Il
mare di Spinasanta quella mattina aveva un colore strano. Le sue
acque, quasi sempre limpide e cristalline, erano diventate torbide e
giallognole. In controluce poi traspariva come una patina oleosa che rendeva l'acqua ancora più melmosa. Il fenomeno negli ultimi anni si ripeteva spesso ed era
accompagnato da un lezzo strano che si diffondeva nell'aria. Malgrado ciò la persone che popolavano la
spiaggia si tuffano lo stesso. La calura estiva portava a
sottovalutare l'evento e poi tutti sapevano che il mare di Spinasanta
era tra i più puliti della costa, era stato più volte premiato con
il famoso riconoscimento internazionale “cozza d'oro”.
Austino
u Piscamari, un vecchio marinaio, da sempre imbarcato in navi e pescherecci, mentre si
gustava il suo caffè, al “Bar Mediterraneo”, murmiriava a voce
alta:
- U tubu s'antuppau e ora natammu tutti 'nta merda ... Ci curpa ssa minchia di molo.
E
col braccio teso e l'indice spiegato indicava la nuova banchina del
porto che era stata costruita con i fondi della regione.
Nunzio
Trentatre, da sempre studente in medicina, ascoltava con curiosità
le invettive di Austinu. Mosso dalla curiosità gli spiò:
- Austì, che stai dicendo? Chi è sta storia? … u molo? … u tubu?
- Ma chi studi a fare - rispose Austino – t'ha spiego io una cosa ca nun t'ansigna nuddu.
Il
vecchio marinaio afferrò una sedia del bar e gli si sedette tipo
sacco di patate. Subito, a mo di anfiteatro, si sistemarono Nunzio Tretatrè, Suzzu Mazetta, Meno u Zuccu e tanti altri ancora che erano
stati attratti dalle sue parole.
Austino
attaccò il suo monologo:
- Ata sapiri ca tutta l'acqua fitusa provenienti dagli scarichi attaccati a fugnatura di Spinasanta finisci all’interno di una vasca ca è vicino o lanterninu del porto. Tutta sta fitinzia veni trattata e pompata 'nta tubu bello grosso e luongu ca arriva a tre miglia dalla costa. Quando cominciarono i travagghi del nuovo molo nessuno si domandò dove passasse stu tubu. Solo io ci dissi all'ingegnieri dell'impresa di stari attenti. Ma stu lofio nun mi capio ... o fici finta di nun capiri. Intato i massi di calcestruzzu venivano posizionati, e viri caso na puocu unni i misiru?
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Zuccu - portava questo soprannome perché duro di comprendonio - gli domando:
- Unni i jttaru i pitruna Austì?
- Inkia, si Zuccu unni ti tuoccunu e tuoccunu - risposte Austino; e poi gli urlo:
- BACCALA', SUPRA U TUBU!!
- MINCHIA U NTUPPARU, rispose in coro il piccolo pubblico.
- E quindi? - Sbottò Suzzu Mazzetta, un piccolo imprenditore che aveva sempre preso appalti regalando bustarelle.
Austino
sosprirò, lo guardò e con tono polemico gli disse:
- E quindi nenti ... in estate, quando calano i mau mau, è normale che la quantita di acqua fitusa aumenta. Se poi piove u caricu di fitizia crisci, u tubo è ntupatu e non riesce a smaltirla. La vasca non riesce a contenerla, tutto esce fuori e finisce a mare e tu - puntanto il dito verso Suzzu - ti fai u bagno nta merda mia, tua e di tutti.
Fatti luoghi e personaggi sono frutto dell'immaginazione ... ogni riferimento è puramente casuale.
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