Foto base di Sigonella tratta da Google Immagini
La Sicilia non è un'isola. E' un arcipelago di strutture militari. Non c'è provincia della nostra terra che non veda la presenza di un complesso bellico pronto ad essere utilizzato per qualsiasi tipo di "crisi". Molte di queste strutture sono note, la base di Sigonella su tutte. Sto parlando di una vasta area con due piste aeree lunghe più di 2.400 metri denominata dai vertici statunitensi "The Hub of the Med", cioè il centro del Mediterraneo. Un enorme carcinoma maligno posto nel mezzo della Piana di Catania da cui si propagano una serie di metastasi a cominciare dal vicino porto di Augusta, che è diventato una base per l'attracco di navi militari e di sommergibili a propulsione nucleare. All'interno di questa struttura la Marina Militare italiana ha, da poco, aperto l'unico polo di formazione avanzata per ufficiali destinati al comando di una nave da guerra. A seguire abbiamo:
Il MUOS di Niscemi, è un sistema di comunicazioni satellitari militari ad alta frequenza tra i più grandi d’Europa, gestito dagli Usa. Mentre le altre stazioni di terra si trovano in posti deserti – nelle Hawaii, in Australia e in Virginia – a Niscemi è stata costruita a ridosso di in una riserva naturale di querce da sughero, un Sito di Interesse Comunitario, a pochi chilometri dal centro abitato.
L'aeroporto di Trapani Birgi, è la base per aerei radar, gli Awacs e i caccia della Nato. Poche settimane fa il ministro della difesa (o della guerra?), C(r)osetto, ha annunciato che proprio in questa base aerea nascerà la scuola per top gun sui caccia F.35, "i lavori inizieranno nella primavera del 2026 e si concluderanno entro il 2028".
Poi vi sono i grandi occhi elettronici che controllano il Mediterraneo e cioè il centro radar di Marsala e quello di Noto-Mezzogregorio, due strutture che si occupano di sorvegliare lo spazio aereo italiano e di buona parte di quello della regione Sud-europea della Nato. Questi due centri assicurano pure l’interscambio informativo con le unità navali Usa e Nato in navigazione nel Mediterraneo.
Ovviamente non possono mancare i poligoni per le esercitazioni di guerra dove ciclicamente militari italiani e delle forze Nato si esercitano al combattimento. Questi sono situati a Punta Bianca (Agrigento), Piazza Armerina e Corleone.
Ma non finisce mica qui. E no! Abbiamo anche un grande hangar scavato dentro una montagna a Pantelleria. Parlo di un'avio rimessa ben mimetizzata lunga oltre 300 metri larga circa 25 metri e alta circa 20 metri che dovrebbe contenere aerei ed elicotteri da combattimento. A Lampedusa invece vi è un importante centro radar che contribuisce alla sorveglianza dello spazio aereo di competenza, attraverso il corretto funzionamento e il mantenimento in efficienza del sistema d'arma e degli apparati radio per le comunicazioni terra/bordo/terra nel Mediterraneo centrale e meridionale. Altro importante centro radar è la stazione dell US Navay della Marza, sita nel comune di Ispica, questo monitora il passaggio di navi e sottomarini. A tutto questo va aggiunto l’uso dei porti di Catania, Messina e Palermo per le soste e i rifornimenti delle unità navali delle marine dei paesi Nato; gli atterraggi, le soste e i decolli dei velivoli d’intelligence e delle società contractor del Pentagono dagli scali “civili” di Catania-Fontanarossa, Palermo-Punta Raisi e Pantelleria e, forse, anche Comiso.
A questo elenco (sicuramente incompleto) vanno sommate le nuove "occasioni di sviluppo" che si stanno affermando nel nostro arcipelago militare. Presso i cantieri navali di Palermo, negli ultimi mesi sono stati effettuati i lavori di adeguamento nella portaerei Cavour - nave ammiraglia della nostra Marina militare - relativi all’imbarco dei nuovi aerei da combattimento F35. Sempre presso i cantieri navali di Palermo è stata effettuata, recentemente, la manutenzione di un altra nave da guerra, l'unità anfibia multiuso Trieste. Sempre nei cantieri navali di Palermo è stata realizzata una maxi nave anfibia da combattimento commissionata dal ministero della difesa del Qatar.
Non si capisce bene cosa diventerà l'area industriale di Termini Imerese, ma voci di corridoio parlano di insediamenti industriali legati alla produzione di armi, così come non è escluso che l'aeroporto di Comiso possa tornare ad avere un ruolo militare.
La ciliegina sulla torta di questo significativo apparato bellico, forse l'ha messa la Regione Sicilia. Infatti con una delibera del 3 ottobre scorso pare abbia riprogrammato i fondi Fers (Fondo europeo sviluppo regionale) stanziando circa 200 milioni di euro "verso una mobilità dual use" cioè civile e militare. La Sicilia ha bisogno di servizi sanitari, scuole sicure, reti idriche per uso agricolo e domestico, infrastrutture adeguate, ma per la regione tutto questo è poco importante, tant'è che sposta le risorse su opere di "natura duale" fregandosene dei bisogni reali dei sui cittadini. E' in questo modo che si alimenta il divario economico-sociale e si da la possibilità di favorire gli interessi di certe economie mafiose (https://www.euroinfosicilia.it/pr-fesr-sicilia-21-27-esame-mid-term-review/).
Con un campionario di strutture militari operative, logistiche e di formazione di questa portata, la Sicilia è già in prima linea sia per le guerre attuali e sia per i conflitti futuri, in spregio all'art. 11 della Costituzione.
Nessun commento:
Posta un commento