Il Consiglio
Comunale di Vittoria sciolto per mafia. Nessuna sorpresa, non
prendiamoci in giro, la notizia era nell’aria da tempo. Ieri
mattina alcuni amministratori sembravano già preparati all’evento:
“oggi c’è il consiglio dei ministri forse accadrà qualcosa
...”. e infatti quel qualcosa è accaduto. Mai come ora essere
“vitturisi”, scegliere di vivere in questa città, significa
combattere per farla rinascere.
Secondo
gli inquirenti qui si è consolidato un grumo di potere
che ha condizionato i processi sociali, economici e politici di
questa città. Un coagulo di interessi che
ha assoggettando in primis il lavoro. Se
c’è una battaglia da iniziare, e subito, è quella
di dissolvere questo grumo liberando per
prima il lavoro - qualsiasi forma di lavoro (quello
dei piccoli imprenditori come quello dipendente)
- da una costrizione diventata oramai asfissiante.
Si
dice che il lavoro rende liberi. Qui, negli ultimi dieci anni, il lavoro ha creato miseria e schiavitù. Ho
visto decine di produttori agricoli impoverirsi
lavorando, mentre altri soggetti si
arricchivano grazie al loro lavoro. Ho visto dove è
finita quella ricchezza. L'odore del successo, della
conquista, sta nel cemento, nei mattoni, nelle
lottizzazioni, ma soprattutto nella capacità di utilizzare, di
sfruttare, i tanti piccoli imprenditori artigiani su cui
tagliare il prezzo delle loro manodopera e scaricare
responsabilità e rischi. Quando guardo i tanti edifici nati in
questi anni sento le voci di chi li ha costruiti senza
guadagnarci nulla, anzi è stato travolto dalla
crisi proprio come i serricoltori. Ho visto l’affermarsi
di ogni forma di caporalato e di schiavitù. E’ stato così! Mentre
il corpo economico sano della città veniva divorato
dall’avidità e dalla crisi, l’economia criminale, la mafia, con
i suoi soldi si impadroniva del territorio senza nessun
contrasto. Entrava nel salotto buono della città, si
imborghesiva, e grazie ai servigi di tanti
tecnici e consulenti di vario genere riciclava il denaro fatto
illegalmente. Per essere ancora più chiaro il ruolo
espansivo della mafia e delle sue economie è
stato possibile grazie ad una società (in)civile che ama
sguazzare nell’illegalità. Gli assessorati e
i percorsi alla legalità erano foglie di fico tristi e
appassite.
Il
commissariamento riuscirà a disgregare questo grumo? Non lo
so! L’unica cosa che so è che troppi giovani
fuggono da questa città in cerca di un lavoro dignitoso e - se è
vero che il lavoro rende liberi - in cerca di libertà. Ridare dignità vera al lavoro, è’
questo l’elemento centrale. I giovani fuggono perché
qui non c’è futuro, corrono via in cerca di
riscatto. Se questa città non riscopre il valore del
lavoro legale e produttivo, se non abbandona le
vecchie logiche, se non riconverte ecologicamente
il suo “modello di sviluppo”, se non punta ad
una seria riqualificazione del territorio; Vittoria, la
nostra città, resterà una luogo mafioso e senza
futuro. Il commissariamento sarà una delle tante cicatrici
su un volto già abbondantemente sfigurato.
Conosciamo fatti e dinamiche, ora è venuto il tempo di contrastarli in modo chiaro e determinato, senza se e senza ma. Ora è il tempo di separare il grano dal loglio. Viceversa, saremo complici.
Conosciamo fatti e dinamiche, ora è venuto il tempo di contrastarli in modo chiaro e determinato, senza se e senza ma. Ora è il tempo di separare il grano dal loglio. Viceversa, saremo complici.
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