Domenica 8 marzo, sono
passate da poco le 7,30 e sono già in macchina. Voglio andare a
Scoglitti, vedere il mare, respirare un'aria diversa. Vittoria ancora
sonnecchia, è più che leggittimo, almeno la domenica ogni frenesia può
essere messa da parte. Come ogni anno, per l'8 marzo, alcuni angoli dei marciapiedi cittadini diventano piccole rivendite ambulanti di
mimose. Mai però come quest'anno. Scendendo da via Cappellini e
incrociando le varie vie, a cominciare da via XX Settembre, fino ad
imboccare via Ruggero Settimo, ogni angolo è occupato da
un improvvisato rivenditore di mimose. Noto una cosa strana, a
gestire queste piccole attività estemporanee non ci sono solo le
solite facce di sempre. No, molti, tanti volti nuovi soprattutto
giovani. La cosa mi incuriosisce. Scendo da via Ruggero Settimo e giro
dalla via Palestro fino ad incrociare via Cacciatori delle Alpi, la
imbocco e la percorro tutta. Anche qui quasi ad ogni incrocio un
rivenditore. All'altezza di via Adua addirittura diventano più di
uno per incrocio. Scendo dall'auto e mi dirigo verso il primo che
capita, per curiosità chiedo il prezzo di un mazzetto di mimose. La
risposta arriva subito: “mo frà, fai tu … sugnu disoccupato
...”. Prendo le poche monete che rumoreggiano nella tasca del
giubbotto e gliele do senza prendere nulla. Mi guarda stranito, mi stringe la mano per pochi secondi e poi si rivolge ad un altro cliente. Riparto verso Scoglitti, faccio mente locale, rivedo il tragitto fatto fino a poco prima e rivedo le insegne di alcune attività di compro oro. Ne ricordo almeno cinque, sono tante. Penso: chiudono le attività commerciali, anche quelle storiche, e aprono attività che acquistano oro? Siamo alla svendita degli affetti più intimi? C'è chi sta rastrellando i pochi beni residui ... Si stanno svuotano i cassetti e si mettono in vendita i ricordi ... Quando tutto sarà stato ceduto non rimarranno che i marciapiedi. Le feste non mancano: san Valentino, l'8 marzo, la domenica delle Palme, ... e tra una festa e l'altra lo spazio si copre vendendo frutta o l'ortofrutta di stagione. Siamo una città che si sta impoverendo ogni giorno che passa. Le persone hanno perso il diritto di essere cittadini, sono stati retrocessi a semplici consumatori. Si viene giudicati per la capacità di acquisto. Si è considerati per il potere d'acquisto. Chi non è attrezzato ha pochi diritti, è costretto ad arrangiarsi, è ridotto ad occupare i marciapiedi. Quelli che stiamo vivendo vengono definiti "anni moneta". Ma come dice Erri De Luca: "... la moneta è fatta con
due facce e non all’infinito quella che sta schiacciata sotto,
resta docile e paziente".
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lunedì 9 marzo 2015
venerdì 6 marzo 2015
Vittoria muore ogni giorno per colpa di noi vittoriesi.
Il
titolo è un po forte, ma era da tempo che non scrivevo in questo mio
spazio e quindi in qualche modo dovevo attirare l'attenzione.
Sicuramente darà fastidio a qualche difensore indefesso della
"vittoriesità". Ma prima che qualcuno si metta a
mitragliare le cose che scrivo ho l'obbligo di precisare che sono
vittoriese da 48 anni 11 mesi e 27 giorni. Sono nato a Modica e dopo
tre giorni i miei genitori mi hanno portato a Vittoria (se la cosa
può sedare la rabbia dei difensori indefessi, anche Modica è
agonizzante per colpa dei modicani). Contenti? Ancora no? Fatevene
una ragione. Dire che Vittoria muore per colpa delle politica sarebbe
banale. Gli intellettuali (quasi tutti organici al potere) direbbero:
è
demagogico.
Così come sarebbe ovvio affermare che Vittoria muore per colpa del
lungo sonno della cosiddetta società civile (per nulla consistente e
pigra). In questo caso i dotti direbbero: è
da populista.
Però questa cosa, sotto sotto, la sanno tutti. E' una sorta di
segreto di pulcinella. La conoscono anche i ciechi e i sordi. Quanto
ai muti, beh, in questa terra - e non solo in questa - essere muti o
fare i muti è molto conveniente, infatti si dice che il silenzio è
d’oro. Vittoria muore ogni giorno perché tutti siamo diventati
profondamente indifferenti. L'indifferenza è la madre
dell'insensibilità. L'insensibilità sta alla base dell'avidità.
L'avidità non genera sviluppo. Senza sviluppo non c'è progresso.
Sembra una filastrocca, un gioco di parole, ma purtroppo è così.
Tutto questo non è accaduto di colpo, si è delineato piano piano
nel tempo. Prima era un ruscello poi è diventato un torrente, oggi è
un fiume in piena che ha allagato tutti i settori della città. In
mezzo a questo fango, a questa melma ci sguazziamo tutti (luonghi e
curti) poveri e ricchi. Questo pantano fatto di malaburocrazia,
malapolitica, malavita (parola, quest’ultima, che racchiude
plasticamente ogni condizione sofferta e/o voluta di vita
vittoriese) è il brodo di coltura della nuova mafia. Lo dico da
tempo e in tutte le salse: oggi la criminalità organizzata non
chiede più il pizzo, quella è preistoria, è roba da straccioni. La
nuova mafia è impresa, è economia, offre beni e servizi in modo
efficiente e a prezzi molto competitivi. Pezzi dell'economia legale,
per indifferenza,
scelgono questi servizi perché sono convenienti? Probabilmente si.
Poco importa se dietro questi servizi c'è tanta illegalità, si
risparmia e si è più tranquilli. Questo atteggiamento va
combattuto, va estirpato, anche con una certa forza, prima che si
consolidi in modo definitivo. E' un atteggiamento che dequalifica il
territorio, lo impoverisce. Una comunità cresce se nella sua zona si
creano tutte le condizioni che guardano al miglioramento complessivo
della qualità della vita. Definizione che non va intesa solo nella
sua valenza estetica ma soprattutto in quella funzionale. Legalità,
coesione sociale, ordinata quotidianità, adeguati servizi sono gli
elementi che creano sviluppo e progresso e permettono alla mafia di
arretrare. Tutto questo oggi a Vittoria manca. Corriamo un rischio
tanto serio quanto pericoloso: l'indifferenza in cui siamo annegati è
la benzina che alimenta una zona grigia, opaca, nebulosa, fatta di
infinite tonalità che in città è presente da tempo. Questa massa
si attenua di fronte alle azioni, ai servizi della nuova criminalità
che vuole controllare Vittoria, ma le manovre della nuova mafia sono
alimentate da quel grigio e chi le compie sa benissimo che senza quel
grigio non avrebbe sussistenza.
P.s.
Queste mie parole sono solo un grido di “attesa”. Vorrei che a
Vittoria iniziasse davvero una stagione nuova della nostra storia,
mettendo nel campo della vita di noi vittoriesi i semi che facciano
rifiorire questa città. In questa terra ci sono molte forze sane che
non meritano di essere tacciate con il marchio dell'illegalità. Ma
devono svegliarsi dal torpore in cui si sono cacciati. Nel mio
piccolo ho l'obbligo di provarci. Non mi rassegno.
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