la loro signoria. Assumendo questo ruolo hanno accresciuto quel sistema di relazioni che gli ha permesso la penetrazione nel tessuto dell’economia legale. Questa infiltrazione in alcuni luoghi è stata violenta e rumorosa, in altri è stata gentile e silenziosa, ma in entrambi i casi ha generato un complesso di relazioni fatto da collegamenti con il mondo imprenditoriale, con professionisti e classe politica. Quindi anche qui, nella provincia babba, si è affermata una “borghesia mafiosa sulla base di due ordini di ragioni: la prima è la comunanza di interessi, la seconda la condivisone di codici culturali” (Umberto Santino). Quindi, l’imprenditoria mafiosa di questa terra non è un cancro nato solo in un pezzo del nostro tessuto, essa vive ed è in accordo con una moltitudine di persone, complici, debitori, confidenti, protettori che appartengono a vari strati della nostra società. Questo è il terreno di coltura delle mafie iblee, con tutto ciò che comporta di implicazioni dirette o indirette, consapevoli o no, volontarie o obbligate, che spesso godono del consenso della popolazione.