E'
da un po' che non scrivo in questo mio piccolo spazio. L'occasione
mi viene offerta da una serie di notizie che ho letto sullo
smartphone mentre sistemavo alcuni vecchi libri. Oramai questi
aggeggi sono un pezzo del nostro corpo, non facciamo nulla senza
tenerli in mano brigando sui social. Qualcuno aveva postato su
Facebook l'articolo de "il
Sole 24 Ore" dove dall'analisi delle dichiarazioni dei redditi
veniva fuori che la nostra provincia è tra le più povere d'Italia.
Accanto a questo articolo qualcun'altro aveva condiviso uno studio
dell'Osservatorio sulle povertà della Caritas di Ragusa, dove si
evidenziava l'iniqua distribuzione della ricchezza sul territorio
diocesano. Infatti, “dall'esame delle dichiarazioni risultava che
2.400 persone più ricche possiedono il 40% della ricchezza totale. E
che mediamente l'un per cento dei più ricchi contribuenti guadagna
25 volte di più rispetto ai più poveri. Per fare un esempio pratico
basti dire che sul nostro territorio ci sono 259 contribuenti che
dichiarano di guadagnare oltre 20.000 euro al mese a fronte di 63.000
contribuenti che ne dichiarano 800 al mese.
Leggevo
queste cose mentre reggevo sottobraccio, con la mano sinistra, una
pila di libri e con la destra armeggiavo lo smartphone. Alla fine
persi l'equilibrio e il libri finirono sparpagliati per terra.
Iniziai a raccoglierli e tra questi notai un libriccino ingiallito
dal tempo, era il mio catechismo della prima comunione. Si era aperto
tutto, alcune pagine si erano pure staccate. Iniziai a raccoglie quei
fogli. Fui attirato dal titolo di una pagina: “I
quattro peccati le
cui vittime gridano
vendetta al cospetto di Dio”.
Sotto il titolo erano elencate queste gravi mancanze: La violenza
sessuale; l'omicidio volontario; l'oppressione dei poveri; defraudare
la giusta mercede a chi lavora. Mi sembrava una banale elencazione di
pessime azioni, poi, ripensando a ciò che avevo letto mi resi conto
che di banale c'era veramente poco. Sulla
violenza sessuale, Vittoria è salita agli onori della cronaca
mondiale con l'articolo comparso poche settimane fa nel Guardian (http://www.ragusah24.it/2017/03/13/donne-rumene-violentate-sfruttamento-nelle-serre-laltra-faccia-degli-iblei/).
Sull'oppressione dei poveri, rifacendomi sempre alla stampa abbiamo
fenomeni di caporalato consolidati e a questo bisogna aggiungere come
tanti nostri concittadini, in serie difficoltà economiche con le
banche o il sistema della riscossione, vivono da tempo sotto il giogo
di certi professionisti che hanno aggredito i loro pochi averi.
Un'oppressione che sta uccidendo volontariamente questa terra. E
infine, defraudare
la giusta mercede a chi lavora: in questa terra tutte le forme di
lavoro sono oramai sottopagate. E' sottopagato il prodotto dei nostri
contadini, i giovani fuggono perché non trovano lavoro e se lo
trovano è lontano anni luce dal concetto di giusta retribuzione, gli
immigrati vivono condizioni che oltrepassano l'idea di sfruttamento e
appena possono
tagliano la corda. Di fronte a tutto questo “consumo di umanità”
c'è una sparuta minoranza di nostri compaesani che si sta
arricchendo perché ha capito da tempo che “il lavoro non è più
un elemento valoriale ma un'attività finalizzata esclusivamente al
consumo” (inteso soprattutto come consumo delle persone). Questa
gente (che ha nomi e cognomi) determina scelte, influenza la
politica, gestisce il territorio, insomma: comanda. La forza
economica e sociale di questi soggetti aumenta con l'aumentare delle
disparità che loro stessi alimentano con cinica freddezza. La
condizione attuale ha sdoganato la legge del più forte e loro che
sono i più forti ne stanno approfittando a mani basse alimentando
forme di nuova schiavitù. La cosa che fa ridere amaramente è che questa piccola
ma ricca minoranza ogni domenica, puntualmente, va a messa, come per
lavarsi la coscienza. Vestiti di tutto punto, entrano in chiesa, intingono le mani
nell'acquasantiera, si fanno il segno della croce, si battono il
petto mormorando sottovoce “per mia colpa, per mia colpa, per mia
gravissima colpa”, fanno la loro professione di fede, scambiano il
segno della pace con il vicino di banco e infine ingoiano un'ostia.
Questa evidente manifestazione di fede accade quasi tutte le
domeniche. Ma non sarebbe il caso che qualche prete ricordasse anche
a questi signori che ci sono quattro peccati le cui vittime - le loro
vittime - gridano vendetta al cospetto di Dio?