La
squadra mobile di Ragusa, con
abilità,
scopre
e
sequestra oltre
300 chili di marijuana nascosta in
un apposito vano ricavato nel piano di carico di un
camion e
arresta
i
corrieri
- il conducente del mezzo e il passeggero accompagnatore – entrambi
di Vittoria. Questo, in breve, il sunto di una brillante azione di
Polizia che si svolta alle porte di Ragusa nella
notte tra il 7 e l’8 marzo.
Al
di là del fatto
che
le forze dell’ordine sono
sempre
attente a certe dinamiche criminali (non è il primo grosso sequestro) ,
serve
fare alcune valutazione partendo da una domanda:
da
dove viene tutta quella marijuana? Provo a dare, umilmente,
la mia risposta
con i dati che posseggo. Secondo
uno
degli
ultimi rapporti dell'Ufficio per la droga e il crimine dell'Onu
(Unodc)
sul consumo di droga nel mondo, la nostra regione è prima in Italia perproduzione illegale
di cannabis e l’Italia prima nel mondo per i sequestri di
piantagioni. Secondo
i dati forniti dalle forze dell’ordine, il primato siciliano deriva
soprattutto dal microclima, che garantisce il giusto mix di sole e umidità delle piante. La zona che in
Sicilia
presenta queste
caratteristiche
agro-climatico-ambientali?
La
fascia trasformata! Le serre che si sviluppano da Pachino a Trapani,
con il grosso della loro concentrazione tra l’agro
di
Vittoria e Gela. Ecco
da dove arriva l’erba sequestrata: la produciamo. Facendo
una breve ricerca sul web viene fuori che solo in provincia di
Ragusa, da Ispica a Acate, dal 2015 ad oggi, sono sono state
individuate e sequestrate dalle forze dell’ordine circa dieci
grosse piantagioni di marijuana in serra. Un amico inquirente mi dice
che quei sequestri sono una piccola parte della punta dell’iceberg.
Il fenomeno della coltivazione è molto più vasto di quanto si possa
pensare.
I
contadini
travolti dalla crisi che mettono a disposizione terra e capacità
produttiva sono
tanti e crescono di giorno in giorno.
La
marijuana non è come i pomodorini, le melanzane o i peperoni: investi, lavori, porti al mercato e dopo
tanti sacrifici non guadagni nulla. No! L'erba è concreta, ripaga i sacrifici e la criminalità
economica non rinuncia mai alla concretezza.
Insomma,
nel
silenzio più totale,
siamo diventati come la Giamaica.
Produrre
droga leggera è il nuovo business
dell’economia (criminale)
iblea.
Una parte viene “fumata” nel territorio ma il grosso viene
piazzato
fuori: scambiato con
la coca gestita
dalle cosche della ‘ndragheta che
hanno base in questa terra oppure portata a Malta. I
guadagni sono ingenti e vengono riciclati
nell’economia legale.
L’ho detto, l’ho scritto e lo ripeterò
fino alla nausea: Il
motore dell’impresa mafiosa è la droga e
con i soldi, tanti soldi, l’economia criminale di
questa terra ha
imposto
le sue regole.
Le
regole dicono come si comanda un territorio, le regole conducono al
rispetto e il rispetto lo merita chi possiede e può dare qualcosa a
tutti, politica compresa.
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