“Investire
in agricoltura significa investire su prodotti sani, che tutelano la
salute dei consumatori. Per questo non mi
stancherò mai di ripeterlo: ogni euro speso in agricoltura, è un
euro guadagnato in salute.”
Questo
è ciò che ha dichiarato poche settimane fa il ministro
dell’agricoltura Teresa Bellanova, parole condivisibili da chiunque
ma che cozzano con l’attuale condizione della nostra agricoltura, in
particolare la serricoltura della fascia trasformata del Sud Est
siciliano.
La
ciclicità delle crisi di mercato dei nostri prodotti, sommata alla
crisi finanziaria, hanno indebolito economicamente le migliaia di
attività serricole presenti nel territorio. I redditi prodotti da
queste piccole imprese, da decenni, non sono più sufficienti a
coprire le spese di gestione delle attività. In questo contesto di
difficoltà economica sempre più pesante si sono inserite le mafie
con i loro servizi a basso costo: caporalato, ma soprattutto gestione
dei rifiuti. Il risultato di questa ingerenza è stato evidenziato
da inchieste giudiziarie e giornalistiche. Qui, per anni, si è
interrato e si bruciato ogni tipo di rifiuto e il lavoro nelle serre
è diventato in alcuni casi la peggiore delle schiavitù.
L’esondazione
del fiume Dirillo del 14 dicembre scorso,
ci ha
raccontano di una terra che è
diventata
simile, se
non uguale,
alla terra dei fuochi. La
forza dell’acqua ha scoperchiato le numerose discariche abbancate
nel letto del fiume e ben nascoste dalla vegetazione per poi
trascinare una parte verso la costa.
Il ruolo dei servizi della criminalità organizzata, oltre
ad essere conveniente economicamente,
è diventato così capillare che chi prova a denunciare il dissesto
ambientale in atto lungo la fascia trasformata viene intimorito e
minacciato. E’
successo a Riccardo Zingaro, ambientalista
di Acate, impegnato da tempo nel denunciare il profondo degrado
ambientale in cui versa la
valle del
Dirillo e la fascia costiera del suo comune. L’azione di denuncia
fatta in questi anni delle associazioni ambientaliste, del sindacato
e di alcune organizzazioni di categoria è
stata
vanificata dalla poca attenzione delle istituzioni statali. Eppure
di motivi per preoccuparsi e quindi per intervenire c’è ne sono
tanti.
Nel
corso del 2019 presso la commissione invalidi civili del Distretto Sanitario di Vittoria (oltre 100 mila abitanti tra Acate, Comiso e Vittoria) sono arrivate circa
6000 domande di riconoscimento di invalidità civile. Oltre il 40% di
queste richieste
sono state fatte da persone - PERSONE - affette da varie
patologie tumorali, soprattutto al colon e ai polmoni.
Questo
solo nel 2019. E nel 2018? Nel 2017? Nel 2016?
Tutto
questo sta accadendo nel silenzio più totale.
Al netto di una voluta drammatizzazione, la spiegazione è una sola,
desolante: il disinteresse dello Stato sta favorendo indirettamente
l’avvelenamento del territorio e le economie mafiose. I
comportamenti attuali delle istituzioni preposte portano a dedurre
ciò.
Le istituzioni tutte (Provincia, Prefettura, Regione, Comuni del comprensorio)devono fare sistema per avviare scelte radicalmente diverse dai comportamenti attuali, intanto avviando
una mappatura del territorio. Serve capire quali sono le aree
interessate dall’inquinamento per poi sorvegliarle e bonificarle.
Urge conoscere quali e quanti terreni siano effettivamente
utilizzati per la serricoltura e quali siano invece quelli occupati da serre
in disuso. Insomma, bisogna cominciare a riportare lo Stato li dove lo Stato si è
ritirato lasciando campo libero ai servizi delle economie criminali.
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