Ci
sono notizie che ci scivolano addosso come se nulla fosse, eppure
hanno un grande impatto sulla nostra vita. Pochi giorni fa la Guardia
di Finanza di Vittoria ha scoperto e sequestrato ad Acate un’area
di oltre 10 mila mq adibita a discarica abusiva. Secondo una prima
stima giacevano in bella mostra oltre 20 tonnellate di rifiuti di
scarto della serricoltura, e cioè: imballaggi in plastica, rifiuti
organici, vaschette di polistirolo, matasse di nylon e contenitori
vuoti di prodotti fitosanitari altamente pericolosi.
Pochi
pochi giorni dopo, in un fondo agricolo nei pressi di Comiso, i Carabinieri hanno scoperto e sequestrato una nuova discarica abusiva
di oltre 5 mila mq contenente diverse tonnellate di materiale
proveniente da demolizione di edifici, plastica e rifiuti organici di
ogni genere.
Naturalmente
il suolo delle due aree poste sotto sequestro non era neanche lontanamente impermeabilizzato e quindi il rischio di contaminazione del
sottosuolo e delle falde acquifere ci può stare tutto.
A
queste due notizie ne associo una terza: in Italia, negli ultimi
dieci anni, 80 mila processi per crimini ambientali sono andati in
prescrizione. Un regalo immenso a chi “controlla” questo settore,
in particolare alla criminalità organizzata che su questo tema detta
le sue regole.
Non
abbiamo ancora capito, ma soprattutto chi ci amministra e chi ci
governa non ha ancora compreso, che il nostro modello economico non produce più reddito (anzi produce debiti) e sta
compromettendo in modo definitivo il territorio. Nelle nostre serre
viene prodotta ortofrutta di alta qualità, ma a questo pregio non
corrisponde un'altrettanta qualità ambientale. La serra è uno
strumento produttivo semplice e geniale: cattura l'energia del sole,
la mantiene e così accelera la produzione, ma attorno a questo
congegno di energia alternativa si è sviluppato un indotto fatto di
polimeri, diserbanti, polistirolo che ha fatto aumentare,
esponenzialmente, i costi di produzione, tra questi i costi dello
smaltimento dei rifiuti. Alle continue crisi di mercato, che hanno
corroso nel tempo la capacità economica dei nostri produttori, è
corrisposto il lento ma continuo inquinamento del territorio.
Basta farsi un giro nelle nostre campagne per capire di cosa sto
parlando. La stessa cosa vale per l'edilizia. I costi di smaltimento
degli sfabbricidi è cresciuto nel tempo e anche qui la crisi del
mercato delle costruzioni ha avviato processi di dequalificazione urbana e ambientale. In un contesto in forte difficoltà
economica le mafie, con le loro imprese criminali, hanno subito
fiutato l'affare e si sono inserite con i loro “servizi”a basso
costo ma alto impatto sul territorio. Lo
dico con estrema chiarezza: queste due enormi discariche, proprio per
le loro dimensioni, non potevano non essere “gestite” da
qualcuno.
L'estrema disattenzione politica e amministrativa verso la tutela del
territorio oltre a compromettere seriamente il nostro ambiente, sta
generando mafia. E' un'incuria mafiogena. I rifiuti sono materia prima, sono
una risorsa economica, non sono un costo, vanno riutilizzati, non vanno smaltiti. Mi ritornano in mente le parole di
Nicola Cipolla, grande dirigente politico e sindacale siciliano,
durante un intervento su questi temi, con la sua voce da baritono cominciò a
ripetere, quasi urlando: "... non c'è sviluppo senza tutela dell'ambiente
… non c'è progresso ... non c'è sviluppo. ...”. Da visionario
qual'era capiva che si stava andando a sbattere verso forme di
economia deviata che lui (insieme a Pio La Torre) aveva contrastato con forza.
Per
ostacolare questa pericolosa deriva serve progettualità, incentivi e
nuove forme di contrasto. I fondi ci sono, i programmi di sviluppo
prevedono diverse misure in tal senso: non attivarli, disconoscerli
significa fare un grande favore alle nostre ecomafie.