Un territorio intossicato. Questa è la nostra terra, questa è la
Sicilia. Fogne che finiscono a mare, rifiuti non bonificati,
discariche abusive. Abbiamo condannato alla pena capitale il
territorio che ci visto nascere, crescere e dove viviamo.
Un'infedeltà che non trova nessuna giustificazione. Un tradimento
che ci sta appestando. Sento dire sempre più spesso “ho un
tumore”. Ma un tumore non si possiede. Il cancro non è una
patologia personale, è il frutto della scarsa qualità della vita.
Non è una malattia che colpisce per caso. L'alterazione dei geni è
sempre determinata da cause esterne. Questo male è il risultato di
una relazione con il territorio e con l'ambiente in qui si vive. Per
non sentirci responsabili, per stare bene con noi stessi, condanniamo, con una facilità estrema, una
classe politica inetta, arruffona e viziosa, che non è arrivata li
per caso, noi l'abbiamo sostenuta e votata. Non ci può essere concesso nessun tipo di riscatto, la nostra indifferenza ha permesso l'umiliazione e la mortificazione della terra
materna. Non c'è pena o castigo in grado ripagare i danni fatti in
questi anni. Questo enorme deficit, peserà sulle spalle delle
future generazioni. Spetta ai nostri figli diventare tecnici del
risanamento, professionisti della bonifica, medici e volontari
della decontaminazione. Abbiamo un solo ruolo da compiere: educarli
al rispetto della terra. Questo funzione pedagogica ci può ridare un
minimo di dignità. Non è solo un atto di riscatto, c'è
l'esigenza di dare un futuro ad una generazione a cui è stato già in parte rubato. La nuova rivoluzione industriale non passa dai pozzi di
petrolio, dalla chimica o dal consumo di suolo. Ciò che creerà
progresso e lavoro, è il restauro, la cura, il risanamento di una
terra che è stata stuprata. Il nostro territorio ha ancora un
valore: qui si produce ortofrutta e vino di qualità, qui abbiamo un
mare e spiagge singolari , qui c'è un patrimonio culturale
riconosciuto e di grande valore. Questa è una terra che deve
esportare lavoro e non sconforto, deve importare conoscenza e non
disperazione. Serve creare le condizioni. Terra e Cultura sono le
nostri doti da tutelare e valorizzare. Convertire è un verbo che
non può indicare solo un'azione religiosa, ma deve implicare
l’economia, gli investimenti e la scelte della pubblica
amministrazione. Convertire serve per ridare futuro.