Da
oltre trent'anni, da maggio a settembre, la mattina all'alba o
la sera all'imbrunire, si materializzano qua e là nella nostra plaga
colonne di fumo denso e nero che ammorbano l'aria. E' la naturale
conseguenza delle migliaia di tonnellate di plastica dismessa dalle
serre o rifiuti di ogni tipo bruciate illegalmente. L'aria, in
prossimità dell'incendio, per diversi minuti diventa acre,
irritante, poi la nube si espande fino a dissolversi e tutto,
all'apparenza, ritorna come prima. Ma non è così. Non è mai stato
così. In quel fumo scuro e corposo c'è una quantità infinita di
particelle di diossina, un composto di molecole altamente tossiche
per l'uomo, gli animali e l'ambiente, che si depositano sul suolo. La
diossina ha la capacità di bioaccumularsi, cioè si accumula in modo
irreversibile sui tessuti degli organismi viventi. A lungo andare
questo accumulo crea diversi problemi soprattutto nel sistema
immunitario. L'agenzia internazionale per la ricerca sul cancro ha
classificato questo aggregato nel gruppo 1 degli agenti cancerogeni
per l'uomo. Quanto è pieno di diossina il nostro territorio? Quanta
se ne è depositata in questi anni sulle nostre terre? Su gli animali
che alleviamo? Su quello che mangiamo? Domande che non troveranno mai
una risposta. L'Atlante Sanitario dei Tumori in Sicilia (finito di
stampare nel novembre del 2016) ci dice che nei tre distretti
dell'ASP 7, Ragusa, Modica, Vittoria, c'è una discreta incidenza di
varie forme tumorali causati dalle diossine: leucemie acute, mieloma
multiplo, tumori mammari, tumori epatici, cancro del retto,
sarcomi ...(http://www.sanitasicilia.eu/RegistroTumori2016/ASS%20SALUTE_Atlante%20Tumori%202016.pdf).
Strana casualità? Di certo c'è che il cancro non viene per caso.
Non nasce, non si sviluppa e non fiorisce al nostro interno perché ne possediamo già i semi. Il tumore è il frutto dell'alterazione
ambientale di un territorio (nel senso più ampio possibile del
termine). Il fatto stesso che chi si ammala pronunci la frase “ho
il cancro” significa che si ha scarsissima considerazione dei
fattori ambientali. Penso che si avenuto il momento di parlare e
denunciare con forza lo stato pietoso in cui versa il nostro
territorio. E' venuto il momento di dire che nel “nostro modello di
sviluppo” ci sono troppe anomalie, troppi buchi neri, che nel tempo
sono stati abbondantemente tollerati e sostenuti. Dobbiamo continuare
a far finta di nulla? Non siamo ai livelli della terra dei fuochi, ma
non per questo abbiamo l'obbligo di raggiungere questo ennesimo
traguardo negativo. Se la politica, la presunta società civile, chi
amministra, le organizzazioni sindacali e di categoria non mettono al
primo punto della loro agenda l'impegno per migliorare lo stato
attuale del nostro
ambiente significa che non c'è nessun interesse per la tutela della
salute, per l’agricoltura di qualità, per lo sviluppo e il
progresso di questa terra.
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