Vittoria, ma non solo lei, vive una doppia esistenza: di giorno la città frenetica degli uffici, delle banche, del mercato ortofrutticolo, del fatturato; di notte, soprattutto nei fine settimana, diventa la città piena di luci in cui "perdersi" è questione di un attimo. Dentro questa dicotomia si trovano a proprio agio anche le economie mafiose. Questa mia considerazione non nasce a caso ma leggendo il comunicato della DDA di Catania relativo all'operazione "Fenice" che il 12 giugno scorso ha portato all'arresto di 16 persone e ha messo in evidenza (finalmente) come a Vittoria operi una mafia imprenditoriale capace di creare relazioni con altre mafie imprenditoriali. Nel documento infatti si legge: "...un’associazione per delinquere di
tipo mafioso che, avvalendosi della forza di intimidazione derivante
dal vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di
omertà che ne deriva, avrebbe perpetrato una serie indeterminata di
delitti contro la vita, l’incolumità individuale, la libertà
personale, il patrimonio, e acquisito, in modo diretto o indiretto,
la gestione o comunque il controllo di attività economiche, con
particolare riferimento al settore della produzione e
commercializzazione di imballaggi per prodotti ortofrutticoli. Il
sodalizio avrebbe unito l’aggressività e la forza militare a
strategie imprenditoriali, estendendo così il suo potere mafioso e
il controllo territoriale. A riscontro della sua operatività
sarebbero emersi collegamenti con altri gruppi mafiosi, inclusi i
clan “Santapaola-Ercolano” di Catania, “Nardo” di Lentini,
“Rinzivillo” di Gela. ...".
E' da tempo che scrivo in questo mio diario telematico che qui le mafia hanno fatto un salto di qualità determinato non solo da chi è stato arrestato. Sono persone che non hanno la capacità di stabilire quella strategia imprenditoriale che serve a tenere in piedi un'attività. Per fare questo servono alleanze strategiche con funzionari pubblici, bancari, avvocati, notai, commercialisti. Non è più la violenza a caratterizzare le mafie e quando la stessa si manifesta, vedi l'omicidio Russo e il tentato omicidio di Di Martino, arriva immediatamente la risposta della magistratura e delle forze dell'ordine. Ormai l'ossatura del potere mafioso di questa terra, e non solo di questa, si regge sempre meno sulla struttura criminale e sempre più su quella zona grigia fatta da insospettabili disposti a colludere, tradendo l’etica della propria professione. L'imposizione degli imballaggi non avviene con la forza ma diventando competitivi abbassando il prezzo del prodotto, facilitando i pagamenti. Basterebbe ascoltare chi amministra le attività confiscate per capire cosa accade in quel settore. Si capirebbe come e perché sono così competitivi o convenienti. L'altro elemento è il collegamento con i gruppi mafiosi Santapaola-Ercolano” di Catania, “Nardo” di Lentini, “Rinzivillo” di Gela. Guarda caso tre clan mafiosi legati alle 'ndrine calabresi per l'acquisto, a prezzi vantaggiosi, della cocaina. La coca ormai inonda la luccicante movida iblea, è diventata lo sballo di massa a prezzi accessibili. C’è chi la fuma, chi la sniffa anche tutti i giorni. Basta chiederla e la trovi ovunque. Questo territorio, come tanti altri, è diventato un immenso suk, un grande mercato di miraggi, di piacere effimero, ma soprattutto un mercato che non conosce crisi e che genera capitali illeciti che vanno reinvestiti "imprenditorialmente".
E' da tempo che scrivo in questo mio diario telematico che qui le mafia hanno fatto un salto di qualità determinato non solo da chi è stato arrestato. Sono persone che non hanno la capacità di stabilire quella strategia imprenditoriale che serve a tenere in piedi un'attività. Per fare questo servono alleanze strategiche con funzionari pubblici, bancari, avvocati, notai, commercialisti. Non è più la violenza a caratterizzare le mafie e quando la stessa si manifesta, vedi l'omicidio Russo e il tentato omicidio di Di Martino, arriva immediatamente la risposta della magistratura e delle forze dell'ordine. Ormai l'ossatura del potere mafioso di questa terra, e non solo di questa, si regge sempre meno sulla struttura criminale e sempre più su quella zona grigia fatta da insospettabili disposti a colludere, tradendo l’etica della propria professione. L'imposizione degli imballaggi non avviene con la forza ma diventando competitivi abbassando il prezzo del prodotto, facilitando i pagamenti. Basterebbe ascoltare chi amministra le attività confiscate per capire cosa accade in quel settore. Si capirebbe come e perché sono così competitivi o convenienti. L'altro elemento è il collegamento con i gruppi mafiosi Santapaola-Ercolano” di Catania, “Nardo” di Lentini, “Rinzivillo” di Gela. Guarda caso tre clan mafiosi legati alle 'ndrine calabresi per l'acquisto, a prezzi vantaggiosi, della cocaina. La coca ormai inonda la luccicante movida iblea, è diventata lo sballo di massa a prezzi accessibili. C’è chi la fuma, chi la sniffa anche tutti i giorni. Basta chiederla e la trovi ovunque. Questo territorio, come tanti altri, è diventato un immenso suk, un grande mercato di miraggi, di piacere effimero, ma soprattutto un mercato che non conosce crisi e che genera capitali illeciti che vanno reinvestiti "imprenditorialmente".
Quante assonanze tra l'operazione "Fenice" e l'operazione "Alto livello" (altro bliz coordinato sempre dalla DDA di Catania pochi gironi fa) che ha portato alla luce un sofisticato sistema di frode fiscale e riciclaggio di denaro di dubbia provenienza, dove, anche qui sono state arrestate 16 persone, anche qui vi sono legami con gruppi catanesi, ma in questo caso non è coinvolta un'imprenditoria mafiosa, ma quattro "insospettabili colletti bianchi" di Modica.
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