“La
storia è un caos di stati gassosi che si scontrano, fanno attrito
producono nuovi elementi. In un preciso momento spaziotempo si forma
un precipitato di collisioni incredibile: e lì la storia si addensa.
Lì si concentrano i sensi che hanno originato quel precipitare e da
li se ne sprigionano di nuovi. Quegli eventi hanno un significato che
va ben oltre la ristretta dimensione spaziotemporale in cui appare
confinato.”
Finita
la seconda guerra mondiale la Sicilia è ridotta a un cumulo di
macerie. Povertà e disordine politico istituzionale regnano
sovrani. Nella confusione più totale a farla da padroni oltre alla
mafia e ad una nobiltà agraria legata ancora al feudalesimo c'è un
banditismo violento e spietato il quale per darsi un tocco di
“rispettabilità” si mette al servizio del movimetno separatista
siciliano. Nella zona occidentale dell'isola si afferma l'efferatezza
criminale della banda di Salvatore Giuliano. Nella Sicilia Orientale
si riversano le azioni violente e spietate della “banda dei
niscemesi” guidati da Rosario Avila e Salvatore Rizzo. Per capire la dimensione criminale di questi personaggi basta pensare che su Avila, soprannominato “Canaluni”, pendeva una taglia di poco inferiore a quella di Salvatore Giuliano. Questi personaggi indosseranno i panni degli indipendentisti, nei fatti erano dei violenti malfattori al servizio del potere politico mafioso di allora.
La
mattina del 10 Gennaio 1946 il brigadiere Vincenzo Amenduni (39),
comandante della stazione dei carabinieri di Feudo Nobile -
territorio a cavallo tra Gela, Niscemi, Acate e Vittoria – guarda il
panorama ritagliato dalla piccola finestra del suo ufficio. Il giorno
prima ha ricevuto una segnalazione per pascolo abusivo, deve uscire
di pattuglia per effettuare i controlli. La zona da tempo è sotto il
controllo dalla banda dei “niscemesi” Rosario Avila e Salvatore
Rizzo, criminali incalliti che hanno indossato i panni del
separatismo siciliano diventando "colonnelli", nella Sicilia
Orientale, dell'Evis. Amenduni sembra avere lo sguardo perso in quel
frammento di panorama. Ha uno strano presentimento: la segnalazione
ricevuta il giorno precedente gli sembra poco veritiera ma non può
tirarsi indietro, deve effettuare il sopralluogo. Distoglie di colpo
lo sguardo dalla finestra e ordina ai carabinieri Vittorio
Levico (29) , Emanuele Greco (25) , Pietro Loria (22) e Mario Boscone (22) di
prepararsi immediatamente. Dopo pochi minuti la pattuglia è pronta
per effettuare il sopralluogo. A presidiare la caserma rimarranno il
carabiniere scelto Mario
Spampinato (31) e i carabinieri Fiorentino Bonfiglio (28) e Giovanni La
Brocca (20). La piccola pattuglia si incammina per raggiungere la zona
del reato, tra i militari aleggiava una certa preoccupazione. Poche
settimane prima a San Mauro nelle vicinanze di Caltagirone c'è stato
uno scontro durissimo tra Carabinieri e “separatisti”
con diversi morti tra i banditi, inoltre un importate “dirigente”
del Mis (movimento indipendentista siciliano), Concetto Gallo, è
stato catturato e incarcerato. Mentre marciano ognuno è immerso
nelle sue paure, di tanto in tanto si guardano in faccia come per
darsi forza. Dopo qualche ora hanno già
visionato diverse zone di pascolo e hanno parlato con diversi contadini
della zona senza aver registrato nulla di importante. Si apprestarono a
rientrare in caserma. Sulla strada di ritorno nei pressi di un
caseggiato notano che i coloni che lo abitano fuggono alla vista di
un consistente gruppo di banditi a cavallo. I carabinieri si rendono
conto di essere caduti in un’imboscata, tentano di resistere
rifugiandosi nel casale, hanno pochissime munizioni. Dopo uno
scontro durissimo vengono accerchiati e catturati. Poco dopo la stessa
banda assalta con armi e bombe a mano la caserma di Feudo Nobile. I tre
carabinieri rimasti nel presidio non riescono a contenere l'attacco e
anche loro dopo una strenua resistenza vengono fatti prigionieri.
Gli otto militari vengono legati e trascinati in una località che è
sotto il controllo dei banditi. Sono un ottimo bottino, utile per uno scambio di prigionieri.
Rizzo e Avila, tramite la mafia, che fa da mediatrice, avviano una
trattativa con lo Stato (vizio antico quello delle trattative mafia-stato). Le richieste sono chiare: la liberazione di alcuni capi
indipendentisti tra cui Concetto Gallo, arrestato il 29 dicembre del
1945 durante la battaglia di Sa Mauro. In caso contrario Avila
chiede l’amnistia per sé e per la sua banda oppure una agevole
fuga all’estero. Il negoziato va avanti per quasi tre settimane
senza che si raggiunga un risultato. La sera del 28 gennaio Rizzo e
Avila ordinano ai loro tirapiedi di far uscire dalla loro prigione
gli otto carabinieri, li legano e intraprendono una marcia che si
conclude in Contrada Bubonia, nel territorio di Mazzarino. La zona è
ricca di cave artificiali utilizzate per estrarre lo zolfo. I
“prigionieri” vengono denudati, fatti inginocchiare. Subito dopo
verranno falciati da raffiche di mitra in sequenza così che uno
possa vedere la fine dell’altro. I corpi verranno buttati dentro il
pozzo di accesso di una miniera abbandonata.
Il
25 maggio del 1946 i resti degli otto militari vengono ritrovati
grazie alla confessione di uno dei banditi che partecipò
all'eccidio, tale Milazzo, che era stato arrestato a Catania pochi
giorni prima. Milazzo è uno dei pochi sopravvissuti del gruppo
criminale. Infatti, quasi tutti i componenti della banda dei
niscemesi verranno uccisi dalla mafia perché
testimoni scomodi della vergognosa trattativa banditi - mafia - stato.
Rosario Avila, verrà ucciso il 16 marzo 1946, probabilmente ad opera
di un altro bandito per intascare la taglia. Il corpo venne rinvenuto
a pochi chilometri da Niscemi con la tesa spaccata e le orecchie
mozzate (aveva ascoltato cose che non doveva sentire?). Gli
succederà Salvatore Rizzo, ucciso il 17 febbraio dell'anno
successivo.
Settant'anni
dopo un giovane di origine niscemese, Rosario Avila, legato alla
stidda di Vittoria viene arrestato, dopo qualche mese si pente e
comincia a collaborare con la giustizia. Rosario Avila, il bandito "separatista", pare sia suo parente. La
storia si ripete, la dimensione spazio tempo non ha confini.
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