Acquaforte di Pippo Fava "Pomeriggio al circolo" tratto da Google Immagini
Peppe Bascietto, con una serie di post su Facebook, ha descritto, con precisione chirurgica, il nuovo sistema criminale che opera nel territorio ibleo. Ci ha raccontato la mutazione lenta ma continua che è iniziata con l'ingresso di organizzazioni esterne: 'ndrangheta e mafia albanese. Queste organizzazioni hanno prescritto, per non dire imposto, nuovi comportamenti. La massa enorme di denaro prodotto dalla gestione e dal commercio delle droghe - cocaina su tutte - è diventata in poco tempo lo strumento per costruire una serie di reti economiche che con determinazione si sono infiltrate "nei mercati, nei locali, nei flussi di lavoro e nei permessi di soggiorno". Nel silenzio più totale e con molta risolutezza, in questa parte della Sicilia, si è imposta un'autorità finanziaria, silenziosa, molto ben strutturata e capace di scandire i tempi delle tante economie del Sud Est. In passato in molti miei post pubblicati su questo mio piccolo spazio telematico ho ipotizzato questi legami, ma non avevo gli strumenti per poter definire queste mie teorie. Peppe Bascietto, con una accuratezza millimetrica, ha fornito nomi, cognomi e soprannomi dei personaggi, i loro interessi e gli eventuali legami con altre consorterie mafiose. Nulla a che vedere con le relazioni semestrali della Direzione Investigativa Antimafia. In tutte quelle che ho consultato, compresa l'ultima, l'analisi dei fenomeni criminali in provincia di Ragusa si ferma alla presenza di due distinte organizzazioni mafiose: cosa nostra, influenzata dalle compagini catanesi e nissene e la stidda, strettamente legata alla matrice gelese. Un cliché che si ripete di semestre in semestre da anni. L'unico dato aggiornato sono le operazioni di polizia avute nel periodo a cui fa riferimento la relazione. Gli organi inquirenti sono forse leggermente in ritardo nella lettura del territorio? Eppure da anni esistono atti presso la Commissione nazionale antimafia dove si parla da tempo del ruolo della criminalità albanese. Questa mafia, anni fa, fungeva da "organizzazione di servizio" per le mafie italiane, in quanto si occupava della fornitura, del trasporto (via mare e terra) e dello stoccaggio delle droghe, soprattutto per conto della 'ndrangheta. Poi, sempre da questi atti, emerge come le strutture criminali albanesi si siano evolute e da "organizzazioni di servizio" sono diventate referenti dei più qualificati cartelli di narcotrafficanti sudamericani. Nel resoconto stenografico della seduta della Commissione antimafia di martedì 8 aprile 1997 a pag. 9 si legge: Secondo alcune informazioni, non verificate ma probabilmente attendibili, la presenza di alcuni esponenti dei cartelli colombiani aveva addirittura portato alla sperimentazione della coltivazione della pianta della coca negli altopiani albanesi.
Questo è il nuovo livello criminale. Accanto ad esso, da sempre, c'è un secondo livello che non emerge mai: quello economico! Dove finisce la massa di denaro prodotta dallo spaccio delle droghe? Chi la gestisce? Non possono essere sicuramente i personaggi descritti da Bascietto ad occuparsi di questo, non hanno né le caratteristiche né la capacità. Far convergere certi interessi imprenditoriali con quelli della criminalità non è una cosa semplice. Servono complicità e professionalità di un certo tipo che si svolgono su più strati.
Un esempio che spieghi in pochi punti questa mia tesi potrebbe essere questo:
1. Le mafie di questa zona accumulano capitali illeciti con la gestione della droga (anche dei rifiuti).
2. Professionisti capaci e spregiudicati di questo territorio trovano le condizioni attraverso un sistema finanziario compiacente per ripulire questi fondi.
3. I capitali entrano nell’economia legale sotto forma di investimenti, spesso in settori strategici (edilizia, turismo, logistica, serricoltura,…).
4. Il sistema bancario guadagna, gli imprenditori crescono, le mafie si rafforzano economicamente e socialmente e lo Stato finge di non vedere.
Se è così, e io penso che sia così, qui non servono solo più forze dell’ordine o più videosorveglianza. Qui servono più ispettori bancari che verifichino con attenzione ciò che avviene dentro il nostro sistema finanziario. Qui servono più ispettori dell’Agenzia delle Entrate che controllino ciò che accade all’interno di certe imprese. Qui servono intelligenze investigative che sappiano capire come questa criminalità si sta evolvendo.
Peppe Bascietto ha creato uno squarcio, ci ha dato i nomi, i cognomi e le caratteristiche di questo nuovo sistema criminale/economico che sta infettando tutta la provincia iblea. Ma dietro questi nomi vi è un'entità immateriale, astratta e impenetrabile fatta di imprenditori, notai, avvocati, tecnici, commercialisti, esperti di finanza e quindi di riciclaggio. Un'area grigia che decide come e dove investire la massa enorme di denaro generata del narcotraffico. L'hanno chiamata "mafia trasparente", quella difficile da vedere - o che nessuno vuole vedere - che non ha nomi e soprannomi. E' quella che crea collusioni con la società civile e con le istituzioni. E' la mafia che comanda realmente perché governa e investe i soldi prodotti illegalmente e intreccia rapporti di potere. Questa mafia, avvolta e protetta da una spessa coltre di perbenismo - per questo definita "borghesia mafiosa" - mal sopporta le azioni criminali, vuole silenzio e sfuma per la vergogna di fronte alle violenze della criminalità perché sa che quelle azioni trovano sostegno nel suo grigiore, ma chi compie quelle azioni sa che senza quel grigiore non avrebbe sussistenza. Le istituzioni, per il bene del territorio, si attrezzino per svelare questa mafia. Occorre conoscerne i volti per inserirli, finalmente, anche questi, nelle foto segnaletiche.