Foto gentilmente concessa da Marcello Bianca
Anche in molte città della nostra provincia gli esempi non mancano, Il caso più evidente è quello di Ragusa che da sonnolento borgo agropastorale, nel gennaio del 1927 diventò capoluogo di provincia grazie al suo gerarca banchiere Filippo Pennavaria, definito “l'apostolo violento del credo fascista ...”. A questo signore è stata dedicata una centralissima via di Ragusa. Addirittura, pochi anni fa, qualcuno aveva deciso di realizzare una statua alta sette metri, raffigurante lo stesso Pennavaria. L'imponente scultura doveva essere posizionata, guarda un po', nella centralissima Piazza Libertà (sic). Fortunatamente questo costosissimo progetto fallì perché il merito di aver fatto promuovere Ragusa a capoluogo di provincia non poteva, non può e non potrà mai cancellare le responsabilità di Pennavaria. Il gerarca banchiere contribuì in prima persona allo sviluppo di un fascismo contrassegnato da uno squadrismo che aveva uno spiccato carattere di violenza sociale e politica. Secondo molte fonti storiche Pennavaria fu l'ispiratore di diverse azioni criminali e sanguinose. Tra le tante va ricordato l'eccidio del 9 aprile 1921 a Ragusa, in piazza San Giovanni, dove furono uccisi 3 braccianti e ferite oltre 50 persone, colpevoli di attendere il comizio del deputato socialista Vincenzo Vacirca. Una via Filippo Pennavaria c'è anche a Punta Secca, rinomata frazione rivierasca diventata celebre grazie alla serie tv sul Commissario Montalbano.
A Chiaramonte Gulfi c'è una via dedicata al conte Costanzo Ciano padre di Galeazzo Ciano, genero di Mussolini. Non si può non ricordare come questo nobile signore sia stato tra i principali animatori e organizzatori dei fatti violenti di Livorno nell'estate del 1922.
A Comiso una delle vie centrali è intitolata al prof. Biagio Pace, il quale non è stato soltanto uno dei maggiori studiosi dell'antichità. Questo importante accademico, appartenente ad una antica e nobile famiglia di grandi proprietari terrieri, oltre ad essere un illustre archeologo era anche un fervente nazionalista che aderirà convintamente al fascismo. Sarà collega e rivale di Pennavaria, entrambi saranno le punte avanzate del fascismo ibleo. Attorno alla figura del prof. Pace si stringeranno gli interessi delle più importanti famiglie dell'agro ipparino le quali pur di conservare il loro potere municipale e pur di aumentare le proprie rendite non rinunceranno ad ispirare uno squadrismo violento contro partiti e organizzazioni di sinistra. Nell'immediato dopo guerra sarà uno dei firmatari del documento di fondazione del msi.
E' significativo il caso di Ispica. Nella città dove Luigi Capuana ambientò il romanzo “Profumo”, aleggia da tempo una maleodorante contraddizione. A pochi isolati vi sono due piazze: una intitolata al partigiano Antonio Brancati (un giovane ufficiale ispicese condannato a morte, la cui toccante lettera di addio ai genitori si può leggere nel libro “Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana”), l'altra al “ras” del fascismo ispicese Dionisio Moltisanti. Questo personaggio è stato fino al 1943 uno dei massimi dirigenti del fascismo ibleo. Questa “esemplare e poliedrica figura politica”, così si legge nella lapide posta nella piazza a lui dedicata, era uno dei più fidati collaboratori dell'apostolo violento del credo fascista Filippo Pennavaria. E' così da anni, a pochi metri di distanza, ristagna il lezzo di una puzzolente ambiguità politica e toponomastica. La classe dirigente di questa città è stata capace di mettere sullo stesso piano, di parificare, un giovane condannato a morte da un tribunale fascista per non essersi “... associato a coloro che vogliono distruggere l'Italia” con chi è stato un convinto sostenitore del fascismo e delle sue aberrazioni, fino al suo epilogo, per poi continuarne la storia militando nel msi.