Intorno
al business dei rifiuti si è ormai creato un sistema affaristico
mafioso di prim'ordine. L'ultima inchiesta della Dda di Catania che
martedì 28 novembre ha prodotto sedici arresti, ha messo in luce una
sorta di mafia 4.0. Manager, tecnici, al soldo dei clan e tante compiacenze politiche gestivano la raccolta dei rifiuti nel Sud Est siciliano e non
accettavano concorrenti. L'impresa criminale, all'incertezza del
mercato, preferisce la certezza del monopolio e per arrivare a questa
prerogativa non utilizza più la violenza ma punta tutto sulla
corruzione. Il monopolio va costruito in modo certosino, con omertà
e senza creare clamori. Quest'ennesima inchiesta ci racconta con
estrema chiarezza come le attività che operano nel modo dei rifiuti
portano un marchio indelebile, non si può fare di tutta l'erba un
fascio, ma è un comparto, comunque, particolare. La quantità di
denaro, soprattutto pubblico, che gira nel settore è tanta e tale da
creare un appetito impressionante e continuo.
Per capire cosa genera questo desiderio ho
guardato un bando di raccolta differenziata pubblicato tempo fa da un
comune di medie dimensioni, come Vittoria. Il valore dell'appalto
posto a base d'asta, per raccoglie i rifiuti differenziati e qualche
servizio opzionale (bonifica aree, pulizia, arenili, spazzamento …),
ammonta a oltre 75 milioni di euro per un periodo di sette anni. Ho anche notato che le
percentuali di ribasso in questo tipo di gare non sono molte elevate.
Nella peggiore delle ipotesi un servizio di questo tipo verrebbe
aggiudicato per poco meno di 70 milioni di euro. Spalmati in sette anni sono dieci milioni l'anno. Ho fatto un conto molto semplice: ho ipotizzato un costo per ogni dipendente di 5
mila euro mensili, per 70 dipendenti, per 12 mesi, in un anno mi da 4
milioni e 200 mila euro di costo. Ho aggiunto 2 miloni di spese varie (mezzi, attrezzature, manutenzione, carburante ecc..). Ho considerato 300 mila euro
di imposte da versare allo Stato. Infine ho valutato 1,5 milioni di euro l'anno
per conferire l'indifferenziato in discarica (in una città media come Vittoria si producono
circa 2000 tonnellate al mese di RSU, il 50% è differenziato, il
costo di conferimento è di circa 120 euro per tonnellata il tutto per
12 mesi). Sommando i costi annui, se non dimentico nulla, si arriva a 8 milioni di euro di spese. Quindi, all'impresa aggiudicataria del servizio,
rimangono, euro più euro meno, 2 milioni annui. Un guadagno di
tutto rispetto. Va pure detto che alla ditta che effettua la
raccolta dei rifiuti differenziati, pare spetti pure una quota di ciò
che viene riconosciuto ai comuni da parte dei vari consorzi (CONAI,
COREPLA ecc..) Ora, se i conti sono questi, penso proprio che affidare un servizio che produce un certo reddito a ditte che spesso (ma non
tutte) sono in odore di mafie è illogico e assurdo. Mi pare una inconsapevole complicità. Mi chiedo: perché non
svolgere allora il servizio in house, in modo serio, evitando le
assunzioni clientelari e gli incarichi agli amici di cordata? Perché
non rimettere in sesto gli uffici ecologia per monitorare al meglio il
servizio? Faccio notare che l'affidamento in house ha natura ordinaria e non eccezionale. Lo stabilisce la sentenza del Consiglio di Stato n.3554 del 18/07/2017. Una commento alla sentenza chiarisce che “Nel
caso di affidamento
in house
o di gestione
mediante azienda speciale, il provvedimento di scelta dà
specificamente conto delle ragioni del mancato ricorso al mercato e,
in particolare, del fatto che tale scelta non sia comparativamente
più svantaggiosa per i cittadini, anche in relazione ai costi
standard di cui al comma 2 dell’articolo 15, nonché dei benefici
per la collettività della forma di gestione prescelta, anche con
riferimento agli obiettivi di universalità e socialità, di
efficienza, di economicità e di qualità del servizio, nonché di
ottimale impiego delle risorse pubbliche.”
Lo dicono le inchieste: i rifiuti sono una grande risorsa per le mafie. Gestirli, oltre a garantire un certo profitto, permette un maggiore controllo del territorio che è la cosa che interessa di più all'economia criminale. Non deve essere consentito. Su questi temi serve un balzo in avanti. Serve maggiore consapevolezza politica. Serve coraggio. Lo stesso coraggio di cui parlava Paolo Borsellino:
“È
normale che esista la paura, in ogni uomo, l’importante è che sia
accompagnata dal coraggio. Non bisogna lasciarsi sopraffare dalla
paura, altrimenti diventa un ostacolo che impedisce di andare
avanti.”
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