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sabato 25 aprile 2015

25 Aprile


Oggi festeggiamo il 70° della Liberazione. Affinché si possa apprezzare meglio questa Festa di Libertà bisogna ricordare cosa è stato il fascismo nel nostro territorio.
Le elezioni amministrative del 1920 sancirono la vittoria dei socialisti in 8 dei 13 comuni di quella che sarebbe diventata la nostra provincia: Ragusa superiore, Ispica, Pozzallo, Acate, Vittoria, Comiso, Scicli e Modica. Mentre i socialriformisti si affermarono a Ragusa inferiore, Giarratana e Monterosso. La forte avanzata delle forze progressiste sviluppò in quest'area della Sicilia un fascismo molto simile allo squadrismo padano, caratterizzato da una spiccata violenza sociale e politica, che puntava al rovesciamento dei rapporti di forza. Protagonisti e mandanti di tutte le azioni violente furono e Filippo Pennavaria a Ragusa, Giovanni Barone a Modica, Mario Petino a Vittoria, Vittorio Casaccio a Comiso, Francesco Vaccaro Scurto a Spaccaforno. In tutta l'area del ragusano iniziò una costante azione di disturbo: assalti, incendi e saccheggi contro camere del lavoro, sedi di partito, e circoli politici di varia estrazione politica. Furono picchiati selvaggiamente e uccisi diversi esponenti politici e sindacali. La violenza praticata dalle squadre fasciste creava identità di gruppo, era vincente, era esaltante, era appagante e questa cosa piaceva molto alla mafia locale, che vedeva nelle forze progressiste l'avversario principale, per questo spesso partecipava alle spedizioni organizzate dai fascisti. Uno di questi episodi avvenne a Vittoria il 29 gennaio del 1921 dove fascisti e il gruppo mafioso dei “caprai” (U. Santino, 1995, pag. 26) assaltarono e distrussero il circolo socialista. Durante l'aggressione spararono e uccisero il consigliere comunale socialista Giuseppe Campagna. Il 13 marzo dello stesso anno, sempre a Vittoria, le squadre fasciste distrussero i locali della Lega di miglioramento, la Sezione Socialiasta e la Sezione Giovanile Comunista. Nel maggio del 1922 , sempre a Vittoria, i fascisti uccisero a revolverate il giovane comunista Orazio Sortino e bruciarono la sede della locale Camera del Lavoro e del Partito Comunista d'Italia.

Il 25 Aprile è una giornata di festa ma in tempi come quelli che stiamo vivendo bisogna riappropriarsi della memoria.  

domenica 19 aprile 2015

Mare Mortum



Quello di oggi è soltanto l'ultimo dramma di migranti che "viaggiavano" per la “speranza”. Una tragedia continua di cui se ne conosce solo un parte. E' giusto che si sappia: molte di queste stragi sono sconosciute, per la cronaca non sono mai avvenute. Morti anonime, dove i corpi non sono stati mai recuperati. Provo a fare un operazione di memoria, voglio ricordare a me stesso e a chi mi legge le stragi che si conoscono e che la stampa ci ha raccontato. Forse potremo cominciare a capire quanto sia grande questo dramma.

Per la cronaca tutto trova inizio nella notte di Natale del 1996: 300 persone muoiono annegate a largo di Portopalo e per molto tempo tutto rimarrà un mistero.
Settembre 2002, a pochi metri dalla costa di Scoglitti, 12 persone annegano nel tentativo di
raggiungere la spiaggia di Baia Dorica.
Giugno 2003, una barcone con a bordo 250 si rovescia a largo della Tunisia. Il bilancio ufficiale sarà di 160 dispersi.
Ottobre 2003, nel Canale di Sicilia un barcone della speranza viene soccorso dalla guardia costiera. Circa 70 persone moriranno durante la traversata.
Ottobre 2004, una carretta del mare si inabissa davanti alle coste della Tunisia, i dispersi saranno circa 70.
Agosto 2006, un barcone con 120 clandestini si rovescia per il peso degli immigrati. 50 persone risultano disperse.
Maggio 2008, 47 persone muoiono di fame e freddo su un barcone che voleva raggiungere le coste siciliane. I cadaveri verranno gettati in mare dai compagni.
Giugno 2008, una barca della speranza si inabissa a largo delle coste libiche. A bordo c'erano 150 persone. Soltanto una riuscirà a salvarsi.
Febbraio 2011, nel Canale di Sicilia scompare un barcone con a bordo forse oltre 200 immigrati.
Marzo 2011, un barcone che trasporta 30 persone naufraga nel Canale di Sicilia, per fortuna nelle vicinanze c'è un peschereccio mazarese. Due purtroppo scompaiono tra le onde del mare.
Marzo 2011, nel canale di Sicilia affonda un barcone con a bordo oltre 40 persone. Solo cinque riusciranno a salvarsi, gli unici che sapevano nuotare.
Marzo 2011, un barcone con a bordo 17 persone partite dalla Libia affonda a largo di Lampedusa, 11 annegheranno.
Aprile 2011, i corpi di 70 persone morte durante una traversata vengono recuperati al largo della Libia.
Aprile 2011, un barcone partito dalla Libia con 300 persone a bordo si ribalta nel canale di Sicilia. I dispersi, da quanto emerge dai racconti, saranno oltre duecento.
Maggio 2011, tre ragazzi  muoiono a un passo dalla spiaggia di Lampedusa. I cadaveri vengono recuperati incastrati sotto il barcone.
Agosto 2011, 25 persone muoiono asfissiate nella stiva di un barcone partito dalle coste libiche verso Lampedusa.
Ottobre 2012, 34 persone, tra cui sette bambini e undici donne, sono le vittime di un naufragio a largo di Lampedusa.
Luglio 2013, si ribalta un gommone a 29 miglia dalla Libia: i soccorsi recuperano 22 persone mentre altre 31, secondo i racconti, sono finiti in fondo al mare.
Agosto 2013, 6 persone muoiono sulla spiaggia del lungomare della Plaia di Catania.  
Annegano nel tentativo di raggiungere la riva.
Settembre 2013. 13 persone muoiono annegate sulla spiaggia di Sampieri, a Scicli, nel tentativo di raggiungere la costa.
Ottobre 2013. Viene definita "una strage senza precedenti". Un barcone carico di migranti naufraga a Lampedusa. Il bilancio finale arriverà a contare 366 vittime e 20 morti presunti. Tra i morti ci sono tante donne, alcune incinte e molti bambini.
Nel 2014 secondo l'UNHCR le persone morte nel Canale di Sicilia ammontano a 1900, 1600 solo a Giugno.
2015, sempre secondo l'UNHCR fino a febbraio le persone annegate nel Canale di Sicilia sono circa 300. 

Un escalation di morti che non trova la parola fine  - due consonanti, f ed n,  e due vocali, i ed e -  alimentata da un oceano di frasi fatte tanto finte quanto false.

domenica 12 aprile 2015

UNA STRAGE DA NON DIMENTICARE



Domenica scorsa, dopo tempo, ho voluto rivedere una delle feste più suggestive della Pasqua iblea: “la Madonna Vasa Vasa” a Modica. Con famiglia a seguito mi sono posizionato sulle scalinate della Chiesa di San Pietro e abbiamo atteso l'evento. Di fronte a quella Chiesa si apre un antico e vasto abitato a balze molto suggestivo che fino alla fine del '400 fu abitato quasi esclusivamente dagli Ebrei. Questo luogo fu teatro di una degli atti più feroci di intolleranza religiosa che voglio ricordare e che non va mai dimenticato.
Gli ebrei arrivarono in Sicilia certamente dopo il 70 d.C, anno della distruzione del Tempio di Gerusalemme, quando ebbe inizio la loro diaspora. Fino al marzo del 1492 il numero degli ebrei presenti in Sicilia era superiore a quello di qualsiasi altro stato europeo o del bacino del mediterraneo. La Contea di Modica, il cui territorio si estendeva sino al Fiume Dirillo, secondo il censimento del 1492, ospitava una cospicua comunità ebraica, forse la più numerosa di tutta la Sicilia. A Ragusa gli ebrei occupavano il quartiere Porta Mulini (sulla vallata San Leonardo), mentre a Scicli il quartiere "Meschita". Gli ebrei siciliani non erano costretti ad abitare in quartieri chiusi, tristemente definiti "ghetti", ma a Modica gli israeliti abitavano nel quartiere "Cartidduni", Cartellone. Il nome probabilmente si deve a un cartello, ben visibile, che avvisava i cristiani che da lì in poi iniziava il quartiere ebraico. A Modica, anche se indirettamente, si anticipava la separazione delle comunità religiose. La comunità ebraica modicana era molto attiva economicamente, operava nell’industria molitoria, commercializzavano cereali, vino, olio, e derivati del latte, della canna da zucchero e del baco da seta. Agli inizi del 1400 la Sicilia era diventata un possedimento spagnolo, questa dominazione si caratterizzò subito per l'oscurantismo e il fanatismo con cui la fede religiosa veniva praticata. Il tutto era alimentato da predicatori che fomentavano in modo subdolo l’odio contro chi non era di fede cattolica, soprattutto contro gli Ebrei. Uno di questi "evangelizzatori" era un domenicano, tale frate Giovanni da Pistoia, fondatore nel 1469 del convento di san Domenico a Ragusa. Fra Giovanni, come buona parte dei domenicani, era un ottimo oratore e fu proprio lui che il quindici Agosto 1474, giorno dell'assunzione di Maria, nella Chiesa di S. Maria di Betlem a Modica, costrinse gli Ebrei ad assistere alla sua predica “conversionistica” (introdotta nella liturgia cristiana nel 1278 da Papa Nicola III). Il prelato, con le sue parole, arroventò il clima a tal punto da scatenare la furia dei tanti “cattolici” i quali, al suono forsennato delle campane e al grido di “Viva Maria periscan gli Ebrei” cominciarono ad uccidere gli israeliti.  Da li a poco invasero il “ghetto” ed eseguirono una carneficina che si concluse con il saccheggio, la distruzione delle case e l’incendio della Sinagoga. Furono passati a fil di spada un numero imprecisato di ebrei (gli storici si dividono fra i 360 ed i 600), uomini, donne e soprattutto bambini. La spietata caccia all' uomo durò più giorni. Il viceré di Sicilia, Lop Ximenes Durrea, sostenitore di fra Giovanni, avviò un processo per direttissima tanto sbrigativo quanto per nulla risolutivo. Infatti dopo pochi giorni la gente sentì l'obbligo di ripetere un nuovo eccidio di ebrei nella vicina Noto. La strage di Modica precedette di pochi anni l'editto del 31 marzo 1492, con cui Ferdinando il Cattolico, re di Spagna, ordinava a tutte le comunità ebraiche presenti nei suoi possedimenti ("todos los jodios y judias grandes y pequenyos") la conversione alla religione cattolica e disponeva l'espulsione per coloro che non si fossero ravveduti. 


http://www.modica.it/itinerario_quartieri.htm

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/01/03/la-strage-dimenticata-degli-ebrei-siciliani.html

http://ingegniculturamodica.ning.com/profiles/blogs/eccidio-degli-ebrei-a-modica


venerdì 3 aprile 2015

Venerdi di passione.

Ci sono cose che non accadono mai per caso ma sono il frutto o la conseguenza di un fatto che da qui a qualche tempo accadrà per forza di cosa, per scadenza naturale. Il sindaco non è stato invitato alla tradizionale conferenza stampa di presentazione delle Sacre Rappresentazioni del Venerdì Santo. Naturalmente c'è rimasto male. Il suo chiaro disappunto è comparso in un breve comunicato stampa: “... Non ho ricevuto alcun invito: l’Ufficio di gabinetto del sindaco è stato avvisato telefonicamente dagli organizzatori all’ultimo momento ed è riuscito a garantire, in extremis, la presenza del vicesindaco, Filippo Cavallo. Immagino che l’incidente sia frutto di un disguido nell’organizzazione della conferenza stampa, alla quale avrei avuto il piacere di partecipare, anche in considerazione del fatto che il Comune è stato l’unico ente a sostenere il Dramma Sacro con un contributo economico...” . Siamo all'epilogo, fra un anno si vota per rinnovare sindaco e consiglio comunale e da una città da sempre abituata ad occupare le stanze di Palazzo Iacono con la solita cantilena: “PPI MIA CHI C'E'??”, cosa ci si poteva aspettare.  Vorrei tanto sbagliarmi, ma penso che di queste dimenticanze, durante quest'ultimo anno, c'è ne saranno diverse. Mi torma in mente la favola di Fedro: Il vecchio leone, il cinghiale, il toro e l'asino (che riporto di seguito integralmente). Sfinito dagli anni e abbandonato dalle forze, il leone languiva a terra e covava la sua fine; A vendicarsi contro di lui venne il cinghiale che gli sferrò un fulmineo colpo di zanne. Poi venne il toro che con le corna micidiali trafisse il corpo del suo nemico. L'asino, non appena vide che la fiera poteva essere aggredita impunemente, lo colpì con un tremendo calcio nella fronte. Allora il leone, spirando disse : “Con amarezza ho sopportato l'assalto di quei forti, ma dopo il tuo colpo, vergogna della natura, mi sembra di morire due volte.