E’
morto pure Simone. La notizia è arrivata mentre si celebrava il
funerale di Alessio. Il dolore, immenso ma contenuto, è diventato
straziante. Vittoria sta vivendo il momento più angosciante della sua
storia recente. La strage del ‘99 ferì profondamente la città,
ma lo Stato e le istituzioni furono solerti e capaci a dare delle
risposte. Oggi Vittoria è sola, indifesa, abbandonata a se
stessa. La morte di queste due giovani vite ha tramortito ogni corpo
sociale.
Alessio
e Simone sono vittime di una cultura mafiosa che non ha trovato e
non trova contrasti adeguati né nella città, né tanto meno nelle
istituzioni. Se è vero - come ha denunciato Paolo Borrometi e come ha
ben descritto Annalisa Grandi sul Corriere della Sera- che le esequie
di Alessio “sono state affidate alla ditta di pompe funebri
dell’amico dei Ventura”; se è vero che la sede storica
del Commissariato di P.S. di Vittoria è di proprietà dei Luca,
arrestati per mafia: lo stato a Vittoria non ha toccato solo un fondo
putrido e melmoso, non contento si è messo a scavarlo. Qui,come ha dimostrato Salvo Palozzolo su Repubblica. si ha ancora la sfacciatagine di negare l'esistenza delle mafie.
Vittoria
deve rialzarsi, ha l'obbligo di reagire, e lo deve fare da sola per evitare altri
drammi come quelli di Alessio e Simone. Lo deve fare per impedire
che tanti ragazzi subiscono il fascino della cultura mafiosa come
modello di riferimento. Abbiamo il dovere di isolare e attaccare le
economie mafiose e gli atteggiamenti mafiogeni che creano consenso e
complicità in larghi strati della nostra società. Dobbiamo uscire
da questa forma di torpore in cui ci siamo cacciati. Solo dopo aver
fatto ciò possiamo e dobbiamo pretendere uno Stato che sappia fare
lo Stato. Non possiamo più vivere nella rovina, nello sfregio, nella
merda perché a rischio ci sono le vite di altri ragazzi come Alessio e Simone
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