Nella rete gira una mappa dell’Italia che indica le peggiori città per
ogni regione. In Sicilia la palma d’oro è toccata alla nostra
città. Non
so quanto sia credibile questa classifica, però, vivendo in questa
città, vedo cosa siamo diventati nel tempo.
Vittoria
è una città che è arretrata economicamente e culturalmente, un
luogo nel quale si è spenta lentamente l’energia principale
dei vittoriesi: la voglia di fare e di migliorarsi. Basta camminare
per le strade per vedere cupezza, tristezza, depressione. Lo si
capisce dalle saracinesche abbassate dei negozi, dai “si vende”
affissi qua e la nei vari edifici, dalle facce degli individui che
guidano suv o passeggiano da soli guardando lo smartphone. Sembra di
vivere in un luogo di anime soffocate e connesse nel
nulla. Eppure questa era una città che si opponeva democraticamente alle
ingiustizie e difendeva i propri diritti. Forse lo faceva in modo
chiassoso e arrogante, me era fatto in buona fede, si reagiva e non si accettava
di essere declassificati o peggio irrisi. Da tempo il degrado ha
preso il sopravvento e con esso è arrivata la rassegnazione. Tutto
questo ha accelerato alcuni processi regressivi, in particolare ha
disabituato i vittoriesi alla condivisione, al rispetto e alla tutela
dei beni comuni. In questo territorio abbiamo sporcato e sfruttato
tutto senza provare a ripulire, sistemare e ristrutturare nulla. Il
degrado e l’incuria sono diventi la nostra
caratteristica.
Bisogna
interrompere questa tendenza al declino. Vittoria e le sue tante
economie sane e dinamiche può e deve ripartire solo se si punta
subito ad una gestione migliore e diversa di quei beni comuni che
sono i servizi essenziali: rifiuti e acqua. Un territorio sporco,
degradato e con problemi di accesso all’acqua rischia di diventare
definitivamente invivibile sia sotto il profilo sanitario
e
sociale.
In
questa campagna elettorale stanno emergendo proposte di rilancio
della
città veramente
fantasiose: nuovi impianti sportivi, riedizioni di feste, bus
navetta, piste ciclabili, opere di alto valore artistico. Per carità,
tutte cose interessanti, ma, a mio avviso, in questo momento, secondarie. Intanto sarebbe il caso che
chi propone queste strutture ci dicesse
con quali fondi verrebbero realizzate. Si
dice che le
condizioni economiche in cui versa
l’ente comunale non
siano per nulla brillanti, anzi tutto il contrario. Se è così non è
più serio promettere
interventi che rimettano
in sesto un territorio? I
servizi essenziali: la gestione e la raccolta dei rifiuti, con
relativa pulizia del territorio,
e la gestione e distribuzione
dell’acqua, sono ormai fortemente congestionati da tempo. Per
affrontare queste emergenze serve una capacità amministrativa nuova,
diversa, che non può essere delegata ai privati e quindi al mercato.
Sui
bisogni primari di una città non può e non deve gravare
nessuna
logica del
profitto. La classe politica che si sta confrontando democraticamente
è
chiamata a
fare una salto in avanti, deve
capire
che il degrado chiama altro degrado e che lo stesso alimenta gli
istinti e gli interessi peggiori. Viceversa,
il miglioramento delle condizioni essenziali
genera
progresso, favorisce la partecipazione e annulla le spinte deteriori.
Solo individuando soluzioni su questi temi di ordinaria
amministrazione, Vittoria comincerà ad uscire dalle sabbie mobili in
cui
è affondata. Tutto
il resto, scusatemi, è FUFFA!.
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