Studiare, capire e analizzare e poi raccontare, scrivendo o narrando, quello che accade nel nostro territorio. E' uno dei pochi rimedi. se non l'unico, alla rassegnazione che caratterizza questa terra. In questi luoghi l'acquiescenza grava pesantemente su fatti e misfatti. Rimuoverla è difficile, complicato e pericoloso. I miasmi coperti da questa cappa, se liberati, possono essere anche letali. Paolo Borromenti in questi anni ha provato a sollevare con cura un lembo di questo copertura. Ciò che ha visto lo ha descritto nei suoi articoli, lo ha raccontato nelle scuole, lo ha narrato nei convegni, ha parlato delle tante, troppe, anomalie del Sud Est siciliano. Ha accesso riflettori che alcuni volevano smorzati. Ha provato a moltiplicare occhi e voci. Ha tentato di costruire presidi e insediamenti. Tutte azioni che avevano e hanno un compito chiaro: avviare un contrasto all'economia criminale che controlla questa zona. Il Sud Est, secondo un vecchio detto, è Sicilia babba. Molti però dimenticano che questa è la zona di Giufà. Qui stupidità e scaltrezza, babbitudine e malignità, si fondono in un tutt'uno dando vita ad una maschera dal volto ingenuo, babbo appunto, ma utile a nascondere ogni sorta di malaffare. Paolo in questi anni è stato accusato di "esagerazione" di "cercare visibilità". Nei fatti ha provato a rimuovere la maschera di Giufà per vedere cosa c'è dietro. In questa terra che babba non è, ma babba deve continuare ad apparire, ci sono forze che non vogliono che si metta in discussione l'apparente sciocchezza. Qui la troppa curiosità generare sempre certe irritazioni. Rischia di far emergere scomode verità che non possono e non devono diventare di pubblico dominio. Si crea troppa attenzione. Ed è cosi che scrivere e raccontare gli intrecci tra economia e malaffare della Sicilia babba è diventato pericoloso per chi lo fa, come Paolo, e crea piccoli fastidi e incomprensioni per chi lo legge. Bisogna prenderne definitivamente atto: Nel Sud Est, nella nostra provincia, c'è un'enclave economico mafiosa forte che sa muoversi anche fuori il suo territorio. Nessuno può più far finta di non vederla. La migliore risposta all'atto vile subito da Paolo non può essere la rincorsa alla solidarietà o la richiesta di rafforzamento della sua scorta. Sono fatti dettati dalla circostanza. Serve squarciare il velo che nasconde con cura questa cisti, serve accendere più riflettori, serve maggiore conoscenza del territorio e delle sue economie, serve rendere la narrativa di questa terra narrativa di tutti.
lunedì 21 agosto 2017
Raccontare questa terra "babba" è pericoloso.
Studiare, capire e analizzare e poi raccontare, scrivendo o narrando, quello che accade nel nostro territorio. E' uno dei pochi rimedi. se non l'unico, alla rassegnazione che caratterizza questa terra. In questi luoghi l'acquiescenza grava pesantemente su fatti e misfatti. Rimuoverla è difficile, complicato e pericoloso. I miasmi coperti da questa cappa, se liberati, possono essere anche letali. Paolo Borromenti in questi anni ha provato a sollevare con cura un lembo di questo copertura. Ciò che ha visto lo ha descritto nei suoi articoli, lo ha raccontato nelle scuole, lo ha narrato nei convegni, ha parlato delle tante, troppe, anomalie del Sud Est siciliano. Ha accesso riflettori che alcuni volevano smorzati. Ha provato a moltiplicare occhi e voci. Ha tentato di costruire presidi e insediamenti. Tutte azioni che avevano e hanno un compito chiaro: avviare un contrasto all'economia criminale che controlla questa zona. Il Sud Est, secondo un vecchio detto, è Sicilia babba. Molti però dimenticano che questa è la zona di Giufà. Qui stupidità e scaltrezza, babbitudine e malignità, si fondono in un tutt'uno dando vita ad una maschera dal volto ingenuo, babbo appunto, ma utile a nascondere ogni sorta di malaffare. Paolo in questi anni è stato accusato di "esagerazione" di "cercare visibilità". Nei fatti ha provato a rimuovere la maschera di Giufà per vedere cosa c'è dietro. In questa terra che babba non è, ma babba deve continuare ad apparire, ci sono forze che non vogliono che si metta in discussione l'apparente sciocchezza. Qui la troppa curiosità generare sempre certe irritazioni. Rischia di far emergere scomode verità che non possono e non devono diventare di pubblico dominio. Si crea troppa attenzione. Ed è cosi che scrivere e raccontare gli intrecci tra economia e malaffare della Sicilia babba è diventato pericoloso per chi lo fa, come Paolo, e crea piccoli fastidi e incomprensioni per chi lo legge. Bisogna prenderne definitivamente atto: Nel Sud Est, nella nostra provincia, c'è un'enclave economico mafiosa forte che sa muoversi anche fuori il suo territorio. Nessuno può più far finta di non vederla. La migliore risposta all'atto vile subito da Paolo non può essere la rincorsa alla solidarietà o la richiesta di rafforzamento della sua scorta. Sono fatti dettati dalla circostanza. Serve squarciare il velo che nasconde con cura questa cisti, serve accendere più riflettori, serve maggiore conoscenza del territorio e delle sue economie, serve rendere la narrativa di questa terra narrativa di tutti.
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