Il
riciclaggio del denaro ricavato da operazioni illecite senza la
compiacenza del sistema bancario non si può attuare. La mafia della
nostra terra e i suoi derivati guadagna tanti soldi, soprattutto con
la droga. Questa consistente e appetitosa massa di denaro deve essere
trasferita in affari perfettamente legali. Se penso alle due più
importanti operazioni antidroga in provincia, “Tsunami e “Jet
Lag”, l'unica cosa che mi viene in mente non sono le pagine dei
giornali con le foto degli arrestati pubblicate tipo album calciatori
Panini. No, mi viene in mente un piccolo articolo comparso dopo
qualche mese su corrierediragusa.it,
a riflettori smorzati, dove nell'occhiello si
leggeva: dall’operazione
Tsunami un giro di denaro non segnalato da 2 istituti di credito.
Non so che fine abbia fatto quell'inchiesta ma la cosa mi ha
suscitato una certe curiosità e mia ha spinto a fare una piccola
ricerca. Penso di aver trovato qualcosa che apre uno squarcio. Nel
sito della Banca d'Italia vengono pubblicati i Quaderni
dell'Antiriciclaggio dell'Unità di Infomazione Finaziaria (UIF).
Nell'ultimo numero, quello relativo al secondo semestre 2014, uscito
nel maggio scorso, a pag 14 vengono riepilogate le segnalazioni di
riciclaggio ripartite per provincia. I dati di Ragusa sono molto
significativi. Nel 2013 l'UIF della Banca d'Italia ha messo sotto
attenzione 233 operazioni sospette. Nel 2014 le segnalazioni anomale
sono salite a 354. 121 in più rispetto al 2013. Questi numeri
indicati cosi non dicono tanto ma diventano eloquenti quanto vengono
confrontati con quelli delle altre province. Infatti, a pag 11 dello
stesso quaderno è pubblicato il cartogramma che indica le
segnalazioni bancarie/finanziarie anomale per ogni 100 mila abitanti
ripartite per provincia, qui viene fuori che Ragusa occupa una
posizione medio alta a livello nazionale. In Sicilia è seconda solo
a Catania. Un altro elemento interessante lo si trova a pag 38, nel
cartogramma dell'operatività del contante, cioè il giro di denaro
liquido in entrata e in uscita da un conto corrente. La nostra
percentuale di movimentazione è tra le più alte, si attesta al
terzo posto a livello nazionale. Viceversa a pag. 44 e a
pag. 45 si evince che le percentuale della quota di bonifici da
o per paesi con fiscalità di vantaggio e non cooperativi invece è
medio bassa. Questo cosa significa che le eventuali operazioni
anomale avvengono esclusivamente in loco? In attesa che
qualcuno possa fornire qualche spiegazione in merito penso che questi
dati forniscono delle riflessioni. Se qualcuno è ancora convinto che
la criminalità organizzata del nostro territorio è composta da
un'accozzaglia di volgari delinquenti “malazionari”commette un
errore clamoroso, quello è il lato “folkloristico”. La nostra è
una criminalità economica, è un'impresa molto organizzata che
guadagna molto denaro e ha il bisogno di reinvestirlo in attività
lecite. C'è sempre un momento, un passaggio, negli affari
dell'economia criminale, in cui ha bisogno di una banca, di una
finanziaria, di un professionista, un avvocato, un notaio, un
consulente. Vi è quindi una fase in cui è costretta ad uscire allo
scoperto e quindi diventa vulnerabile. Ma l'impresa criminale riesce
a superare anche questa circostanza. La possibilità di guadagnare
molti soldi facilmente è il pastone principale che alimenta
collusione, complicità e omertà. La mafia sa come va utilizzato
questo mangime, non è così ingorda, mangia e fa mangiare. Un
dirigente di una qualsiasi banca, un professionista, finisce sempre
per conformarsi, non può permettersi di perdere un affare sicuro o
rinunciare a un ricco guadagno. Difronte ai soldi l'etica, la morale
hanno l'obbligo di affievolirsi, possono prendere un pò di
vigore la domenica, per poco più di un'ora, davanti ad un altare.
Per il resto, se trasformare il puzzo del denaro sporco in
Chanel n.5 produce lauti guadagni, Dio, Gesù, la Madonna, Padre Pio,
dovranno capire e perdonare.
Per
colpire l'economia criminale di questa provincia oltre ai magistrati,
ai prefetti, ai finanzieri, ai poliziotti, ai carabinieri, occorrono
gli ispettori della Banca d'Italia, ma soprattutto serve una
sensibilità sociale vera e non di facciata (quattro facce come il
caciocavallo). La lotta contro l'impresa mafiosa è troppo complicata
per essere affidata solo alle forze dell'ordine e alla magistratura.
Per
approfondire.