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domenica 14 luglio 2019

IN NOME DI ALESSIO E SIMONE VITTORIA DEVE REAGIRE




E’ morto pure Simone. La notizia è arrivata mentre si celebrava il funerale di Alessio. Il dolore, immenso ma contenuto, è diventato straziante. Vittoria sta vivendo il momento più angosciante della sua storia recente. La strage del ‘99 ferì profondamente la città, ma lo Stato e le istituzioni furono solerti e capaci a dare delle risposte. Oggi Vittoria è sola, indifesa, abbandonata a se stessa. La morte di queste due giovani vite ha tramortito ogni corpo sociale.

Alessio e Simone sono vittime di una cultura mafiosa che non ha trovato e non trova contrasti adeguati né nella città, né tanto meno nelle istituzioni. Se è vero - come ha denunciato Paolo Borrometi e come ha ben descritto Annalisa Grandi sul Corriere della Sera- che le esequie di Alessio “sono state affidate alla ditta di pompe funebri dell’amico dei Ventura”; se è vero che la sede storica del Commissariato di P.S. di Vittoria è di proprietà dei Luca, arrestati per mafia: lo stato a Vittoria non ha toccato solo un fondo putrido e melmoso, non contento si è messo a scavarlo. Qui,come ha dimostrato Salvo Palozzolo su Repubblica.  si ha ancora la sfacciatagine di negare l'esistenza delle mafie. 

Vittoria deve rialzarsi, ha l'obbligo di reagire, e lo deve fare da sola per evitare altri drammi come quelli di Alessio e Simone. Lo deve fare per impedire che tanti ragazzi subiscono il fascino della cultura mafiosa come modello di riferimento. Abbiamo il dovere di isolare e attaccare le economie mafiose e gli atteggiamenti mafiogeni che creano consenso e complicità in larghi strati della nostra società. Dobbiamo uscire da questa forma di torpore in cui ci siamo cacciati. Solo dopo aver fatto ciò possiamo e dobbiamo pretendere uno Stato che sappia fare lo Stato. Non possiamo più vivere nella rovina, nello sfregio, nella merda perché a rischio ci sono le vite di altri ragazzi come Alessio e Simone

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