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Ormai
è diventato uno spo(r)t nazionale definire Vittoria città di mafia.
Per qualcuno (tanti in verità) è come se
esistesse una linea di confine dove al di là ci sono i buoni, i
mansueti, “I BABBI”; mentre al di qua della stessa c’è il regno della
violenza, dell’imbroglio e della rassegnazione. Questa è una cosa
straordinaria: cioè, la mafia che è riuscita a contaminare territori
e strutture economiche del Nord Italia, dell’Europa e dell’America,
non è riuscita ad andare oltre la valle dell’Ippari e ha
concentrato tutte i suoi interessi e i suoi loschi affari solo a
Vittoria(?) Vuoi vedere che i mafiosi sono stati
bloccati dal fiume Ippari, forse in virtù delle sue acque, che come
si racconta, sono ricche di gorghi e mulinelli? Ma questa è una
notizia unica, sensazionale, lo scoop dell'anno per eccellenza, su cui aprire i
giornali con titoli a nove colonne: L’IPPARI BLOCCA LA MAFIA A
VITTORIA. Dirò di più, mettendo il carico da undici, a Vittoria e solo a Vittoria tutto è
mafioso anche gli alberi, i cani, le pecore, ... pure le galline hanno un
clan: spacciano mangime contraffatto agli angoli delle fattorie.
Pensate
che la cosa faccia ridere? Che sia una caricatura? Guardate che è
questa l’idea che si è affermata fuori dalla città, anche grazie alle istituzioni: LA MAFIA E' SOLO A VITTORIA. Non si parla mai di quei "vitturisi" che si sono opposti, che hanno denunciato, che si sono organizzati
per reagire e ribaltare questo concetto. No! E’ stato ed è più facile
generalizzare perché il capro espiatorio serve a scaricare tutte le
proprie colpe.
In
questo mio diario telematico ho scritto tanto di mafia a Vittoria e
soprattutto dei suoi legami con certa
politica e con alcuni pezzi del mondo economico, qualche volta ho
fatto pure nomi e cognomi, ma non ho mai GENERALIZZATO.
Io
so che quando tutto è indistinto, vago e confuso, nulla è chiaro e
nel caos dominano le mafie. Spargere semplicismo, genericismo in modo
superficiale, come se fosse letame, significa concimare
(inconsapevolmente) la mala pianta delle mafie. A
Vittoria le
istituzioni e i cittadini onesti (che sono tantissimi)
devono
lavorare insieme per individuare il
limite che separa il lecito dall’illecito, un
confine che è diventato sempre più indistinto. Autoesaltarsi, autopromuoversi,
continuando ad infagare tutta la città, senza fare differenze, aiuta (indirettamente) solo
lo
sviluppo delle
mafie.