Peppino Impastato ci ha insegnato che la lotta alle mafie si fa senza se e senza ma. Lui ha denunciato - fino alla morte - la politica collusa con una mafia che diventava impresa. Lui credeva nella radio, nel linguaggio, e nelle attività culturali e attraverso questi strumenti ha denunciato, smascherato e deriso quei sistemi economici, politici e criminali che venivano volutamente ignorati dall'informazione ufficiale che ne negava l'esistenza. La sua esperienza di lotta ha permesso la nascita e lo sviluppo della controinformazione. E' stato il primo a capire quanto sia importante l'informazione sul territorio, perchè far conoscere certe dinamiche mette a nudo affari, padrini e complici e quesato, da sempre, fa paura all'impresa mafiosa e ai suoi consulenti. Peppino ha offerto alle persone gli attrezzi necessari per capire, giudicare e scegliere liberamente, ma soprattutto ha fornito gli strumenti per opporsi al dominio culturale delle mafie: per questo è stato ammazzato nel modo più brutale. E' stato un poeta, un politico, un militante; oggi la sua eredità formativa vive in numerose esperienze siciliane e non. Grazie Peppino per quello che hai detto,scritto e fatto; la tua lezione è stata e rimarrà un grande segno indelebile che nessuno è riuscito e riuscirà a "mascariare".
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giovedì 9 maggio 2019
Grazie Peppino
Peppino Impastato ci ha insegnato che la lotta alle mafie si fa senza se e senza ma. Lui ha denunciato - fino alla morte - la politica collusa con una mafia che diventava impresa. Lui credeva nella radio, nel linguaggio, e nelle attività culturali e attraverso questi strumenti ha denunciato, smascherato e deriso quei sistemi economici, politici e criminali che venivano volutamente ignorati dall'informazione ufficiale che ne negava l'esistenza. La sua esperienza di lotta ha permesso la nascita e lo sviluppo della controinformazione. E' stato il primo a capire quanto sia importante l'informazione sul territorio, perchè far conoscere certe dinamiche mette a nudo affari, padrini e complici e quesato, da sempre, fa paura all'impresa mafiosa e ai suoi consulenti. Peppino ha offerto alle persone gli attrezzi necessari per capire, giudicare e scegliere liberamente, ma soprattutto ha fornito gli strumenti per opporsi al dominio culturale delle mafie: per questo è stato ammazzato nel modo più brutale. E' stato un poeta, un politico, un militante; oggi la sua eredità formativa vive in numerose esperienze siciliane e non. Grazie Peppino per quello che hai detto,scritto e fatto; la tua lezione è stata e rimarrà un grande segno indelebile che nessuno è riuscito e riuscirà a "mascariare".
mercoledì 1 maggio 2019
LA PROVINCIA DEL RICICLAGGIO ... 2° PARTE
Riparto
da dove avevo lasciato: ... il denaro, da sempre, è un ottimo servo,
ma è anche un pessimo padrone e
come tutti i cattivi padrone
alimenta
anomalie.
Non
tutti
i soldi prodotti illegalmente dalle mafie iblee possono essere
reinvestiti nel mattone o in impianti serricoli. Questi
investimenti hanno comunque una
loro importanza. Per le mafie saper riciclare
il
denaro sporco
nel proprio territorio evidenzia la
loro
capacità di saperlo controllare creando anche consenso sociale e aumento di prestigio. Ma è anche vero che non si può puntare tutto sugli investimenti di
tipo tradizionale (edilizia e agricoltura) bisogna anche diversificare, avendo un
ruolo “universale”, magari
provando a
riutilizzare parte del denaro illegale
in
settori nuovi
e sempre più
strategici: vedi
il
terziario e la finanza.
Chi
conosce bene
queste dinamiche racconta di
tecnici
affermati,
di origine iblea, ben inseriti nell’operoso e dinamico Nord. Gente
che ha
maturato esperienze in diverse società
finanziarie, sia
nazionali che
internazionali, professionisti
dotati
di spiccate competenze nei
settori
del
diritto societario e bancario. Consulenti
legali
e finanziari molto
schiumosi e
ferrati, capaci di nappare bene, soprattutto abili nella
“valorizzazione del carattere
imprenditoriale della società” e
quindi nella
possibilità di costituire patrimoni destinati a uno specifico
affare. Pare
che alcuni
di questi
-
pur a fronte di
qualche
grave incidente
di
percorso (problemi
giudiziari
legati
al riciclaggio e alla bancarotta) ormai
risalenti
nel tempo e
per questo riabilitati nella
loro attività
- abbiano
studi di consulenza ben
dislocati lungo il territorio nazionale. Pare pure
che queste strutture siano
ben inserite nei
circuiti internazionali tra
professionisti del settore,
così da poter fornire un’assistenza più “ampia e
globale” ai propri clienti.
I
bene informati parlano di questi
studi
come
dei
veri e
propri sancta
sanctorum della consulenza
finanziaria,
dove molti
professionisti
ragusani
collaborano
mettendo
a disposizione le loro “conoscenze”. Pare anche che alcuni di
questi collaboratori nostrani
abbiano pure avuto
ruoli politico-istituzionali
di primo piano, ma
adesso hanno deciso di dedicarsi a
tempo pieno
nella
loro attività professionale.
Quali
interessi economici si stanno determinando nel
nostro territorio? Sta
forse nascendo l’esigenza
di
creare strutture societarie che devono attrarre capitali?
Per
investirli
in quali settori? Turismo? Infrastrutture
come
l’aeroporto?
Le
banche, in tutto questo,
che ruolo hanno? Sarebbe
interessante scoprirlo. Servirebbe
una bella inchiesta giornalistica vecchio
stile, come
quelle
di un tempo,
basate sull’incrocio
dei dati e l’ascolto
del territorio, perché
il territorio, se si sa ascoltare, racconta tutto e
in casi come questi, forse,
verrebbero
fuori storie e nomi interessanti.
C’è
l’esigenza di
capire come si muovono
le
nostre economie,
serve
evitare
che
le stesse vengano infiltrate e
inquinate
da capitali illegali.
Comprendere
queste
dinamiche, considerando il ruolo di certi professionisti,
è
diventato fondamentale. La
legalità non
un totem dove
danzare intorno allegramente, è
prima di ogni cosa chiarezza. Invece,
pare
che in
questa terra
tutto
scorra sottotraccia,
prevalgono solo
silenzi ed
emergono
solo ipotesi
e domande, tante
domande,
che alimentano preoccupazioni
e dubbi.
Il
tempo saprà darci delle risposte? Vedremo!
Come
cantava
Lucio
Battisti
ne
“il nastro rosa” : ...
chissà chissà
chi
sei, chissà che
sarai, chissà
che sarà di noi,
lo scopriremo solo vivendo. Fine
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