Foto tratta da "Atlante dell'infazia a rischio" Save the Children
“L’avvenire
di Vittoria è fuori dalle aule scolastiche”. Non è il titolo di
un libro, è una
frase che mi è rimasta impressa. Pochi
giorni fa discutevo
con un vecchio amico che fa l’insegnate, mi
raccontava i suoi grattacapo lavorativi e alla fine mi ha salutato
regalandomi questa citazione.
L’espressione
e il tono con cui pronunciava quelle parole
mi sono
rimaste in mente. appena sono arrivato a casa ho accesso il computer
per trovare dati e
notizie.
Il web è una risorsa inesauribile, mi permette di rovistare e
arrivare con grande facilità alle cose che cerco. Sul
sito http://italia.indettaglio.it/ita/sicilia/vittoria.html
ho
trovato parte delle risposte che cercavo.
A Vittoria abbiamo 47.606
persone in età scolare. 15.857, pari al 33% del
totale,
hanno la licenza media. 11.642,
pari al 24% del totale, possiede la licenza elementare, mentre
6.541,
pari
al 13% del totale, non ha un titolo di studio e di questi 1064 sono
analfabeti. In
base alla normativa vigente è obbligatoria l’istruzione impartita
per almeno 10 anni e riguarda la fascia di età compresa tra i 6 e i
16 anni. Dalla
scuola media inferiore si esce a 14 anni,
quindi,
molto
presumibilmente,
il 70% della popolazione
in età scolare di questa città non ha compiuto
gli studi dell’obbligo.
Secondo
uno studio della Caritas diocesana, Vittoria risulta uno dei comuni
meno scolarizzati d’Italia, oltre il 26% della popolazione non ha
conseguito la scuola dell’obbligo, inoltre vi è pure
un alto
indice di dispersione scolastica.
Numeri
e percentuali che fanno impressione e mi fanno capire cosa intendeva
dire il
mio amico
insegnate quando diceva che “l’avvenire di Vittoria è fuori
dalle aule scolastiche”. In
quella frase è racchiuso tutto il fallimento del sistema scolastico
locale, significa che la scuola non risponde efficacemente alle sfide
di oggi, non offre pari opportunità ai suoi studenti
indipendentemente dalla loro condizione economica ed è incapace ad
abbattere le diseguaglianze sociali che continuano a riflettersi sul rendimento
degli alunni.
Per essere molto più
chiaro:
in
questa città
molte
famiglie, soprattutto per problemi economici, ormai non
investono
più sulla formazione dei propri
figli e
quindi
i
ragazzi
lasciano la scuola o per andare a lavorare in campagna.
I
ragazzi sanno
già
in partenza
che nelle
serre
il loro
futuro non è e
non sarà
per nulla roseo. Hanno
già la consapevolezza che il loro lavoro, i loro investimenti, non
produrranno reddito, avvertono già che i loro sacrifici saranno
rapinati. Ecco perché molti scelgono la
strada. In questo caso ad investire sulle giovani generazioni sono
le mafie che
stanno diventando sempre di più l’unica
vera
agenzia
educativa. Molti
di questi ragazzi
stanno varcando
uno dei momenti più complessi della
loro vita:
l’adolescenza. Avvertono di
vivere
ai margini di
questa società,
molti
abitano
nelle periferie degradate di questa città e
li
percepiscono
quanto sia reale
il fallimento dei loro sogni ed è in
quel momento
che la criminalità interviene e
si
propone a
loro
come
un modello vincente
trovando
come inconsapevole
alleata la scuola che invece di
trattenerli, di valorizzarli, di accenderli, li percepisce come un problema sceglie la strada più facile: metterli fuori.
In
questa città
si
è affermata con forza la
cultura dello scarto, a partire dalle agenzie educative, e come sempre l'unico modo è fare finta di nulla, chiudere gli occhi, fino a
quando il livello di guardia sarà superato e il problema diventerà, come sempre, strutturale.