Immagine tratta da GoogleIl
4 ottobre Vittoria
andrà al voto. La
campagna elettorale, malgrado
la parentesi agostana,
ha già preso il suo verso, il
suo ritmo,
la sua velocità. I
candidati si stanno confrontando civilmente,
non
vi sono, e
spero non vi siano,
quelle
scintille che spesso
hanno infiammato e infiammano
scontri cruenti che mettono in secondo piano le questioni vere del territorio. Vittoria,
in questa fase storica, non ha bisogno di divisioni
laceranti. Prima lo scioglimento e poi i due
anni di commissariamento lasceranno
una cicatrice,
“un solco lungo il viso” della città,
troppo
difficile da rimarginare. Vittoria
ha avuto e continua ad avere una solo nemico, potente, silenzioso e
accattivante: le economie mafiose e i suoi satrapi.
I
quattro candidati rimasti a confrontarsi hanno il dovere civile e
morale di contrastare con forza questo cancro che ha riempito di
metastasi ogni settore economico
e sociale
della città.
Qui,
in questa terra, le mafie sono diventate un soggetto politico capace
di influenzare l’opinione pubblica e anche di determinare certe
scelte.
E’ chiaro che quando parlo di mafie non faccio riferimento ai
personaggi che riempiono le cronache dei giornali, di
cui non vale la pena neanche fare i nomi (tanto sappiamo tutti chi
sono). Quella è “la mafia cenciosa e miserabile", fatta di
persone schiacciate e abbrutite soprattutto
dal loro modo di esercitare
e di subire ogni
tipo di
violenza. Io
parlo dell’altra mafia, quella “seria” e meno violenta, fatta di intrecci e
relazioni
che possono nascere dentro eleganti
studi professionali o
nei lussuosi uffici di qualche banca,
dove
tra un quadro e un litografia d’autore trovi in bella mostra la
foto di Tony
Gentile, quella di
Falcone e Borsellino. Li si decide, per esempio, come gestire o
privatizzare
un aeroporto, piuttosto
che
un porto; oppure
come
e dove
costruire
un grosso
centro commerciale o rilevare
e
o realizzare
una grande struttura turistica; oppure
come modificare
un piano regolatore o variare
la destinazione d’uso di un’ampia
superficie
che invece andrebbe tutelata.
Ecco, questa mafia produce politica,
ha la
capacità di incidere sul funzionamento di una campagna
elettorale,
riesce
ad
orientare il consenso e controllare il voto, diventando,
di fatto, quel soggetto politico
capace di determinare la vittoria di un candidato rispetto ad un
altro, per
poi, con
calma,
passare all'incasso. Le
elezioni amministrative
sono un rito sempre meno frequentato, con un
terzo degli
elettori che praticano lo sciopero del voto,
quindi la
capacità di mobilitazione
di questo soggetto assume un ruolo sempre più utile
e
determinante.
E’
forse
questo il motivo per
cui
di
questa
mafia,
(presente
a Vittoria come a Modica, a Ragusa, ...)
nessuno
ne
parla?
Nessuno
ne
scrive? Si evita di conoscere o di nominare gruppi,
nomi, cognomi e sopranomi. E’
una mafia
dimenticata, di cui e meglio perdere
subito, sia per paura che per convenienza, memoria e cognizione. E' invece, è
di questa mafia
che
bisogna
cominciare a parlare Per conoscerla meglio, stanarla,
per
capire i
suoi movimenti e
con chi si è schierata. Dei
Ventura, dei Greco e di tutte le altre famiglie è stata giustamente
narrata ogni
forma di
vizio,
di interesse e
di
malefatta.
Di
questa si
è
evitato
di scrivere pure una breve prefazione:
perché?
Non
serve più essere un
normale
osservatore, sento
il dovere di
accostare
avvenimenti
e fatti che mi circondano. Non ho analisi né tesi da proporre, ma
in
questa campagna elettorale avrò modo di
avvertire
impressioni
e
ascoltare
ciò che verrà
raccontato. Tutto
verrà messo nero su bianco per evitare che tutto venga "continuamente dimenticato”.