La dichiarazione/notizia è passata come una
meteora, la scia è stata molto luminosa ma si è subito diradata. Nei social se
ne è parlato per alcune ore. In tanti hanno postato nelle proprie bacheche i
link dei quotidiani e delle piattaforme all-news e li sono arrivate le
“condivisioni”, sono piovuti i “mi piace” e i “commenti”. Infine, come avviene per qualsiasi notizia,
dopo poco tempo tutto si è dissolto come nella scena di un film. Ora, siccome certe
dichiarazioni non possono essere metabolizzate in questo modo io la ribadisco e
la rilancio con forza: “La Sicilia diventerà il primo luogo extra Stati
Uniti dove saranno formati i piloti dei caccia bombardieri F-35”. Questa
frase è stata declamata con una serafica serenità dal Ministro della difesa (o
della guerra?), Guido Crosetto, il 2 luglio scorso nella base militare di Decimomannu,
in Sardegna, alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio
Mattarella. Il ministro non si è
limitato solo a dare questa notizia, ma l’ha presentata come un grande
vantaggio per l’isola, “che porta ricchezza e aiuta a mettere insieme le
capacità industriali…perché il futuro si costruisce facendo diventare la difesa
un motore sociale, economico, di innovazione e tecnologico”. Dopo poco tempo sono arrivate le dichiarazioni del presidente della commissione difesa della Camera, on. Nino
Minardo, : “Dal punto di vista economico, l’iniziativa può avere
ricadute significative sul territorio, generando occupazione qualificata e
attrazione di investimenti. La presenza di una struttura di questo livello in
Sicilia rafforza il sistema industriale della difesa e apre nuove prospettive
per la formazione e la tecnologia. È fondamentale adesso che vi sia massima
attenzione e collaborazione per seguire ogni sviluppo, garantendo il necessario
supporto istituzionale”.
La Sicilia, da laboratorio politico, si appresta a diventare anche una grande base militare? Una gigantesca caserma? Un luogo dove si formano i guerrieri del XXI secolo? Queste domande non nascono a caso ma scaturiscono da una serie di fatti che si sono susseguiti negli ultimi tempi.
La Sicilia, da laboratorio politico, si appresta a diventare anche una grande base militare? Una gigantesca caserma? Un luogo dove si formano i guerrieri del XXI secolo? Queste domande non nascono a caso ma scaturiscono da una serie di fatti che si sono susseguiti negli ultimi tempi.
Nel 2023, presso i cantieri navali di Palermo, sono stati effettuati
lavori di adeguamento relativi all’imbarco dei nuovi aerei F-35 sulla portaerei
Cavour - nave ammiraglia della nostra Marina militare. Nel 2024, sempre presso
i cantieri navali di Palermo, è stata effettuata la manutenzione di un’altra
nave da guerra, l'unità anfibia multiuso Trieste. Sempre nel 2024 ad Augusta è
stato istituito il polo unico di formazione avanzata per gli ufficiali della
Marina Militare designati al comando navale. Dal gennaio di quest’anno, voci
sempre più insistenti parlano di insediamenti in aree industriali siciliane
(Termini Imerese?) di azienda specializzata nella progettazione e sviluppo di
batterie a litio di nuova generazione sia per uso industriale che commerciale. L’uso
industriale è legato all’industria delle armi? Faccio notare che le batterie a litio sono
fondamentali nella gestione elettronica dei nuovi sistemi d’arma. A marzo 2025 il vice presidente esecutivo
della Commissione Europea, Raffaele Fitto,
a margine di un convegno che si è tenuto a Palermo, sul tema della spesa
dei fondi Ue e della destinazione di queste somme per la difesa, ha dichiarato
che vi è la possibilità di utilizzare le risorse della politica di coesione per
spese militari. Infine, lo ribadisco, pochi giorni fa il ministro Guido Crosetto ci annuncia che in Sicilia saranno formati i top gun che piloteranno gli F-35.
Riepilogando: nuove strutture di manutenzione, nuove basi militari di alta formazione, nuove industrie di produzione. In Sicilia, per fare tutto questo, oltre ai soldi, servono zone dedicate all'accettazione e al deposito temporaneo di merci e materiali utili a realizzare ciò. In particolare: strutture, mezzi e attrezzature dovranno arrivare o nei porti o negli aeroporti e poi serviranno delle basi logistiche. E' forse per questo motivo che l'aeroporto di Comiso dovrebbe diventare un'area cargo? E' possibile che alcune zone industriali (Catania o Termini Imerese?) possano diventare basi dove o ammassare il materiale o insediare industrie a servizio di questo ambizioso progetto? Parafrasando il titolo di un vecchia canzone, "strada facendo" vedremo cosa accadrà. Intanto, però, da qualche tempo il nostro cielo è solcato ciclicamente da aerei militari da trasporto e da grossi elicotteri da trasposto. Chissà perché?