Se
si vuole
comprendere
come funzionano le
mafie di
un territorio occorre guardare attentamente le economie dello
stesso.
Un’attenta
analisi
economica
può
aiutare a capire come si muovono i capitali della
criminalità
e quindi capire i suoi eventuali interessi e il suo probabile ruolo. Per
le mafie “fuggire” dai luoghi di origine, spesso troppo
raccontati
dai media e controllati
dagli inquirenti, significa espandere i traffici e mimetizzarsi con
facilità grazie
all’assenza
di collaudati sistemi di difesa sociale. In
questo caso, cioè
nei territori che sono
stati
definiti “non tradizionalmente mafiosi”, le
mafie non
sono
violente
ma
(im)prenditrici.
Cioè,
la quiete
in cui vivono
questi
territori, costituisce
una valida copertura alle attività illecite. Ecco, questa è l’altra faccia dell’omertà, quella che non è figlia della paura ma è affabile e cordiale. E' un'intesa che
permette
di
reinvestire
masse di denaro prodotte
illegalmente.
Naturalmente questa
omertà
è sostenuta da condivisioni
politiche, economiche e professionali.
Leggendo
alcuni dati economici, relativi all’area
modicana,
elaborati nel
maggio del 2018
dall’autorevole
Consozio AASTER (Agenti di Sviluppo del Territorio), viene
fuori un quadro interessante che fa riflettere molto.
Modica
è
una città media siciliana che
presenta un numero elevato di
impieghi bancari: 13.906
euro per
ogni abitante;
è il sesto valore tra i comuni siciliani, preceduto solamente da
alcuni comuni capoluogo. La
città della Contea è
al vertice dei grandi comuni siciliani per
numero
di imprese per abitante: 11,8%,
un
tasso superiore
anche al dato nazionale che
è
di 10,4%. 957
milioni
è il valore aggiunto prodotto
dall’economia modicana,
un peso
economico
che la
colloca all’undicesimo
posto nella graduatoria regionale. L’economia
modicana
crea maggior ricchezza rispetto agli altri comuni del ragusano, con
una
struttura meno vocata all’agricoltura e
più
caratterizzata dalle costruzioni, dall’agroalimentare,
dalla
grande distribuzione, dal
commercio all’ingrosso,
dalla
logistica e
in fine, ma non per ultimo, dal
turismo che
sta diventando
una voce importante nel portafoglio economico della
città.
Tutto
ciò
è servito da
una presenza
diffusa di microattività dinamiche
ma
spesso
in
forte
difficoltà.
E’
come se tutto
questa
roba
non
fosse
patrimonio
generale, anzi,
pare
che
molte
di
queste
fortune dell’economia modicana
ruotino
attorno a poche famiglie di imprenditori, proprietarie delle
principali società del territorio. Infatti,
a Modica il solco tra ricchi e poveri è piuttosto
ampio. Accanto
a questi
dati
economici
si
affianca un tasso di criminalità tra i più bassi della Sicilia a
cui si accosta
una
quota di abitanti stranieri, tra le più basse della
regione.
Sembra
che
Modica presenti
tutte le caratteristiche di una
zona tranquilla e
opulenta;
un
luogo
appetibile per chi vuole o deve investire,
con
serenità,
masse di denaro prodotte illegalmente? Forse!
Da
articoli
e inchieste viene fuori che già
negli
anni Novanta, le
mafie
si
sono
“...introdotte
definitivamente
nel mondo dell’economia, anche in quella “legale”, come nello
sfruttamento e nel commercio dei prodotti petroliferi, agendo
attraverso ambigui imprenditori e uomini d’affari, oltre che con la
compiacenza di alcuni politici, amministratori pubblici, istituti di
credito e persino componenti delle forze dell’ordine” […]
…
le
collusioni
tra industria, politica e mafia sono numerosi e significativi.
Giuseppe Ercolano, cognato del capo della mafia catanese Nitto
Santapaola, ottiene ad esempio appalti in provincia dall’AZASI,
(l’Azienda
siciliana
degli asfalti con
sede a Modica).
[…]
si
susseguono indagini e indiscrezioni che legherebbero l’espansione
dell’edilizia ricettiva e turistica all’intervento diretto di
amministratori ed esponenti politici, dietro cui si nasconderebbero
gli investimenti della mafia […]
Le inchieste delle procure locali e della magistratura antimafia
rivelano che l’intervento della “mafia dei colletti bianchi”
nell’economia legale è finalizzato principalmente al riciclaggio
di denaro proveniente da attività illecite. Nel territorio di
Modica, per esempio, sorgono in pochi anni numerose attività
commerciali riconducibili a gruppi catanesi
e calabresi”.
Tutto
questo è
accaduto
in silenzio, senza clamori investigativi
e
mediatici.
L’attenzione
delle
forze dell’ordine, della
magistratura
e
dei media
è
stata ed è
rivolta in
massima parte
a contrastare
e a raccontare
la
violenza
dei
clan che
controllavano
e
controllano
Vittoria,
Comiso, Acate (in
parte anche Scicli).
Questo
strabismo ha
forse
permesso alle mafie di
agire indisturbate
sui
territori dell’altipiano? La
violenza dei clan dell’ipparino è stata funzionale all’eventuale
espansione economica di cosa nostra nei luoghi più “tranquilli”
degli iblei?
Può
darsi!
Se
fosse così
si può dire che in
provincia
esistono
due modelli omertà.
C’è
l’omertà
generata
dalla
paura, figlia
della
prepotenza
rozza, feroce,
e clamorosa dei gruppi criminali dell’ipparino. Questi
si
sono
dedicati
alle attività classiche del crimine mafioso:
traffico di droga finalizzato al fabbisogno locale, estorsioni,
usura, gestione di bische clandestine e
prostituzione; il
tutto condito da un controllo
efferato
e
violento
del territorio.
C’è
l’omertà della compiacenza silenziosa,
della connivenza remunerativa.
Questa
nasce
e
si sviluppa
per gestire, dietro
lauti compensi,
il denaro che le mafie devono riciclare in investimenti certi e
redditizi,
sfruttando
appieno le occasioni offerte da una società mite,
silente
e opulenta.
Il seme di questa omertà viene coltivato nei salotti,
nei
circoli culturali e
politici,
meglio ancora nelle
logge
massoniche (Modica,
come Ragusa, ha una lunga tradizione massonica) e
poi si dirama, come una gramigna,
lungo tutto il corpo sociale facendolo diventare silenzioso
e
impermeabile ad ogni azione di contrasto.
E’
come
se, a
titolo oneroso, venisse
costruita
una
resistenza culturale che nega
apertamente
e sfacciatamente
l’esistenza della
mafia.
Le
azioni violente dei clan ipparini sono la nebbia che cela un
negazionismo oggettivo?
Se
così fosse
gli
organi inquirenti e i media hanno l’obbligo di contrastare
e
smascherare questo
disconoscimento
con un impegno superiore rispetto
a quello che c’è stato e
c’è per
il territorio ipparino. Non
farlo significa agevolare l’eventuale
infiltrazione
sommersa e
camaleontica, che ha forse
permesso
a
pochi il
controllo
di
certe
economie locali.
Non
farlo
significa alimentare
indirettamente
le violenze nell’area ipparina per
continuare a nascondere
e
rinforzare
l’eventuale
inquinamento
progressivo
del tessuto socio-economico
dei
territori dell’altipiano ibleo.
Per redigere questo post ho consultato:
https://www.ragusaoggi.it/questa-e-modica-stato-nello-stato-i-dati-e-lanalisi-di-aaster/
https://www.studistorici.com/wp-content/uploads/2010/07/CACCAMO_dossier_3.pdf
http://liberatorio.altervista.org/da-noi-la-mafia-arriva-con-il-carrello/
https://journals.openedition.org/qds/1472
Per redigere questo post ho consultato:
https://www.ragusaoggi.it/questa-e-modica-stato-nello-stato-i-dati-e-lanalisi-di-aaster/
https://www.studistorici.com/wp-content/uploads/2010/07/CACCAMO_dossier_3.pdf
http://liberatorio.altervista.org/da-noi-la-mafia-arriva-con-il-carrello/
https://journals.openedition.org/qds/1472