Quando
si parla della Ragusa Catania il pensiero di un qualsiasi cittadino
di questa provincia genera
immediatamente la frase:
“VENT’ANNI
CA NI PIGGHIUNU PPI
FISSA”,
vent’anni
che ci prendono in giro. Penso che nella storia recente della
progettazione stradale non ci sia una burla più atroce di questa.
Oggi leggendo i giornali si apprende l’ultima di tante
beffe: “Al CIPE non convince il piano tariffario”. E
SE NE ACCORGONO ORA!
Ma
come,
poche
settimane fa il ministro per il Sud, Barbara Lezzi, annunciava in diretta Facebook
l’inizio dei lavori, sembrava
che tutto dovesse partire a breve e invece
lo
stesso governo in
pochi giorni smentisce se stesso? IERI
SI DOMANI NO!? Ancora
una volta viene dimostrato come la
storia di quest’opera
sia
ricca di fatti inconsistenti e di avvenimenti contraddittori. L’unica
cosa certa è che in tutta questa girandola di annunci e di rilanci,
seguiti da vorticose quanto clamorose marce indietro, chi ci ha guadagnato sono solo
certi
pezzi
di classe
politica locale: si sono costruiti
una
ricca e sfavillante carriera istituzionale.
Si può tranquillamente affermare che accanto alla categoria dei
professionisti dell’antimafia melodrammatica possiamo affiancare i
narratori di patacche infrastrutturali. Per
trovare conferma basta sfogliare
l’album dei
ricordi. Li
troviamo vent’anni
di foto istituzionali con ministri e sottosegretari di
ogni parte
politica attorniati da facce giullaresche,
pasciute e incravattate. Li
si agitano
vent’anni
di dichiarazioni
di inizio lavori rapidi e fattivi come una pugnetta. Li
scorrono
vent’anni
di retromarce
clamorose come un coito interrotto. Insomma,
li
giacciono
vent’anni di bugie e
di
speranze tradite.
Nel
frattempo
l’isola nell’isola
è
diventata uno scoglio sempre più emarginato
e
la
sua economia non brilla più come un tempo. Il
lavoro produttivo, quello che crea reddito vero, fatto
dalle piccole imprese, merita
o
no
questi
benedetti (maledetti)
68,7 chilometri di strada? La comunità iblea tutta va ripagata con
un’infrastruttura che non crei altre vittime si
o no?
Quanti anni ancora bisogna attendere? Quanti morti dobbiamo ancora
contare?
E’ fin troppo evidente: il potere politico di questa provincia si è
talmente isolato dalla realtà che tutto ciò che succede e di cui ha bisognoil territorio non lo tacca più. La classe politica di
questa terra non è imbelle, NO! E’ volutamente e colpevolmente
insensibile.
In questi vent’anni lo ha ampiamente dimostrato.
Se vogliamo realmente quest'opera forse
è venuto il tempo di organizzarsi in comitati
autonomi
e liberi dal condizionamento di certe signorie.
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