L'ultima
relazione della Direzione nazionale antimafia presentata qualche
giorno fa dal procuratore, Franco Roberti, riaccende una luce
sull'omicidio del pregiudicato calabrese Michele Brandimarte.
Nelle mille pagine che fotografano e analizzano i tanti fenomeni
mafiosi che si sviluppano in tutto il Paese viene evidenziato un
unico vero dato di novità rispetto al passato: la continua crescita
della capacità permeativa della 'ndragheta nelle varie zone
dell'Italia, Sicilia compresa. La criminalità organizzata calabrese
controlla il mercato della cocaina in tutta Europa e quindi chi vuole
commercializzare questo stupefacente deve entrare per forza in
contatto con la 'ndragheta. A pag. 573 della relazione si legge
che dalle indagini avviate dalle procure distrettuali di Catania e
Reggio Calabria dopo l'omicidio Brandimarte, avvenuto a Vittoria il
14 dicembre 2014, sarebbero emersi contatti tra la criminalità
ragusana e la 'ndragheta, in particolare col gruppo criminale
riconducibile alla cosca “PIROMALLI-MOLE” di Gioia Tauro per
quanto concerne un traffico di sostanze stupefacenti. Faccio
notare che secondo la Direzione Investigativa Antimafia, quella dei
Piromalli Molè è la più grande cosca dell'Europa occidentale, ha
rapporti diretti con i narcotrafficanti colombiani e messicani. Nel
libro “Oro bianco”, scritto a quattro mani dal procuratore
Nicola Gratteri e dal giornalista Antonio Nicaso, si legge che per El
Chapo, il super boss messicano, la ‘ndrangheta è “l’alleata
ideale per esplorare il crescente mercato europeo, dove la cocaina
tira molto più dell’oro e del petrolio”. Il più grande
narcotrafficante è diventato il principale fornitore di coca per la
'ndragheta. che partendo dal Sud America arriva in Italia,
principalmente nel porto di Gioia Tauro, infrastruttura, che secondo la stessa relazione della DNA, è controllata
in modo asfissiante proprio dai Piromalli Molè tramite i fratelli
Brandimarte.
Ipotizzare che Michele Brandimarte fosse presente casualmente a Vittoria è quantomeno bizzarro. Se
penso a come sia scivolata rapidamente la notizia della sua uccisione, soprattutto dopo che il suo “accompagnatore”,
Domenico Italiano, confessava l'omicidio, posso dedurre che il disinteresse sia il lubrificante che agevola lo scivolamento della nostra società verso
l'indifferenza più bieca. Per la verità c'è stato qualcuno
che ha chiesto cosa ci facesse un personaggio di primissimo piano
della 'ndragheta nel nostro territorio. Pochi però hanno sentito il
bisogno di approfondire. Forse il livello criminale di Brandimarte è
stato sottovalutato? Forse! Meno mane che c'è la Direzione
Nazionale Antimafia.
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