C'è
un libro di Leonardo Sciascia a cui sono molto legato:
“Fatti diversi di storia letteraria e civile”. E' una
piccola antologia di saggi, pubblicata nel 1989, legati agli
argomenti più vari dove al centro c'è la Sicilia. Il secondo
capitolo, dal titolo “La Contea di Modica”,parla della
nostra terra e inizia così: “Arrivandovi da Gela, da
Caltanissetta, da Palermo, Vittoria è come un paese di frontiera: ne
ha l'animazione, la mescolanza, l'ambiguità, la contraddizione. Era
l'argine contro cui si spegnevano, non senza qualche impennata, le
ondate mafiose. E siamo in dubbio vi si spengano ancora, forse più
di una breccia in questi anni si è aperta: ma l'impressione della
frontiera, ancora oggi, e ogni volta, insorge.” Andando oltre
nella lettura si capisce che l'argine era la capacità, la voglia di
riscatto, l'impegno nell'avviare forme di sviluppo che creassero
progresso economico e sociale per l'intero territorio e non per
pochi. Da noi la feudalità rapace che prevalentemente affliggeva
il Val di Mazara, le provincie occidentali …creando … nefaste
e tutt'ora visibili conseguenze non trovò spazio, non venne
praticata. Ancora più chiaro è stato Giuseppe Fava. In un
suo articolo scriveva che a Vittoria abitata la “razza siciliana
più dura ma più incredibilmente laboriosa, più paziente, tenace,
oscura, puntigliosa che ci sia nell'isola. … che affronta l'unico
lavoro possibile, che è quello della terra … Il prodotto che si
vende a miglior prezzo è il pomodoro: ... lo hanno ricoperto di
serre trasparenti, lo difendono, lo confezionano.
In
questa terra il lavoro, quello reale, quello che riscatta e crea
reddito e risparmio, non il lavoro sfruttato che decreta
sottosviluppo, è stato “l'argine
contro cui si spegnevano, non senza qualche impennata, le ondate
mafiose”. Oggi
il lavoro produttivo, l'argine, non c'è più. La
microimpresa agricola, artigianale o commerciale ha perso la sua
spinta propulsiva, non crea più processi di emancipazione sociale,
economica, crea debito, sfruttamento, sottosviluppo. Il
crollo dei prezzi dei prodotti agricoli cammina di pari passo con le
nuove schiavitù denunciate dalla CGIL.
Il
nostro territorio è povero e degradato. In questo contesto
l'economia parassitaria e criminale e la borghesia mafiosa sono
diventati i nuovi padroni, i feudatari rapaci.
Hanno prima conquistato il dominio economico e poi hanno puntato ad
esercitare anche il dominio politico. Per essere ancora più chiaro:
qui c’è stato un matrimonio che ha permesso ad un certo assetto
politico di riprodursi e perpetuarsi e alle mafie di prosperare e di
inserirsi in posizione privilegiata dentro un quadro sociale in
mutamento che ha visto il ridimensionamento dell’agricoltura e del
suo indotto da un lato e lo sviluppo del settore
terziario-parassitario dall'altro. Tutto
questo è avvenuto perché i soggetti organizzati che sostenevano
l'economia sana si sono fatti devitalizzare e poi, con astuzia, sono
stati estratti. Il loro posto è stato preso da una non meglio
identificata “società civile”.
Ma la “società civile” (se esiste), mentre a Vittoria accadeva
tutto ciò, dov'era? Nel migliore dei casi era cloroformizzata dal
potere oppure era assente. Cosa hanno prodotto i "percorsi di
legalità"? O meglio, a chi sono serviti i percorsi di legalità?
A preservare
posti di comando e di visibilità a qualcuno? Quali
indicazioni politiche e amministrative hanno prodotto in questi anni
nel nostro tessuto sociale gli "assessorati alla legalità"?
Se i risultati prodotti sono quelli che stiamo vivendo penso che sia
giusto dire che certe “iniziative antimafia” non creavano nessun
fastidio alle mafie locali, anzi andavano benissimo, l'importate era
mantenere saldo e intatto il sistema di potere creato. Gli
occhi di tutti hanno visto cosa succedeva ma le lingue di tanti hanno
taciuto e i comportamenti sono stati ambigui. Si dice “se li
conosci li eviti”, ma qui è stato il contrario: se li conosci li
sostieni e li voti e il voto era pienamente consapevole.
La
prefettura avvierà a breve l'accesso al comune, non perché lo ha
chiesto il sindaco (ha fatto bene a mettere le mani avanti), ma
perché lo prevede la norma. Ci saranno tempi tristissimi e non
li possiamo evitare cercando unanimismi impossibili. Le divergenze ci
sono e vanno evidenziate. Mai come ora serve separare,
distinguere, classificare, asportare tutto ciò che è stato
contaminato. Se vogliamo realmente rialzarci e ricostruire
l'identità di questa città servono forze capaci di rifondare una
dignità individuale e collettiva che poggia le sue basi sul
progresso (non solo sviluppo) e la legittimità. Altrimenti
resteremo a macerare nello schifo in cui siamo precipitati.
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